Un appuntamento dell’ultimo giorno di Lucca Comics & Games ha affrontato un tema molto caro agli ospiti della fiera. Licia Troisi e Matteo Strukul, durante l’incontro Dove andrà a finire il fantasy tenutosi al Teatro del Giglio domenica 5 novembre, hanno fatto una panoramica sul fantasy attuale e sulla direzione che sta prendendo. Alla fine del panel è stato proiettato un contributo video preregistrato di Joe Abercrombie, che ha risposto alle medesime domande fatte ai due autori italiani.

Per chiarezza espositiva, abbiamo scelto di estrapolare le risposte di Abercrombie, presentandole nel flusso dell'incontro come se fosse presente. Il video integrale è stato pubblicato sul canale youtube di Mondadori e lo trovate in coda all'articolo.

L'incontro al Teatro del Giglio

Edoardo Rialti, che ha curato la traduzione dei libri di Abercrombie, ha introdotto l’incontro con le parole del poeta William Blake: Ciò che un giorno viene dimostrato, una volta fu solo immaginato e ha portato l’esempio di George R.R. Martin che inventa la storia di un’enorme barriera e di personaggi lontani dal tipico archetipo dell’eroe. Chi, negli anni novanta, avrebbe detto che sarebbero diventati, prima attraverso i romanzi e poi in una serie tv di successo, degli elementi così attuali? Un libro che ha come tema una barriera in un mondo di muri. In realtà il fantasy, essendo un genere visionario, forse è uno dei modi più profondi per leggere il nostro tempo, ha continuato Edoardo, Non c’è innovazione nella storia senza il potere dell’immaginazione.

Licia Troisi e Matteo Strukul con il fantasy e con la narrativa hanno avuto due rapporti complementari: la prima ha festeggiato proprio a Lucca la propria presenza ormai decennale come creatrice di mondi fantastici; mentre l’altro, con i suoi romanzi storici, pulp e noir, ha sempre riconosciuto un grande debito nei confronti dell’immaginario fantastico.

La prima domanda posta agli ospiti non è tanto sul futuro, quanto sul loro passato:

Quali sono le prime immagini, una scena, un personaggio, un dialogo, di un romanzo o racconto fantasy che ti ha colpito da ragazzo, facendoti sentire per la prima volta qualcosa di affascinante in quel modo di raccontare?

La Troisi ha rievocato un’illustrazione a corredo di un racconto che ha letto da bambina: un ragazzino o ragazzina mentre accarezza un drago sinuoso appena uscito da un uovo. Nonostante la sua riscoperta del fantasy sia avvenuta intorno ai diciannove anni con Marion Zimmer Bradley, J. K. Rowling e Tolkien, il vero seme è stata quell’immagine di un racconto il cui titolo si è perso nel tempo.

Le prime suggestioni di Strukul, invece, non sono del tutto fantasy, ma ne mantengono l’essenza. Ha pensato alla Bibbia e all’episodio in cui Giosuè, durante l’assedio di Gerico, chiese a Dio di fermare il sole per avere più tempo e conquistare così la città dalle mura inespugnabili. Poi l’Iliade e la Canzone dei Nibelunghi; in particolare pensa al dettaglio della foglia che si posa sulla spalla di Sigfrido quando si bagna del sangue del drago appena sconfitto: quell’unica zona del corpo si rivelerà il suo unico punto debole, proprio come succede ad Achille con il suo famoso “tallone”.

Abercrombie, convinto che il fantasy fosse sempre stato presente nella sua vita, ha ripensato allo scambio di battute argute nelle tenebre tra Bilbo e Smaug in Lo Hobbit e la discesa a Moria ne Il Signore degli Anelli. Anche Il Mago di Ursula K. Le Guin, con i suoi guerrieri che emergono dalla nebbia, è stato molto importante per lui. Giocava di ruolo con Dungeons & Dragons, disegnava mappe, labirinti e inventava personaggi. Per questo, per me, il fantasy è sempre stato connesso all’atto creativo quanto all’assorbire i mondi di altri autori.

Spesso, quando mi chiedono cosa mi piaccia di un genere, mi è più facile considerare non tanto ciò che amavo, ma ciò che per me non funzionava. Citando l’autore delle Cronache dell’assassino del Re, Patrick Rothfuss, Rialti ha introdotto il concetto di contrasto, invitando gli ospiti a una riflessione molto personale su cosa non abbiano approvato nel mondo del fantasy.

Come ha detto Patrick Rothfuss, spesso è altrettanto importante capire quello che non ci piace per esprimere e definire lo sviluppo del nostro gusto letterario. Ci sono stati autori, temi o scene che ti hanno fatto dire: No, questo fantasy non funziona per me?

Licia Troisi ha indicato, prima, le motivazioni di Anakin Skywalker e la sua trasformazione in Darth Vader in Star Wars episodio III, poi, L’ultima tentazione di Cristo, nella difficoltà della parte umana di cedere al sacrificio supremo. Per lei è interessantissimo parlare della caduta dell’eroe, ma trova che in queste due occasioni stata raccontata in maniera molto intricata. Preferisce qualcosa di più lineare, perciò, quando affronta l’argomento nelle sue storie, cerca di concentrarsi sulla potenza delle motivazioni, senza ricorrere a troppe spiegazioni.

Matteo Strukul, invece, conscio di attirare l’ira (oltre, probabilmente, a un po’ di verdura) degli estimatori di Tolkien, ha puntato il dito contro il personaggio di Tom Bombadil, presente nella saga de Il Signore degli Anelli. Come lettore, sente la necessità di avere un ritmo narrativo più serrato e, secondo lui, l’autore inglese tende a prendersi troppo tempo per entrare nel vivo dell’azione.

Joe Abercrombie ha ammesso che, intorno agli anni novanta, cominciava a percepire una certa prevedibilità del genere, che stava diventando troppo “sicuro”. Mancavano la durezza, il pericolo e l’incisività di altri generi come il noir, il western e altre tipologie più letterarie. Ha trovato quello che cercava nel duro e fosco Trono di Spade di George R.R. Martin, capace di influenzarlo e convincerlo che anche lui poteva provare a diventare uno scrittore.

Rialti, quindi, ha ammirato il coraggio di sfidare, nel contesto di Lucca Comics & Games, due saghe tanto amate come Star Wars e Il Signore degli Anelli. I due ospiti si sono dimostrati eroi, o Heroes, come il sottotitolo di questa edizione. Ipotizzano, scherzando, che la prossima edizione probabilmente si chiamerà Villains.

Quali suggestioni da altri generi sono importanti per la narrativa fantastica di Licia Troisi?

Lei ha confidato di avere un debito verso i manga, con le dinamiche tra i personaggi che portano avanti la storia e il loro sviluppo. Crede che il combattimento tra due persone sia lo scontro tra modi diversi di intendere l’esistenza e da questo ne escano modificati. Anche l’idea del rispetto per il nemico e la capacità di comprenderlo sono cose che tende a inserire spesso nelle proprie storie. Un altro debito è verso la mitologia e la cultura classica, che l’ha colpita profondamente quando era bambina grazie a Pollon. Per certi versi, il fantasy è l’elaborazione di una mitologia moderna.

A Matteo Strukul viene invertita la domanda: lui ha ambientato i suoi romanzi pulp in mezzo alla nebbia del Veneto, romanzi storici sulla Parma dell’ottocento, sui Medici di Firenze, quindi lo invita a dire quali suggestioni proprie del fantasy abbia inserito nella sua narrativa.

Lui si sente uno scrittore sempre in divenire, che attraversa diverse fasi nella propria carriera. Alcuni autori per lui sono stati cruciali, come Anthony Ryan, Richard K. Morgan e lo stesso Abercrombie, di cui ha apprezzato gli elementi molto realistici e i nomi strepitosi come “Lo strozzato” e “Dow il Nero”.

Il momento in cui Francesco Sforza entra a Lucca alla corte di Paolo Guinigi nel 1430 nel suo romanzo I Medici, è ispirato a una scena de Il sapore della vendetta di Abercrombie e, con l’ironia che lo contraddistingue, ha giocato col nome del prestigioso premio al fumetto, il Gran Guinigi, suggerendo ai giudici di Lucca Comics & Games di considerarlo, se dovesse presentarsi l’occasione di candidarsi come sceneggiatore.

Per le scene di battaglia, invece, si rifà spesso a Moorcock, uno dei padri dello splatterpunk. Inoltre, un personaggio ne I cavalieri del nord presenta alcuni riferimenti con Dracula.

Ricollegandosi ai manga di cui parlava la Troisi, riflette come le eroine di Masamune Shirow (Appleseed, Ghost in the Shell ndr.), oppure Alita, siano personaggi iconici che influenzano tantissimo le sue protagoniste femminili.

A questo punto è intervenuta con entusiasmo Licia Troisi. Alita è uno dei suoi riferimenti. Infatti, proprio come avviene nel manga, spesso i personaggi dei suoi romanzi tendono ad annullarsi completamente nella battaglia. Anzi, spera sempre che qualche lettore colga che Nihal e Sennar sono come Lady Oscar e Andrè.

Com’è cambiata la vostra scrittura nel tempo? C’erano sfide diverse che vi hanno affascinato dall’inizio, o sono sempre le stesse, forse con sfumature diverse? Avete perso la freschezza iniziale, oppure siete cresciuti in maturità? Sentite che avete delle priorità diverse?

La Troisi ha perso il senso della scoperta, perché all’inizio la sensazione di trovare una buona idea e sentire il bisogno di raccontarla la esaltava molto, era una novità. Adesso riscrive maggiormente, perché è diventata consapevole di come le cose andrebbero fatte e si concentra su una scrittura semplice: più preziosa nelle parti che richiedono un ritmo blando e incisiva nel momento dell’azione.

I primi romanzi di Strukul avevano un ritmo molto serrato. Ha sorriso, ripensando a una recensione su Tuttolibri (rubrica letteraria su La Stampa ndr.) che lo ha reso orgoglioso, definendolo il Dumas 2.0. Effettivamente, ha ammesso di rallentare un po’ il ritmo, ultimamente, come se stesse Tolkienizzando i propri romanzi. Adesso lavora molto sulla ricerca, sull’intreccio e sulla gestione di più personaggi. All’inizio aveva Mila, una protagonista assassina che uccideva tutti e la storia finiva lì. Ora, invece, cura sempre di più la scrittura, si concentra molto sulle scene di azione, che le ritiene una propria firma, così come certi personaggi femminili che piacciono al pubblico. Ultimamente, inserisce anche più sesso, mentre all'inizio si sentiva più bacchettone quando gli chiedevano: Ma Mila non si innamora mai? Assolutamente no, rispondeva.

Abercrombie è diventato più veloce nell’ottenere risultati accettabili. Prima faceva molte revisioni, per imparare a sviluppare la propria voce e capire su cosa concentrarsi. Ha sempre cercato di rendere vividi e interessanti i personaggi, coinvolgendoli nella storia, facendo percepire la loro prospettiva, il senso del pericolo, il rischio e l’azione. Vorrebbe che i suoi romanzi comprendessero una vasta gamma di sfumature, positive e negative. Ora, invece, si sente più consapevole e cerca di ottenere qualcosa che assomigli il più possibile alla vita reale.

Arrivando ai giorni nostri, Rialti ha fatto presente che l’adattamento cinematografico de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson è stato ottimo per rilanciare certe ambientazioni su scala mondiale, ottenendo un enorme successo e, da quel momento, il fantasy non si è più fermato, grazie al passaggio alle serie TV con Il Trono di Spade di Martin.

Quindi ha chiesto, come lettori ma anche come scrittori contemporanei: quali sono gli altri passaggi che hanno permesso al grande pubblico di concentrarsi sul fantasy contemporaneo?

Licia Troisi ricorda che già gli adattamenti di Harry Potter aprirono la strada a questo tipo di operazioni. Poi il grande fenomeno è arrivato con Peter Jackson, che ha fatto conoscere il fantasy a persone che non si sarebbero mai avvicinate al genere, perché considerato per bambini. Lei stessa ha sentito di avere un debito fortissimo nei confronti di quei film, perché il suo primo libro è uscito proprio in quel periodo di massimo successo per il fantasy. Ha aggiunto anche Hunger Games, da lei molto apprezzato, perché ritiene abbia focalizzato l’attenzione verso le protagoniste femminili forti nel panorama mainstream.

Matteo Strukul ha gradito gli autori che inseriscono elementi realistici nelle loro storie, come il genere grimdark che contiene molti elementi noir. Trova che troppo spesso venga affrontato il concetto del viaggio, ma apprezza quando gli elementi tipici del fantasy diventano motivo di ironia. Per esempio, anche Abercrombie ne La prima legge inserisce un viaggio, però lo prende alla leggera. Tuttavia, è convinto che il fantasy si sia evoluto; adesso ci sono momenti di fortissima carica nera, dark, gotica e questi sono tutti elementi che prima erano lasciati in disparte.

Vanni Santoni presenta L'impero del sogno a Lucca Comics & Games

Vanni Santoni presenta L'impero del sogno a Lucca Comics & Games

Articolo di Simone Bonaccorso Domenica, 5 novembre 2017

L'autore toscano, ospite a Lucca Comics & Games per Mondadori, presenta il proprio nuovo romanzo in sala Ingellis. Subito prima, sfida Anna Benedetto a una competizione di argomentazioni sul tema DickVSLovecraft.

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Allora, riprendendo un tema sul quale Vanni Santoni ha riflettuto molto ultimamente, Rialti porta un paio di esempi di come il linguaggio del fantastico e dell’immaginario sia ormai entrato nella vita quotidiana collettiva. Racconta di uno scrittore americano che ha fatto un tweet con Jon Snow che dice: Il cambiamento climatico è reale, dobbiamo unirci contro di lui. E sotto Cersei: Fake news! Non credete ai media! facendo, ovviamente, il verso a Trump. Oppure vediamo citare Daenerys Targaryen dal gruppo Podemos, che ha regalato il cofanetto del Trono di Spade al re di Spagna come gesto politico. Se vuole capire la politica deve vedersi questo.

Arriviamo quindi alla domanda che dà il titolo all’incontro:

Dove sta andando il fantasy, per voi, oggi? Riuscite a identificare correnti di interesse comune, in termini di ricerca stilistica, temi politici, o la ricchezza e la varietà di approcci rendono qualsiasi schema inutile e riduttivo?

La Troisi ha riconosciuto come, nella propria scrittura, ci sia sempre qualche elemento non prettamente fantastico, infatti, sta virando verso il thriller. Crede, quindi, che il fantasy vada verso una commistione di generi sempre maggiore. Ritiene che la scrittura sia un fatto molto intimo, una riflessione su se stessi e sul mondo. Dunque, non si preoccupa delle tematiche perché non le piace l’immagine dello scrittore che deve insegnare qualcosa. Lei, per esempio, si fa trasportare dallo spirito del momento e sente che la sua unica responsabilità nei confronti del lettore sia quella di offrirgli la migliore storia possibile.

Strukul spera che prenda sempre più piede il fantasy di autori europei. Ha molto apprezzato la saga di Geralt di Rivia di Sapkowski, perché lavora su un immaginario nuovo. Cita un’autrice che per lui è meravigliosa: Siri Pettersen, che arriva dalla Norvegia con una trilogia legata a un mondo fortemente influenzato dalla mitologia scandinava, con moltissime commistioni con la natura. Ci sono, inoltre, paesi con autori fantasy molto bravi che da noi non sono ancora stati tradotti, come in Germania.

Abercrombie ha evidenziato che la nuova direzione del fantasy, a partire da Il Trono di Spade, ha dato il via a un’intera generazione di nuovi autori intenzionati a spingersi oltre. Così, anziché avere eroi luminosi che combattono oscuri signori, ci si interroga su quale sia lo schieramento opportuno, se esista davvero un valoroso e un malvagio, o, piuttosto, grandi personalità in competizione in una società più sporca. Questo, forse, riflette la realtà più di quanto si facesse negli anni precedenti, con una visione del mondo, adesso, molto più relativistica, dove nessuno è totalmente sicuro di quale sia la parte giusta dove stare.

Per concludere, Rialti ha voluto salutare e ricordare con un grande applauso Sergio Altieri, in arte Alan D. Altieri, recentemente scomparso, che ha dato tanto alla narrativa di genere in Italia. Oltre che scrittore, Alan era anche sceneggiatore, passando dal realismo del giallo e della cronaca reale, alla fantascienza, per il cinema di Hollywood e le traduzioni di Preludio a Dune e delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, insieme a molti altri. Ci sarebbe ancora moltissimo da dire sull’universo sconfinato del fantasy, che può avere declinazioni verso moltissimi altri generi, anche attraverso medium diversi dalla letteratura, proprio come ha dimostrato Alan con il suo lavoro.

Il video-risposta di Joe Abercrombie a Lucca Comics & Games 2017