- 1 Novembre, Mercoledì
- 2 Novembre, Giovedì
- 3 Novembre, Venerdì
- 4 Novembre, Sabato
- 5 Novembre, Domenica
Mentre una grossa fetta dell'universo nerd italiano (e non solo) era al Lucca Comics & Games, il Vostro Fedelissimo Lorenzo è rimasto invece nella sua amata Trieste per assistere alla 17a edizione dello Science Plus Fiction, il festival del film di fantascienza e del fantastico organizzato dalla Cappella Underground, che si è svolto dal 31 ottobre al 5 di novembre. Quello che segue è un diario della manifestazione, ricavato dai miei appunti e dai miei ricordi, scritto dopo essermi ripreso da una settimana di eventi e film.
La Cappella Underground è nata a Trieste nel 1968 come galleria d’arte nata in una cappella sconsacrata (da cui il nome). Nel corso degli anni si è orientata alle arti audiovisive e ha collaborato negli anni ‘70 con l’allora Festival del Film di Fantascienza. Nel 2000 ha deciso di riprendere la tradizione di un festival del cinema fantastico a Trieste organizzando il Trieste Science+Fiction. Il Vostro Fedelissimo lo segue regolarmente da almeno un decennio e non poteva mancare nemmeno a questa edizione.
1 Novembre, Mercoledì
La cerimonia d'apertura con la proiezione dei primi film si è tenuta il 31 ottobre, Notte di Halloween, ma il Vostro Fedelissimo non ha potuto partecipare (ma ho la giustificazione scritta dei miei genitori, se vi interessa). Per me lo S+F è iniziato quindi il 1° Novembre. Quest’anno c’era la novità della nuova sala per le proiezioni, ovvero il Politeama Rossetti. È la prima volta che il festival si tiene in questa sede: fino all'altro anno le proiezioni, oltre che al Teatro Miela, si tenevano alla Sala Tripcovic.
È uno dei teatri più prestigiosi di Trieste, un maestoso palazzo in stile Eclettico con una sala tanto bella quanto ampia. È tanto bella che più di un regista ha espresso la propria incredulità nel vedere il proprio film proiettato in posto talmente prestigioso. Il teatro è decisamente meglio della location precedente: la Sala Tripcovic infatti era poco più di un capannone, capiente ma che non si toglieva di dosso quella sensazione di “magazzino”. Inoltre il Rossetti è vicino al cuore pulsante della città, così che tra un film e l'altro non è mancata la scelta su dove andare a mangiare o bere qualcosa: non di solo cinema vive il Vostro Fedelissimo.
Il film con il quale ho iniziato la rassegna è stato Loop, dell'ungherese Isti Madarász. Il protagonista, che fa il corriere per dei trafficanti di sostanze dopanti, si mette nei guai con il suo boss, fino a veder morire la fidanzata e perdere lui stesso la vita. Ma in qualche modo misterioso (e che non viene spiegato) si ritrova a viaggiare indietro nel tempo più volte, cercando di iterazione in iterazione a migliorare le cose. È un film che vive all'interno della propria struttura, e che magari andrebbe rivisto un paio di volte per capire meglio la stratificazione degli eventi. Il regista, che era presente e che si è fermato per fare due chiacchiere dopo il film, ha detto che di aver pianificato per bene i vari livelli temporali, invitando addirittura a scaricarlo da Torrent per rivederlo. "La cosa interessante della struttura narrativa è che segue un nastro di Moebius: il loop si muove tutt'attorno più che andare indietro nel tempo." Non posso dire di aver capito al 100% i vari intrecci, ma quello che resta è sopratutto una bella storia d'amore, con un uomo che vuole imparare dai propri errori e migliorare il suo rapporto con la sua ragazza.
Mercoledì era proprio giornata dell'Est Europeo. Dopo Loop ho visto un film polacco e uno russo.
The Man With The Magic Box, del polacco Bodo Kox, è un altro film con viaggi nel tempo, questa volta tramite una vecchia radio ritrovata in una Varsavia distopica del 2030 che si collega con un gruppo di scienziati dissidenti e la loro strana macchina negli anni '50. Riprende atmosfere da Blade Runner, Brazil e l'Esercito delle 12 Scimmie, mettendo assieme una storia d'amore che non ha del tutto convinto il Vostro Fedelissimo.
L'ultimo film della serata è stato Salyut-7, film russo di Klim Shipenko, che narra le (dis)avventure di due astronauti russi mandati a riparare una stazione spaziale danneggiata. È un film tratto da avvenimenti realmente accaduti: le Salyut sono state una serie di stazioni spaziali del programma spaziale sovietico. La numero 7, protagonista del film, è stata l'ultima prima del Progetto Mir. Possiamo vedere questo film come la risposta russa ad Apollo 13. Il film funziona e rende bene l'idea di cosa volesse dire lavorare nello spazio su quelle lattine volanti che erano i mezzi spaziali sovietici.
Dopo la proiezione il regista Klim Shipenko si è sottoposto a un Q&A da parte del pubblico. Interessante è stata la domanda di uno spettatore che ha chiesto se avesse avuto intenzione di fare un film patriottico. Salyut-7 mette in evidenza lo spirito russo dei cosmonauti, e c’è qualche scena eccessiva (gli astronauti americani che passano con lo shuttle per fare un rispettoso saluto ha fatto ridere mezzo pubblico). Non era, penso, più patriottico del film medio americano, ma mentre alla propaganda hollywoodiana siamo bene o male abituati (se non vaccinati), forse quella russa ci giunge nuova. Shipenko comunque ha risposto di no, non era sua intenzione fare un film patriottico, anche se ha aggiunto che il film è stato visto con soddisfazione da Putin e dagli altri membri del governo russo.
Come già più volte ribadito, il Vostro Fedelissimo non ha il dono dell'ubiquità, e visto che i film sono tanti qualcosa si perde di sicuro. Al Teatro Miela mi sono perso la rassegna di cortometraggi italiani, seguiti dalla proiezioni di alcuni classici del genere, quali L’Ultima Spiaggia (1959), e La Notte dei Morti Viventi di Romero. Non sono stati gli unici classici riproposti durante lo S+F: i nostalgici hanno avuto occasione di rivedere Halloween di Carpenter, Plan 9 From Outer Space, Godzilla e 2019 Dopo La Caduta Di New York. A Sergio Martino, regista di 2019 e altri film di fantascienza, thriller psicologici e gialli erotici, è stato anche consegnato il Premio Urania d'Argento alla Carriera.
2 Novembre, Giovedì
Ho iniziato la giornata di giovedì con un produzione tedesco-kenyota, Kati Kati, opera prima del regista Mbithi Masya. La protagonista, Kaleche, dopo morta si ritrova in un villaggio turistico assieme ad altri trapassati. Passano le giornate a giocare e scherzare, ma i dilemmi irrisolti della propria vita cominciano a farsi vivi, e per poter "andare avanti" oltre Kati Kati bisogna trovare la pace con se stessi. È un film che parla dell'aldilà come un luogo dove confrontarsi con se stessi, senza che si senta il peso di alcun giudizio divino.
Il film successivo è stato di tono completamente diverso. Cold Skin, di Xavier Gens, è il più lovecraftiano dei film visti in questa edizione. E il riferimento a Lovecraft non è casuale. Il film è tratto dal romanzo La Pell Freda del catalano Albert Sánchez Piñol, autore che si ispira a Robert Louis Stevenson, Joseph Conrad e, appunto, al Solitario di Providence. Durante la Prima Guerra Mondiale il protagonista Friend presta servizio come meteorologo su una sperduta isola dell'Antartico, avendo come unico compagno il guardiano del faro Gruner fuori di testa. Presto scoprirà che l'isola è popolata da strani mostri, uno dei quali, l'aliena ma sensuale Aneris, è stata addomesticata da Gruner. Si è lavorato molto sull'aspetto visivo. Il film è girato in maniera classica (campo lungo per l'ambientazione e primissimi piani per i protagonisti), con grande cura per il set design, meticoloso e ispirato alle opere di pittori, poeti e scrittori del 19o secolo. Questa cura visiva è al servizio di una storia che parla di umanità, natura e i loro rapporti di amore e odio.
La serata si è conclusa per il Vostro Fedelissimo con Hostile, girato dal francese Mathieu Turi e prodotto da Xavier Gens stesso. È una interessante combinazione di due generi: survival horror e storia d'amore. Juliet deve sopravvivere bloccata nella propria vettura in un deserto post-apocalittico, mentre una mostruosa creatura vuole mangiarsela. I flashback raccontano il suo passato, e di come si sia innamorata di Jack per poi allontanarlo da sé.
È il primo film del Turi, regista che ha però sulle sue spalle una decina di anni di esperienza come aiuto alla regia di un bel po' di filmoni (G.I. Joe, Bastardi Senza Gloria, Sherlock Holmes Gioco di Ombre, Lucy). Riesce a combinare molto bene le due metà, che finiscono per riflettersi l'una nell'altra. Sopratutto, grazie anche alla recitazione di Brittany Ashworth, riesce a creare un personaggio, Juliet, estremamente reale, anche quando affronta mostri in un mondo devastato da una catastrofe. Il regista, assieme all'attrice, era presente al Festival.
C'è un parallelo fra gli eventi del passato e ciò che sta accadendo nel deserto: come non ha voluto che Jack entrasse nella sua vita, Juliet è determinata a tenere fuori la Creatura dall'auto. Le difese costruite nella macchina per proteggersi sono le stesse che si è costruita nella vita. E il deserto attorno a lei è tutto quello che rimane.
3 Novembre, Venerdì
La giornata è iniziata con la prima parte della rassegna di cortometraggi europei, partecipanti al concorso Méliès d'Argento. Contrariamente agli altri anni, ho trovato i corti di questa edizione poco entusiasmanti, a parte un paio.
In Downside Up il belga Peter Ghesquière si immagina un mondo in cui tutti sono affetti dalla sindrome di Down. Un giorno però nasce Eric, un bambino "normale". È una storia piena di ironia e di tenerezza sulla diversità.
Eldritch Code di Ivan Radovic racconta invece dei problemi di un tecnico informatico che deve liberare la rete informatica della compagnia per la quale lavora, la Arkham Corp., da un virus che può risvegliare Cthulhu. E qua il Vostro Fedelissimo confessa che si metteva a ridacchiare in sala ogni volta che coglieva un riferimento ai Miti.
Dopo i corti il Vostro Fedelissimo si è guardato un film dal titolo abbastanza pretenzioso di Science Fiction Volume 1: The Osiris Child, dell'australiano Shane Abbess. Non mi ha convinto per niente. I temi erano quelli soliti: su un lontano pianeta, un grossa corporation crea dei mostri da usare come schiavi. I mostri si ribellano e devastano il pianeta. Il protagonista deve recuperare la figlia e svignarsela prima che i pezzi grossi distruggano il pianeta. Al regista non sono mancati i mezzi, gli attori e le idee (anche se non originali), eppure non è riuscito a creare un film capace di tenere vivo il mio interesse.
E il Vostro Fedelissimo di solito ha la tendenza di entusiasmarsi per ogni cosa che vede.
Nella serata di venerdì si sono tenuti ben due eventi speciali, la premiazione del vincitore del Méliès d'Oro e il concerto del pianista Stefano Bollani.
Quest'anno lo S+F ha ospitato la 21a Golden Méliès Ceremony, ovvero la cerimonia di consegna del premio Méliès d'Or della European Fantastic Film Festivals Federation per il migliore lungometraggio e cortometraggio, tra quelli selezionati nel corso dell'ultimo anno nelle rassegne appartenenti al circuito EFFFF: è il premio che si avvicina di più all'Oscar per il Miglior Film di genere Fantastico che ci sia in Europa. La giuria, composta da Beatrice Fiorentino, Fabrizio Liberti e Jean-François Rauger, ha deciso di premiare il lungometraggio Thelma di Joachim Trier, con la motivazione che Il risveglio della sessualità in una giovane donna permette di addentrarsi nel segreto di una famiglia che reinterpreta in chiave contemporanea il rapporto tra mitologia e realtà. Come una moderna strega, Thelma si ribella e mette in crisi ai modelli imposti dalla società.
Il cortometraggio premiato è stato Expire di Magali Magistry: Nel formato breve, Magali Magistry costruisce un affascinante universo fantascientifico dalle atmosfere rarefatte, attraversato da angosce contemporanee e slanci giovanili. Una breve favola post-apocalittica sospesa tra amore, istinto di sopravvivenza e squarci di felicità.
Sono entrambe pellicole che per lo S+F non sono mai passate e che magari meriterebbe recuperare.
Dopo la cerimonia di premiazione c'è stato il FantaBollani, il concerto del celebre pianista. Il Vostro Fedelissimo ammette di bazzicare di più il death metal: ma lo spettacolo è stato veramente magico. Tornando alle origini del cinema, sono stati proiettati cinque film di inizio novecento, per i quali il Bollani ha improvvisato l'accompagnamento musicale, come si faceva ai bei vecchi tempi. I film sono stati Voyage dans la Lune (1902), Les quat’ cents farces du diable (1906) e Voyage à travers l'impossible (1904), di Georges Méliès, e Voyage autour d'une étoile (1906) di Gaston Velle e uno dei primissimi film italiani di fantascienza: Matrimonio interplanetario (1910) di Enrico Novelli.
Dopo le proiezioni Bollani ha suonato un medley di vari brani, combinando senza problemi Il Pinguino Innamorato con Guerre Stellari.
4 Novembre, Sabato
Lo Science Plus Fiction non è solo una rassegna di film, ma cerca di toccare il fantastico in tutte le sue forme. Ci sono stati numerose conferenze su argomenti di interesse (fanta)scientifico, quali gli incontri di futurologia e gli Sci Fi Cafè. Purtroppo me li sono persi tutti tranne quello dedicato alla letteratura di fantascienza, che si è svolto il sabato mattina al Caffè San Marco.
La conferenza era suddivisa in tre parti. Nella prima il curatore Jacopo Berti e l'editore Giorgio Raffaelli hanno presentato il libro di fantascienza Ad Astra (Edizioni Zona 42), un romanzo del 1884 riscoperto proprio dal Berti. L'autore è un triestino, Antonio de' Bersa, di origini dalmate (no, non i cagnetti), che è stato direttore del quotidiano asburgico L'Osservatore Triestino dal 1876 al 1905. Buona parte del romanzo è ambientata a Trieste: e sapete, quando mettete assieme "Trieste" e "Fantascienza" il Vostro Fedelissimo si scioglie. Ho avuto il piacere di leggerlo qualche mese fa, dopo che era stato presentato, sempre dal dinamico duo Berti&Raffaelli, in una libreria di Trieste. In effetti è un testo leggibilissimo anche da un pubblico moderno, che non fa pesare quell'eccesso di ingenuità che spesso mi capita di trovare in testi di protofantascienza dell'800.
Nella seconda parte dell'incontro, Lorenzo Codelli, Giuseppe Lippi e Fabio Pagan hanno tenuto una tavola rotonda su Arthur C. Clarke, storico amico del Festival di Trieste, del quale ricorre il centenario della nascita. Fabio Pagan ha ricordato le volte che Clarke è passato a Trieste per il Festival della Fantascienza che si teneva già allora: nel 1966 per una tavola rotonda sulle forme di vita extraterrestri e di nuovo nel 1971 come membro della giuria del festival.
A conclusione di questo Sci Fi Caffè è stato presentato il volume di Urania contente il romanzo vincitore dell'omonimo premio, Il Sigillo Del Serpente Piumato di Piero Schiavo Campo, e il vincitore della prima edizione dell'Urania Short dedicato ai racconti, ovvero Saltare Avanti di Linda De Santi.
Qua per il Vostro Fedelissimo il discorso si fa difficile, perché si passa dal narrare le cronache di questa edizione dello S+F condendo il tutto con le mie osservazioni personali, all'andare veramente sul personale visto che nel medesimo concorso il mio racconto si è classificato secondo. E vi confesso che a vedere la scioltezza con la quale la De Santi rispondeva alle domande e parlava del suo racconto, di aver pensato: “Per fortuna che non ho vinto altrimenti al posto suo con il microfono in mano non riuscirei ad aprir bocca dall’emozione.”
Ho avuto anche il piacere di fare una chiacchierata con Piero S. Campo su alcuni argomenti che sono alla base del suo romanzo e per i quali ho sempre una grande curiosità, ovvero il problema del fine tuning delle costanti fisiche e l'ipotesi che il nostro universo sia un costrutto virtuale.
Ho rimediato una copia del volume, autografata da entrambi gli autori, che non vedo l’ora di leggere (e che dovreste fare anche voi).
Come se non bastasse ho anche conosciuto altri due finalisti del premio Short, ovvero Fabio Aloisio e Simonetta Olivo, entrambi triestini. Questa è proprio una città di scienza e fantascienza.
E così, tra una chiacchiera e un caffè, mi sono perso la seconda parte della rassegna di cortometraggi europei. Ma ho chiesto in giro, e mi hanno detto che i corti presentati non erano niente di memorabile, quindi non ho perso niente di interessante, per fortuna!
Il primo spettacolo al quale ho assistito è stato perciò Rememory, opera seconda di Mark Palansky, con protagonista Peter "Tyrion" Dinklage. In Rememory lo scienziato Gordon Dunn inventa una macchina capace di visualizzare i ricordi di una persona. Gordon muore, e la macchina viene rubata da Sam Bloom (Peter Dinklage), tormentato dal ricordo della morte di suo fratello. È un giallo dove si cerca di scoprire l'assassino basandosi sui ricordi delle persone coinvolte. Parla dei ricordi e di quello che rappresentano per noi. Mi ha fatto venire in mente uno scambio di battute in un vecchio albo di Nathan Never: "Non ho mai capito se i ricordi sono qualcosa che perdiamo o qualcosa che guadagnano" "I ricordi sono la nostra vita".
Quello che era già di per se un bel film viene impreziosito dalla presenza di Dinklage che qua dimostra, se mai ce n'era ancora bisogno, che sa recitare anche fuori dal Trono di Spade.
Dopo un film così denso di emozioni e, appunto, ricordi, ci sono stati per fortuna due film più leggeri, Beyond Skyline di Liam O'Donnell e It Came From The Desert di Marko Mäkilaakso. Azione spensierata e umorismo: sono cose molto apprezzate dal pubblico dello S+F, come ho potuto notare negli anni passati. E l'entusiasmo del pubblico si manifestava in sala tramite applausi e risate collettive ogni volta che c'erano scene ridicole o i protagonisti facevano qualcosa di epico.
Beyond Skyline è il seguito dI Skyline diretto qualche anno fa dai fratelli Strause. Gli alieni sono arrivati e rapiscono le persone per utilizzare i loro cervelli nei loro droni da combattimento. Il protagonista Mark Corley (Frank Grillo) deve abbordare l'astronave madre aliena per liberare il figlio e, diciamolo, salvare l'umanità.
Il regista è stato presente in sala, e prima del film ha dato prova di grande onestà (altra cosa molto apprezzata) dichiarando Dopo questo film non so se me ne lasceranno fare altri, quindi ci ho messo dentro di tutto
. E infatti non manca niente: invasioni aliene, esplosioni nucleari, kung-fu, mostri giganti, mostri giganti che fanno kung-fu. Ho apprezzato questo film molto più di Skyline. Il respiro è molto più ampio, le location sono numerose (il film è stato girato tra Stati Uniti e Indonesia) e Frank Grillo fa la sua parte.
It Came From the Desert è la prima opera del finnico Marko Mäkilaakso (presente alla rassegna), ed è ispirata all'omonimo videogioco di fine anni '80. Mäkilaakso crea un film spassosissimo, penso il più divertente della rassegna, combinando commedia, horror e azione. La storia è semplice: due ragazzi devono affrontare un'invasione di formiche giganti, frutto di esperimenti genetici.
Non serve altro a un regista che ama i classici che cita (Corman, Carpenter, Landis) e che ha riversato nella sua opera tutto l’amore che fin dall’infanzia si porta dentro per i film di serie B: “Avere horror e azione senza emozioni è un esercizio sterile. È un film con un grande cuore, che dovevo veramente fare.”
E il vostro fedelissimo lo doveva veramente guardare.
5 Novembre, Domenica
Per la giornata finale dello S+F me la sono presa comoda: dopo la rassegna internazionale di corti (anche qui, purtroppo, niente di speciale da segnalare) è stata la volta del cartone animato Zombillenium, dei francesi Arthur de Pins e Alexis Ducord. Il film è tratto da una graphic novel franco-belga e narra le vicende di un parco dei divertimenti gestito dai non-morti. C'è dentro tanto umorismo e presa in giro del genere horror.
Nella serata di Domenica si è tenuta la cerimonia di premiazione dei migliori film partecipanti ai vari concorsi.
Loop di Isti Madaràsz si è aggiudicato il Méliès d'Argento al Miglior Lungometraggio Fantastico Europeo. Una storia d’amore può essere raccontata in mille modi e qui il regista Isti Madarász sceglie di condurci in un labirinto di possibilità. La bellezza del racconto non è negli effetti speciali bensì nei personaggi speciali; la sceneggiatura infatti lascia loro il compito di condurci verso un finale semplice, ma inaspettato
: si è espressa così la Giuria composta da Giuseppe Colella, Presidente del Coordinamento dei Festival Cinematografici della Campania, l’attrice Valentina Romani e il regista Giancarlo Soldi. La Méliès d’argent short competition, riservata ai cortometraggi di genere fantastico di produzione europea è stata vinta da The Last Schnitzel di Kaan Arici e Ismet Kurtulus: lo avevano proiettato nella giornata di sabato, quindi dopotutto qualcosa di bello me lo ero perso, purtroppo.
E’ il film polacco The Man With The Magic Box di Bodo Kox il vincitore del Premio Asteroide (assegnato al miglior lungometraggio di fantascienza in Concorso). Lo ha deciso la Giuria Internazionale di Trieste Science+Fiction 2017, composta dal disegnatore e autore televisivo Stefano Disegni, da Chris Oosterom, Direttore Artistico dell’Imagine Film Festival di Amsterdam, e dal regista serbo Milan Todorović. Questa la motivazione: Il regista racconta una storia autentica nella tradizione del cinema nazionale del suo paese. Con una scenografia impressionante, crea un universo che ricorda Orwell e Kafka, con echi del passato scuro di quel paese. In tal modo, egli mescola perfettamente stili del passato e del futuro. La sceneggiatura scritta sapientemente porta i personaggi coinvolgenti attraverso diverse epoche, proponendo un forte commento alla società odierna.
Il Premio RAI4, erede del Premio Wonderland degli anni precedenti, è stato assegnato a Cold Skin di Xavier Gens. A detta della redazione, per la felice sintesi tra i dispositivi spettacolari e narrativi di genere e l'ambizione a un apologo morale su un mondo alle soglie di una guerra mondiale, in un alternarsi di potenti immagini naturali, estenuanti attese, allucinanti apparizioni, notazioni sulla natura e sull'uomo; un cinema immaginato per schermi grandi, che non teme la classicità e non ha paura di emozionare lo spettatore ma neppure di impegnarlo in riflessioni su temi complessi. Un cinema che ci manca.
Il Premio Nocturno Nuove Visioni, riconoscimento assegnato ad un’opera significativa e originale per l’evoluzione del cinema di genere della selezione ufficiale del Trieste Science+Fiction dalla redazione di Nocturno, la rivista più quotata in Italia per gli appassionati del cinema di genere, va a Hostile del francese Matthieu Turi.
Il Premio Cinelab, assegnato in collaborazione con DAMS discipline delle arti della musica e dello spettacolo, Corso di studi interateneo Università degli Studi di Udine e Università degli Studi di Trieste, va al cortometraggio italiano, firmato da Marco Jemolo, Framed, con la seguente motivazione: La scelta di premiare questo cortometraggio si è basata su vari aspetti: la stop-motion, usata sia come tecnica d’animazione che come soggetto della storia, la tematica meta-cinematografica dell’oggettificazione della persona e dell’attore, e una perfetta combinazione di tecnica e idee. Framed, nel campo della science-fiction, spicca per la potenza del messaggio e la claustrofobia coinvolgente.
Per quanto riguarda il Premio della Critica Stars' War (assegnato dai siti BadTaste, Cineblog, CineClandestino, Cinelapsus, Cinematographe, Long Take, Quinlan, Sentieri Selvaggi), ad aggiudicarselo è il film d’animazione franco-belga Zombillenium di Arthur De Pins e Alexis Ducord.
Si aggiudica il Premio del Pubblico assegnato al film che riceve il maggior numero di voti dal pubblico in sala, Salyut-7 di Kim Shipenko.
Che dire? Purtroppo i due corti premiati me li sono persi (capita, me ne farò una ragione) ma riguardo i lungometraggi posso dire che erano tutti meritevoli. Avrei qualche dubbio solo su The Man With The Magic Box, al quale ho di gran lunga preferito Rememory di Mark Palansky.
Nel mio piccolo quindi il mio personale Premio va a quest’ultimo. Tra i corti invece la mia preferenza va senza dubbio a Downside Up di Peter Ghesquière, che con tenerezza e ironia riesce a rappresentare un concetto difficile e complesso come quello del ruolo della diversità in un mondo troppo omogeneo.
L’intera manifestazione si è conclusa con la proiezione in 4K di Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo di Spielberg. Visto che mi ero perso le riedizioni degli altri classici, sono rimasto fino a tarda notte per questo ultimo fantasogno.
Alla prossima.
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