Terra, 2073. Le risorse del pianeta si stanno rapidamente esaurendo: acqua e cibo non sono più sufficienti a sostentare una popolazione in rapidissima crescita. Il calo della fertilità obbliga gli abitanti dei Paesi più ricchi a ricorrere alla fecondazione artificiale, generando parti plurigemellari che non fanno che aggravare la situazione. I politici prendono decisioni scomode: tornare alla politica del figlio unico e porre i fratelli e le sorelle in eccesso in un sonno criogenico che dovrebbe ibernarli in attesa di tempi migliori.
Questa la premessa per raccontare la storia delle sette sorelle a cui il titolo allude, sette come i giorni della settimana. Ognuna di loro “interpreta” il ruolo di una sola donna fittizia, Karen Settman, per un solo giorno, quello che le spetta. A fine giornata le sorelle tengono una riunione serale che funge da aggiornamento sugli eventi delle 24 ore appena trascorse. Ma cosa accadrebbe se una di loro sparisse? Un lunedì sera Monday – interpretata, come le sue sorelle, da Noomi Rapace – non torna a casa e le sorelle si mettono a indagare per ricostruire i suoi ultimi movimenti.
Da qui prende il via un thriller fantascientifico che non conosce momenti di sosta, in cui non mancano scene di azione da mozzare il fiato, coraggiosi sacrifici, un pizzico di intelligence e un mistero infarcito da colpi di scena svelati solo nel finale. Non vi sveliamo altro sulla trama per non sciupare la visione del film, al cinema dal 30 novembre distribuito da Koch Media. Vi diciamo però che il ritmo e la riflessione di fondo sulla necessità di adottare uno stile di vita sostenibile – soprattutto alla luce della recente lettera aperta sulle condizioni del nostro pianeta firmata da un gruppo di scienziati – rendono Seven Sisters, diretto da Tommy Wirkola, meritevole di una visione.
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