Stanco di fare il pilota di linea Barry Seal decide di accettare l’ingaggio della CIA e di diventare una spia per il governo. Il suo compito è quello di fotografare, a bordo del suo veloce biposto, le basi militari dei guerriglieri nei paesi del centro America. Lo zio Sam si prepara a fare una lotta sotterranea agli Stati filocomunisti fornendo armi ai guerriglieri che vogliono ribaltare il governo. In mezzo a tutto questo ci sono i cartelli della droga colombiani che cercano disperatamente il modo di portare la loro merce al di là del confine e sono disposti a pagare una montagna di soldi a chiunque ci riesca. Barry, l’uomo che non sbaglia un colpo, si trova così a lavorare contemporaneamente per il governo americano, i guerriglieri del Nicaragua e i colombiani, arrivando persino a collaborare con i vertici della Casa Bianca.
American Made, titolo originale di Barry Seal – Una storia americana, descrive molto meglio della traduzione italiana la pellicola di Doug Liman, passato da film di intrattenimento (The Bourne Identity, Mr. & Mrs. Smith, Edge of Tomorrow) a una pellicola decisamente politica. Se già nello script di Gary Spinelli è evidente che la biografia di Barry Seal, personaggio realmente esistito, mira più che a raccontare la vita di quest’ultimo a dipingere la politica estera americana nell’epoca di Reagan, anche Liman utilizza una regia quasi documentaristica. Sacrificando scene che avrebbero potuto essere di semplice action (vedi l’irruzione dei poliziotti nella dimora dei trafficanti), la macchina da presa s’incolla alla faccia del protagonista, non certo per santificarne il carisma né tanto meno per condannarlo, quanto per mostrare ciò che ha potuto fare grazie all’inettitudine del sistema.
La vita di Barry Seal, interpretato da un Tom Cruise per una volta davvero in parte e più convincente senza sorrisi smaglianti, è una commedia divertente a guardarsi ma dai risvolti tragici perché calata in un mondo in cui chi governa non ha la minima idea di cosa stia succedendo. In questo senso sono efficacissimi gli inserti di telegiornali d’epoca che mettono in parallelo una straniante Nancy Reagan che dice guardando in camera: “ragazzi drogarsi fa male”, con un governo che fornisce armi a dei poveracci in Nicaragua che non hanno mai avuto alcuna intenzione di fare la rivoluzione, e che infatti le rivendono ai cartelli della droga colombiani. Ma Barry Seal – Una storia americana è soprattutto una parabola valida oggi come ieri su come funzionano le miopi strategie della politica, e un film che riesce a strappare più di un sorriso ma a non essere per nulla divertente.
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