Non c'è pace per le scimmie guidate da Cesare (Andy Serkis) che desiderano solo vivere pacificamente tra i boschi della California.
Intorno a loro il mondo degli uomini è collassato, ma sembra che esista a Nord una parvenza di esercito degli ex Stati Uniti d'America. Un reparto, guidato da un Colonnello senza nome (Woody Harrelson), scopre la base segreta di Cesare. L'attacco che segue costringe le scimmie a decidere di muoversi verso luoghi più sicuri, mentre Cesare si distacca dal gruppo, seguito da alcuni dei suoi amici più fedeli, per seguire un suo personale piano di vendetta contro il Colonnello.
La sua ricerca s'intreccerà con il destino delle sue scimmie, ma anche con il destino degli uomini che, sull'orlo dell'estinzione, non smettono di combattere tra di loro.
La strada di The War – Il pianeta delle scimmie di Matt Reeves è segnata. Sappiamo che non andiamo verso un capovolgimento clamoroso. Questo terzo atto lo dimostra innanzitutto con la prevalenza del cast scimmiesco su quello umano. Gli umani sono figure sempre più inconsistenti. I soldati che all'inizio sembrano ancora ben organizzati, si rivelano sempre più allo sbando, guidati da un leader che rivela sempre più la sua inconsistenza. La bambina che le scimmie ritrovano lungo il loro cammino in un mondo distrutto è il futuro della razza umana in modo inequivocabile.
Figure che sfumano, fino a diventare senza volto per essere definitivamente travolte dalle estreme conseguenze delle proprie azioni.
Siamo di certo davanti a un blockbuster atipico per molti motivi. In primis perché non ci sono eroi da nessuna parte, solo individui che cercano di sopravvivere e comprendere il loro ruolo. Solo una lettura superficiale può ridurre il rapporto tra Cesare e il Colonnello a una dinamica protagonista-antagonista.
Dopo un inizio stentato, un secondo capitolo passabile, The War – Il pianeta delle scimmie è il migliore capitolo di questa nuova serie che riprende i temi del film del 1969 e del romanzo del 1963.
Reeves realizza un film di intrattenimento che torna a un cinema che ben racconta per immagini le sue tematiche, narrando il passaggio di testimone tra umani e scimmie con 143 minuti di dialoghi che in molti casi sono muti. Le scimmie che si evolvono, mostrano una mimica sempre più umana grazie ai prodigi di una motion capture che in questo film raggiunge il nuovo stato dell'arte.
Se sembra normale l’immersione di motion capture, cgi del pelo animale in un’ambientazione che sfrutta gli elementi atmosferici come parte integrante della narrazione, posso assicurarvi che non lo è. Siamo davanti uno scalino, a uno di quei momenti in cui il cinema scopre nuove potenzialità visive.
Pioggia, neve, vento sono protagonisti al pari dei personaggi. Il volto scimmiesco di Andy Serkis, coperto di acqua e poi di ghiaccio è impressionante.
Reeves realizza il suo prodotto commerciale senza vergognarsi di attingere a piene a mani a capolavori della cinematografia come Apocalypse Now e Il Ponte sul fiume Kwai, in un gioco che è così esplicito da essere individuabile come chiaro omaggio. Come Lucas omaggiò Kurosawa in Star Wars, Reeves omaggia Francis Ford Coppola e David Lean.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID