Non è un buon momento professionale per Paul (Antonio Banderas). Ex scrittore di successo, ora è uno sceneggiatore a corto di idee e di denaro, che vive in una casa in montagna cercando di vincere il suo blocco.
In un diner Paul rischia di venire pestato da un camionista che lo accusa di avere effettuato un sorpasso azzardato. Viene salvato da un vagabondo (Jonathan Rhys-Meyers) che sussurra qualcosa all'orecchio del camionista riuscendo a dissuaderlo dal pestare lo scrittore.
Per strada Paul ritrova quindi l'uomo, di nome Jack e gli offre ospitalità a casa sua. In cambio Jack si offre di fare piccoli lavoretti in casa e quando apprende del blocco di Paul, di aiutarlo a non essere distratto dalla scrittura.
Gradualmente però la cura di Jack nel tenere lontano Paul da distrazioni diventa sempre più ossesiva, fino a quando lo costringe a rimanere chiuso in casa, praticamente in ostaggio, coinvolgendo anche Laura (Piper Perabo) agente immobiliare e potenziale interesse sentimentale di Paul.
Black Butterfly ha per un buon 99% del film una buona sceneggiatura. Tanti sono i colpi di scena e le verità che verranno svelate nei 93 minuti diretti con buon senso del ritmo da Brian Goodman.
Il film ottiene il suo scopo, rovesciando più volte la visione del quadro d’insieme. Il cast supera la prova della credibilità e la logica a scatole cinesi della sceneggiatura regge fino agli ultimi minuti, quando si arriva a una soluzione finale che dividerà a mio giudizio, perché è un espediente narrativo fin troppo abusato.
Pur tuttavia il film merita perché se all’inizio sembra tutto già visto, e si pensa di poter giocare d’anticipo collocando la situazione narrativa nei paraggi dello Stephen King di Misery non deve morire, nel seguire la vicenda non sono pochi i momenti spiazzanti e coinvolgenti.
Il finale sarà fonte di discussione tra voi e chi vi accompagnerà al cinema.
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