Il mare racconta tante storie. Di tesori che riparano maledizioni, e di uomini disposti a tutti per trovarli. Questa storia ha un antefatto. Il piccolo Henry Turner che cerca di liberare dalla maledizione suo padre Will (Orlando Bloom), iniziando la ricerca di una potente reliquia: il Tridente di Poseidone.
Questa ricerca lo porterà, ormai adulto su una nave di Sua Maestà Britannica a trovarsi per errore nella zona chiamata il Triangolo del Diavolo. Qui sopravviverà a stento alla ferocia del terrificante Capitano Salazar (Javier Bardem), a capo di feroci spiriti sospesi tra la vita e la morte lì confinati e che hanno giurato di liberare il mare da tutti i pirati, a cominciare da quello da loro più odiato: Jack Sparrow (Johnny Depp).
Henry (Brenton Thwaites), nel cercare sia di mettere sull'avviso Sparrow che di farlo suo alleato nella sua missione personale, s'imbatterà nell'astronoma Carina Smyth (Kaya Scodelario), impegnata da anni nella sua ricerca, con le sue motivazioni.
Ma Jack ormai non è che l'ombra di se stesso. Si trascina stancamente e, per un goccio di rum rinuncia a ciò che lo rendeva un vero pirata, innescando gli eventi che porteranno di nuovo Salazar e la sua ciurma a imperversare per tutti i mari, intersecando le imprese di Capitan Barbossa (Geoffrey Rush).
La storia di Pirati dei caraibi: La vendetta di Salazar scaturisce tutta dallo spettacolare scontro di intenzioni di questi personaggi. Ognuno cerca di assolvere la sua missione. Alcune obiettivi sono più chiari, altri si riveleranno più avanti. Il risultato è fatto 137 tesissimi minuti, composti da una sequenza ben ritmata di inseguimenti, battaglie navali e all'arma bianca, mistero, un pizzico di tensione amorosa, condito di abbondante e macabro sovrannaturale, di ironia e autoironia.
Una miscela che il pubblico conosce e ha sempre dimostrato di apprezzare sin da La maledizione della prima luna del 2003.
Sul fronte dello spettacolo nulla da eccepire. Dopo 14 anni questo film continua ad alzare l'asticella in tal senso. Si tratta di un prodotto che ormai è un genere a parte, ambientato in un mondo in cui le regole della verosimiglianza storica e della coerenza narrativa non hanno valore, perché è il mondo secondario scaturito dall'attrazione di Disneyland, con le sue regole. Una temporanea fuga dalla realtà.
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