Dopo la morte del padre in Captain America: Civil War, sono parecchie le responsabilità sulle spalle di T’Challa (Chadwick Boseman), alias Black Panther. Intanto la successione al trono del Wakanda, da conciliare con la difesa dei confini, difesi strenuamente da migliaia di anni contro le intrusioni straniere. Ma proprio il dover fronteggiare la conseguenze di una rare intrusioni che costringe Black Panther a operare all’estero, per rintracciare il criminale Ulysses Klaue (Andy Serkis), in una missione che gli farà incrociare uno spregiudicato agente della CIA Everett Ross (Martin Freeman). Rientrato in Wakanda, T’Challa dovrà subito difendere il trono appena guadagnato dagli intrighi di un nemico il cui odio ha origini remote: Eric Killmonger (Michael B. Jordan).
L’esplorazione del Marvel Cinematic Universe approda nell’immaginario stato africano ideato da Stan Lee e Jack Kirby. Black Panther è il decimo debutto del progetto Marvel Cinematic Universe. Un film che l’artefice del MCU Kevin Feige caldeggia da anni.
Con un cast al 99% di colore, la sceneggiatura di Ryan Coogler (anche regista) e Joe Robert Cole mescola a scopo d’intrattenimento diversi generi: si va dallo spy/action in stile bondiano per poi virare verso un vero e proprio techno-fantasy con intrighi dinastici. Trame e sottotrame bilanciate fanno progredire sia il protagonista principale che i comprimari. A onore del vero T’Challa è già oltre lo stato in cui il personaggio è auto centrato, per cui tramite l’amore della sua vita Nakia (Lupita Nyong'o), la sorella Shuri (Letitia Wright) e la madre Ramonda (Angela Bassett), superando sia prove di forza che di temperamento, riuscirà a progredire con logica verso lo stadio della piena responsabilità verso l’intero mondo.
D’altra parte non sarebbe un film di super eroi se non si partisse da una vicenda apparentemente circoscritta per non mettere in discussione la salvezza dell’intero pianeta. Ci sono tutti gli ingredienti del genere: azione, amore, dramma, dialoghi logorroici durante il combattimento e monologhi del cattivo. Non sto anticipando nulla in tal senso. Il cattivo perderà e il buono salverà il mondo. È scontato.
L’allargamento più generale al “sociale” è il minimo concesso a un prodotto che non è un drammatico film di denuncia, ma d’intrattenimento.
Sul fronte del divertimento quindi, tra azione e parchi effetti speciali, con una colonna sonora tra le migliori del MCU ascoltate finora, il film non delude. Forse 134 minuti sono parecchi, ma alla fine passano, perché le pause non sono moltissime.
Il Wakanda, ricostruito in digitale, è un bel vedere. Un efficace misto di africa antica e di tecnologia che è un efficace sfondo alla vicende. È un peccato che gli effetti siano più al risparmio della media dei film MCU, quasi da pilota di serie televisiva.
In tal senso il finale lascia pensare che dopo la dimensione fantastica, T’Challa potrebbe anche assumere un ruolo da eroe urbano, che in molte saghe fumettistiche gli è stata parecchio congeniale. In questo caso sarebbe appunto più adatta una serie TV più che un altro film, data la dimensione che i Marvel Studios danno alle produzioni cinematografiche.
Come tutti i film MCU, si guarda al presente ma si butta uno sguardo al futuro nelle scene nei credits (due, una dopo la prima parte dei titoli e una proprio alla fine), annunciando che intanto Black Panther tornerà, disperso nel calderone di Avengers: Infinity War.
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