Spencer Stone, Alek Skarlatos e Anthony Sadler si conoscono alle elementari, in una scuola cattolica della profonda provincia americana. Due bianchi e un nero, hanno tutti e tre in comune la passione per la guerra, problemi con le regole scolastiche e due di loro vivono con una madre single. Una volta cresciuti Stone e Skarlatos decidono di arruolarsi anche se la vita da soldato è molto diversa da come la sognavano. Nell’estate dei 2015 i tre amici fanno un viaggio in Europa e sul treno che li porta da Amsterdam a Parigi riescono a sventare un attentato terroristico, che avrebbe potuto trasformarsi una strage come quella del Bataclan.
Dire che Clint Eastwood è un grande regista è come voler ribadire il concetto che il ghiaccio è freddo; ne è la prova una carriera costellata da grandi film, premiati con importanti riconoscimenti internazionali. L’uscita di ogni sua pellicola è un’attesa per capire come il regista ottantottenne abbia raccontato una nuova storia con il suo tocco sempre personale. Non fa eccezione ma, anzi riesce a sorprendere questo Ore 15:17 – Attacco al treno che avrebbe potuto ricalcare le orme di American Sniper e che invece imbocca una strada diversa e (per chi vi scrive) inaspettata.
Già nella scelta di far interpretare la parte di se stessi a Stone, Skarlatos e Sadler, Eastwood fa una dichiarazione d’intenti su un film dal forte tono documentaristico, con una regia, una fotografia e dei dialoghi volutamente piatti e sotto tono. Chi “realmente” siano questi tre è ciò che interessa raccontare, non tanto l’attentato sventato, tant’è che le scene action sono relegate quasi tutte agli ultimi minuti del film. Questi tre non sono dei novelli Rambo ma neppure infallibili marines o cecchini in Afghanistan con la responsabilità di salvare il mondo dalle forze del male, anche se a loro sarebbe piaciuto essere così. No, ci dice Eastwood, questi sono solo dei bravi ragazzi cattolici americani un po’ tonti, incapaci davvero di brillare in qualcosa, ma non per questo razzisti o violenti.
Appartengono alla generazione di quelli che si sono fatti un’idea della guerra dai telefilm, ma non per questo comprano i fucili su internet e sparano ai loro compagni di scuola. Sono degli americani che vanno in giro per il vecchio continente a farsi selfie con i monumenti, ma pronti a sacrificare la propria vita per il bene. Non sono eroi, sono persone comuni senza grandi qualità o cultura, che hanno avuto la capacità di compiere un gesto giusto e generoso.
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