Richard Ramsey (Keanu Reeves) è l'avvocato di difensore del quasi diciassettenne Mike Lassiter (Gabriel Basso), accusato di avere ucciso il padre Boone (Jim Belushi). Anche se Boone era un caro amico e mentore di Richard, questi difende Mike perché convinto che ci siano le attenuanti della legittima difesa. Ma se il procuratore distrettuale è convinto che "non siamo qui in Tribunale per dare il premio del padre dell'anno alla vittima", sembra da varie testimonianze che spesso a essere oggetto di violenza fisica e verbale fosse Loretta (Renée Zellweger) moglie di Boone e madre di Mike.
Richard deve scontrarsi con il silenzio e la reticenza di Mike, che non sembra voler essere difeso. Ma durante il procedimento, lentamente, emerge "una verità".
Ho detto volutamente "una verità". Perché quello che emerge mediante la tecnica dei flashback dal dibattimento processuale non è mai "la verità".
La storia scritta da Nicholas Kazan (Il Mistero Von Bulow) per Una doppia verità (The Whole Truth, Tutta la verità in originale) racconta per l'ennesima volta di quanta dicotomia ci sia tra ciò che "probabilmente" è vero e ciò che si si riesce a dimostrare in tribunale.
Gli statunitensi hanno una lunga tradizione di legal thriller, un genere che mette in scena un processo, rendendolo simile a una battaglia.
Keanu Reeves è un convincente avvocato ormai di lungo corso, non ingenuo ma non completamente cinico, che in questo caso appare mosso anche da un coinvolgimento maggiore nella vicenda. Tanto che si fa aiutare da una giovane praticante, Janelle (Gugu Mbatha-Raw), che in alcuni momenti sarà più lucida perché più obiettiva nelle valutazioni.
Se su Reeves si posa la maggior parte del peso della messa in scena della regia di Courtney Hunt (Frozen River – Fiume di ghiaccio), il resto del cast non è da meno. Dalla citata Mbatha-Raw, al giovane e convincente Gabriel Basso, al veterano Jim Belushi. La meno convincente nel gruppo è Renée Zellweger. Peccato perché la centralità del suo personaggio avrebbe beneficiato di una interpretazione meno tirata via.
Una doppia verità è un film solido, non un capolavoro ma neanche tempo perso.
Come dico spesso, non è quello che si racconta ma il come. La sceneggiatura incastra bene tutti i suoi pezzi. Rivedendo alcuni fotogrammi con il senno di poi è lampante come tutto alla fine torni, come tutto fosse davanti allo spettatore sin dall'inizio.
Un film che mantiene la promessa di intrattenere con un thriller sui sentimenti e i dilemmi morali, sull'eterna contrapposizione tra legge e giustizia.
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