Nel mondo delle arti – e il cinema non fa eccezione – esiste una sottile linea di confine che separa, con contorni spesso sfumati, il bello dal brutto. I criteri oggettivi impallidiscono dinanzi al soggettivo: non è bello ciò che è bello ma ciò che piace. Altro importante fattore è la consapevolezza: c’é del brutto che sa di esserlo e ironizza sulla propria bruttezza – con garbo, oppure sguaiatamente.
Addio fottuti musi verdi, prima esperienza sul grande schermo per i The Jackal, collettivo napoletano diventato famoso grazie al web, prodotto da Cattleya con Rai Cinema e portato in sala da 01Distribution, è un caso molto particolare.
I The Jackal hanno fatto della comicità e della parodia i loro cavalli di battaglia, costruendo un’immagine scanzonata da Millennial di oggi, trentenni in cerca dell’indipendenza economica e dell’emancipazione dalle famiglie ma ancora attaccati al proprio nido.
L’intento comico, che si rifà a una tradizione “spaghetti” molto italiana che qui si applica alla fantascienza, è evidente già dal titolo. I Jackal vogliono far ridere. Riflettere è un optional. Non fanno critica sociale, ironizzano. Il loro film non è un capolavoro della fantascienza, nemmeno di quella trash, e non aspira a esserlo.
Alcuni sketch strappano una risata, ma le battute sulla cacca hanno smesso di far ridere dai tempi di Balle spaziali (“che lo sforzo sia con te”) e le battute razziste sui cinesi risultano davvero fuori luogo. Se a tutto ciò uniamo momenti meta che tutto sommato aggiungono poco alla narrazione e una love story che è messa lì per non si sa bene quale motivo, il risultato è un film che vorrebbe diventare oggetto di culto per pochi – ma buoni – appassionati e che invece rischia di cadere nel dimenticatoio.
Da da questa recensione credo si capisca abbastanza chiaramente per quale ipotesi propende chi scrive. Ma la risposta la darà solo il botteghino.
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