Thor (Chris Hemsworth) è in giro per l'universo a combattere minacce contro Asgard (come il Demone Surtur del prologo) dove Loki (Tom Hiddleston) regna sotto le mentite spoglie di Odino (Anthony Hopkins) disperso chissà dove.
Ma sventare le trame del fratello non è l'unica prova che attende il figlio di Odino. Si profila una nuova minaccia per Asgard e Nove Regni: Hela la dea della Morte (Cate Blanchett) che reclama il trono del padre degli dei.
Thor in quest'avventura farà sulla sua strada tanti incontri: il Signore delle Arti Mistiche Doctor Strange (Benedict Cumberbatch), nuovi avversari come il Gran Maestro (Jeff Goldblum) e Skurge l'esecutore (Karl Urban); vecchi amici come Bruce Banner/Hulk (Mark Ruffalo) ed Heimdall (Idris Elba); nuovi alleati come la Valchiria (Tessa Thompson); vecchi amici .
La missione? Sventare i piani di Hela ed impedire che si scateni il Ragnarok, ossia la caduta di Asgard, l'apocalisse della mitologia norrena.
Raccontata così sembra tutto molto serioso. In linea con l'enfasi e il senso del melodrammatico della mitologia. La cosidetta "Shakespeare in estiva" della battuta di Tony Stark in The Avengers.
Invece l'approccio di Taika Waititi risulta una mescolanza di enfasi drammatica e avventura scanzonata, guascona e persino sboccata in alcuni punti.
Il primo paragone che mi è venuto in mente è Rat-Man di Leo Ortolani, che nasce come parodia, ma che è anche una delle migliori saghe supereroistiche mai scritte. Ma allo stesso modo Thor: Ragnarok di Waititi non rinnega il genere, ma lo esalta a suo modo, guardandolo semplicemente con occhio disincantato.
Al diciassettessimo film il progetto Marvel Cinematic Universe continua sia il processo di autoironia che serpeggiava nei registri comici dei film di Iron Man e del già citato The Avengers e che Guardiani della Galassia ha portato in piena evidenza, sia l'esplorazione di diverse forme narrative. Abbiamo visto spy story, heist movie, thriller e commedie, adesso è il turno della parodia.
Il cambiamento totale di registro tra Thor e Thor: Ragnarok è simile a quello verificatosi tra Conan il Barbaro di John Milius e Conan il Distruttore di Richard Fleischer.
Oltre a cambiare i toni, questo film attinge a piene mani a un universo narrativo che ai tempi del primo Thor non era ancora delineato, per cui in un colorato affresco postmoderno confluisce di tutto, dal cinema bondiano, alla commedia, fantasy e space opera, action e buddy movie. Tutto contribuisce a rendere lo spettacolo visivamente ricco, quasi barocco.
C'è spazio persino per sorprendere gli spettatori con una crescita (era ora!) sia del personaggio eponimo, che finalmente mette in azione qualche neurone, sia del fratello adottivo. Anche l'arco narrativo del Golia Verde porta avanti il difficile rapporto Hulk/Banner.
Il cast è affiatato e in stato di grazia. Tutti sembrano divertirsi a "giocare ai supereroi" e trasmettono questo senso del divertimento agli spettatori.
Thor: Ragnarok "la butta in caciara". Ma come tutte le parodie fatte con amore per il genere parodiato, ne è anche un buon esempio. Non è un capolavoro ma è un film che non perde di vista la funzione primaria di questo cinema giocattolo, ossia il divertimento dello spettatore.
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