È trascorso poco più di un anno da quando Netflix ha inserito nel catalogo italiano la prima stagione di Stranger Things, una serie che ha saputo attirare l'interesse immediato di un'ampia fascia di pubblico, cresciuta con le avventure anni Ottanta, animate da scorribande in bicicletta, case sugli alberi, misteri da risolvere e ragazzini tanto determinati da provarci. La seconda stagione si svolge esattamente un anno dopo, a cavallo della festività americana di Halloween, ed è stata salutata da una grande attesa da parte di chi aveva amato le vicende di Hawkins, sperduta cittadina americana in cui ne succedono delle belle.
Il successo di Stranger Things, che ha fatto gridare alcuni alla serie di culto, ha avuto su altri un effetto opposto: questi ultimi non hanno potuto fare a meno di notare i limiti della storia, che finisce per giocare un po' troppo sui cliché del genere e sul fattore nostalgico, che non dà abbastanza spazio alla trama per focalizzarsi sui primi amori di un gruppo di adolescenti, che inserisce episodi – il dileggiato settimo – che sembrano un po' fuori luogo se esaminati insieme a tutto il resto. E noi, come ci collochiamo?
Esistono diversi modi di guardare una storia. Soprattutto una storia concepita per il web, in cui le trame si intrecciano e ogni personaggio ha un suo percorso, di cui non si intuisce il senso se non quando il percorso è concluso. Abbiamo visto una Eleven (Millie Bobby Brown) più umana rispetto alla prima stagione, in cerca di legami e allo stesso tempo pronta a sacrificare tutto per i suoi amici. Abbiamo approfondito il rapporto di amicizia che lega Mike (Finn Wolfhard), Dustin (Gaten Matarazzo) e Lucas (Caleb McLaughlin) a Will Byers (Noah Schnapp), grande assente nella prima stagione. Abbiamo visto questo gruppo di pre-adolescenti alle prese con una ragazzina, la Mad Max di Sadie Sink che promette più di quanto effettivamente non dia in questa seconda stagione. Abbiamo visto la storia in crisi di Nancy (Natalia Dyer) e Steve (Joe Keery) e l'avvicinamento della ragazza a Jonathan Byers (Charlie Heaton). Abbiamo visto Joyce Byers (la sempre brava Winona Ryder) alle prese con una nuova storia d'amore – nientemeno che con un attore che, sì, possiamo considerare di culto negli ambienti nerd, Sean Astin (I Goonies, Il signore degli anelli).
Insieme alle interazioni che potevamo aspettarci però i fratelli Duffer ce ne hanno regalate altre assolutamente inaspettate, a cominciare dalla strana coppia costituita da Dustin e Steve, e dal rapporto sempre più simile a quello tra un padre e una figlia tra lo sceriffo Jim Hopper (David Harbour) e Eleven. Senza dimenticare, ovviamente, Dustin e il suo cucciolo demogorgone da compagnia.
Concludendo, Stranger Things non sarà pensato per cinefili, e non sappiamo ancora se lascerà una traccia tale da poter essere chiamato "cult" negli anni a venire, tuttavia – nostalgia a parte – i fratelli Duffer, creatori della serie, hanno dato vita a un ottimo prodotto di intrattenimento, che si lascia guardare pur non avendone voglia e si divora in pochissimo – lasciate stare i tanto vituperati binge-watching, non è necessario dedicargli nove ore di fila, potete anche concedervi una pausa. Buona visione.
1 commenti
Aggiungi un commentoBellissima anche la seconda stagione, in particolare leprime 3 puntate. Sicuramente più matura della prima serie che puntava molto sugli anni ottanta e sul mistero del Sottosopra, un paio di personaggi inutile, due episodi un po fini a se stessi ma non certo brutti, i demogorgoni forse mal utilizzati certo non hanno rovinato una serie che ritengo molto ben girata e recitata.
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