Alias Comics Extra è la raccolta di tutto il materiale pubblicato nel primo anno dell'inserto Alias allegato al quotidiano Il Manifesto.
L'editoriale introduttivo, suppongo del curatore Andrea Voglino, non nasconde la soddisfazione per aver sfatato "Un pregiudizio duro a morire".
La grande stagione delle riviste antologiche è, nella vulgata generale, tramontata da un pezzo, in favore degli albi mono personaggio. Eppure la fiducia del pubblico e dell'editore al progetto Alias, rinnovato per il secondo anno, sembrano indicare che forse un mercato c'è.
Probabilmente tutto dipende dalla proposta.
Il materiale di questo volume è dunque eterogeneo, per stile e tematiche.
Si comincia con Bravado, scritto da Diego Cajelli e Andrea Voglino, con disegni di Gianluca Macon. Tutti gli autori sono presentati nel volume, per cui passo subito a dirvi che si tratta di una distopia, ambientata nella Milano del 2025, in una società in cui è ormai ben chiaro che l’essere pensionati è un privilegio per pochi. Detto in sintesi, Augusto Bravetta, alias Bravado, è un autentico stronzo, dopato e sovraeccitato, che si gode la sua esistenza privilegiata in una città in cui ormai le regole della convivenza civile sono solo un ricordo. Tra traffici poco chiari, cinismo e violenza, le storie portano alle estreme conseguenze tutti gli allarmi che i sociologi lanciano da anni sullo “tsunami generazionale” che si profila all’orizzonte.
La tavola rigorosa di Maconi, ingabbiata nel modulo a 4 strisce di 3 vignette, e il disegno pulito e in stile cartoon, non mitigano l’impatto, anzi sembrano esaltarlo.
Ritrovare Stella Rossa di Onofrio Catacchio, ossia reincontrare dopo anni il Colonnello Gregory Vostok, e ritornare sulla stazione orbitante Kosmograd è come reincontrare un vecchio amico perso di vista da tempo, ma che non ti ha mai dimenticato. La magia c’è ancora tutta. Gregory non ha i capelli bianchi, mannaggia a lui. È un personaggio di fantasie, con tutti i pregi e i difetti del caso. Le storie sono brevi e incisive, mandano avanti la corsa allo spazio nella visione all’epoca anticipatrice di Catacchio, la cui maturazione stilistica lascia sempre a bocca aperta per come riesca a raccontare molto con estrema sintesi grafica e testuale. Un gioiello.
Brenda Cow Girl di Stefano Zattera è una piacevole scoperta. Una freak, una mutante ibrida umano/bovino, calata in un ambientazione western con elementi steampunk quando, nel 1995, non era così in voga come negli ultimi anni.
Si tratta di divertenti avventure che mescolano azione ed erotismo e graffiante satira sociale. Il tratto di Zattera è pulito, i volti espressivi. Anche in questo caso la gabbia della tavola enfatizza anziché mitigare la carica provocatoria del fumetto.
Oltregomma, opera scritta, disegnata e colorata da Ariel Vittori è una versione a colori pastello del Cyberpunk. Mediante una colorata e gommosa sostanza Miranda si collega allo spazio virtuale denominato Phi per risolverne i bug. Le due storie sono viaggi colorati nel mondo delle idee per nulla rassicuranti, nonostante i colori allegri. Non una stigmatizzazione dei concetti di realtà virtuale, solo una occasione per raccontare i pericoli insiti dal cattivo uso o malfunzionamente di qualsiasi creazione umana.
La Storie (quasi) senza parole completamente realizzate da Tiziano Angri fino al lettering, non hanno dialoghi, ma non per questo sono prive di sceneggiatura. Le due storie hanno per tema la fame e la disperazione, grazie alla forte carica espressiva del tratto di Angri bucano letteralmente la pagina, con tavole densissime di narrazione nonostante l’apparente semplicità. Uno straordinario lavoro di sintesi, nel quale persino lo sfondo vuoto ha senso narrativo.
Stilisticamente opposta, più compenetrata tra densi testi e disegni curati nel dettaglio è Fin qui tutto bene, scritta e disegnata da Mabel Morri. Il diario personale di un’adolescente riflessiva, che medita su stessa e il momento presente che sta vivendo come se fosse passato da molto tempo. La Morri, che attinge esplicitamente al suo vissuto riesce a evitare la trappola del senno di poi. La sua protagonista infatti pensa come una consapevole ragazza della sua età e non c’è alcuna intrusione della narratrice com’è oggi.
Una storia che se non vera, appare autentica e verosimile.
Gloria, scritta da Luca Vanzella e disegnata da Luca Genovese, trae ispirazione da un racconto il cui titolo è più che curioso: The Day I Sat With Jesus on the Sun Deck and a Wind Came Up and Blew My Kimono Open and He Saw My Breasts, di Gloria Sawai. Si tratta di un libero adattamento, in cui ogni dettaglio è curato sotto tutti i punti di vista: disegno, costruzione della tavola, balloon che diventano primissimi piani sulle espressioni della protagonista. Una storia che, sull’orlo di un realismo magico, racconta della legittima aspirazione ad amare ed essere amati, malinconica senza essere triste.
L’anarco-insù-erezionalista vs. la sbirra dominatrix muscle-goddess, scritta e disegnata da Giorgio Santucci, mescola suggestioni diverse nel raccontare una storia in cui lo scontro fisico si fa amplesso, sullo sfondo di una manifestazione finita a manganellate come tante di cui è costellata la nostra storia. Dopo lo sguardo d’insieme la storia si concentra sui due personaggi del titolo, con mezze tinte e giochi di ombre che ricordano Sin City e tanta muscolarità. La tavola, comunque modulare, sembra scardinarsi nel momento di climax per poi ricomporsi quando lo sguardo si allarga di nuovo sul contesto e sulla sua estrema ferocia.
Cani, scritta da Alessandro Celli e disegnata da Marina Muñoz è una storia di disperazione da crisi economica. Un giovane affamato e disoccupato riceve la proposta di uccidere un cane vecchio e malandato per denaro. Difficile non vedere nella sua ribellione finale un anelito alla speranza. Nonostante l’ordine naturale delle cose sembri andare verso lo sfacelo, il giovane tenta alla fine di proseguire per la strada più difficile. I disegni di Marina Muñoz sono sintetici e per questo puntuali nel focalizzare i dettagli che contano, con volti e sguardi che da soli valgono mille parole.
La maggior parte dei fumetti presentati nel volume erano in bianco e nero. L’articolo Tutti i colori di Alias Comics, presenta il lavoro effettuato da Romina Denti e Manuela Nerolini per dare coerenza cromatica a storie stilisticamente molto diverse. Nella stessa pagina la biografia del letterista di Luca Bertelè, figura troppo spesso messa in secondo piano.
Alias Comics Extra è una buona occasione per uscire dai recinti consolidati dell’industria. Non che gli autori presentati, lo leggerete dalle biografie, non siano professionisti del settore anche molti anni di esperienza. Qui li troverete in una veste in cui c’è meno mediazione. Scoprirete insomma che gli strumenti del fumetto narrativo e popolare possono essere presenti in opere di sperimentazione, ma anche come queste sperimentazioni possano anche intrattenere, senza complessi di colpa.
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