Iacopo Bruno vive e lavora a Milano dove ha fondato insieme a Francesca Leoneschi lo studio di grafica e illustrazione The World of DOT. Collabora con le più importanti case editrici italiane e nel mondo. Le sue illustrazioni hanno ricevuto riconoscimenti dalla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, dalla Society of Illustrators, dal Texas Bluebonnet Award, dalla Junior Library Guild Selection e dal Cook Prize.
Come si è avvicinato al mondo dell’illustrazione?
Mio padre, architetto, che disegnava benissimo, mi mise una matita in mano appena fui in grado di tracciare una linea su un foglio. Mia madre, insegnante, che disegnava malissimo, ha sempre coltivato questa mia passione e mi ha sempre sostenuto. Ho studiato al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti di Carrara. Ho sempre pensato che nella vita avrei dipinto. ma è stata mia moglie Francesca, grafica, a farmi avvicinare all’illustrazione.
A quei tempi lavoravo a Roma come disegnatore tecnico in un’impresa di costruzioni e Francesca mi regalò un catalogo di illustratori trovato in una piccola libreria dell’usato che mi colpì particolarmente. Scoprimmo presto che quella era la selezione degli illustratori della Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna. L’anno dopo partecipai al concorso e fui selezionato, era il 1995.
Dunque direi che mi sono avvicinato all’illustrazione grazie alle persone più importanti dellamia vita.
Tra tutte le forme di arte, perché ha scelto di affrontare proprio le cover librarie?
Arrivò il momento in cui dovetti fare delle scelte per capire quale potesse essere la strada che mi avrebbe permesso di dedicare più tempo possibile all’illustrazione. Si presentò un’occasione: un mio compagno di studi, Giacomo Callo, si era trasferito a Milano per lavorare ai Servizi Grafici Editoriali della Mondadori. Un’opportunità unica per presentare un mio portfolio d’illustrazioni che realizzai con acrilici e aerografo (l’utilizzo del computer era ancora abbastanza lontano).
L’incontro con la Mondadori andò bene e da lì a poco pubblicai la mia prima illustrazione per la copertina di un Oscar Mondadori di fantascienza. Non era esattamente il tipo d’illustrazione alla quale aspiravo, ma non mi sembrava vero che un editore mi pagasse per disegnare! Quello che mi piaceva davvero era fare illustrazioni per ragazzi, ma prima di riuscire a realizzare questo sogno ho passato anni su romanzi di fantascienza, storici, femminili, gialli. Alla fine, con non poca fatica, sono riuscito a entrare nel mondo dell’editoria per ragazzi e farmi conoscere in Italia e all’estero. Il bagaglio di esperienza maturata nei vari generi letterari rappresenta la spina dorsale della mia formazione.
Cosa rappresenta secondo lei la cover per un romanzo?
A mio parere ci sono due tipi di lettori che entrano in libreria. Quelli che sanno esattamente che libro cercano e quelli che cercano un libro che li ispiri. Direi che la copertina deve parlare principalmente al secondo tipo di lettore. La copertina deve aiutare a compiere il primo importante gesto del lettore che gironzola per la libreria: prendere in mano il libro! Da lì in poi è tutto più facile perché il lettore avrà molti più strumenti per scegliere proprio quel libro: l’autore e la sua biografia, il titolo, la quarta di copertina, il prezzo e, per i più attenti, il peso, l’odore, la rilegatura o la cartotecnica.
Insomma la copertina deve trovare il suo lettore. Con pochissimi elementi come un’immagine e un titolo, deve attirare la sua attenzione.
Dunque la copertina è soltanto una "facciata" per i contenuti o ha anch’essa un suo significato?
Penso che sia molto importante, a parte casi molto particolari, che la copertina sia coerente con il contenuto del libro e onesta con il lettore. Penso sia necessario che dalla facciata si possa intuire cosa troveremo all'interno. Se il lettore dovesse trovare un contenuto incoerente con la facciata molto probabilmente rimetterebbe il libro al suo posto e la copertina avrebbe fallito il suo compito.
Esistono anche copertine che, oltre a compiere il proprio lavoro di dialogo con il lettore, acquisicono significato e valore anche scollegate dal libro. Non è un caso che esistano, soprattutto negli Stati Uniti, concorsi che premiano le migliori copertine dell’anno a prescindere dal contenuto.
Ideare la cover di un romanzo: da dove iniziare?
Dal romanzo! Ogni libro racconta una storia e la prima cosa da fare è capire di che storia si tratta, chi è il suo lettore. Il senso della storia, il mondo che racconta, i personaggi che la popolano, il genere che tratta… va tutto rappresentato nello spazio di una copertina. Molte volte gli editori vorrebbero rappresentare talmente tante informazioni che ci vorrebbe un film intero per raccontarle. Ho un piccolo aneddotoa questo proposito.
Quando facevo parte della squadra di illustratori che curavano la collana Urania ricevetti questo brief dall’editore per l’immagine di copertina: "L’universo! Due astronavi solcano gli spazi siderali tempestati di pianeti e costellazioni. Il pilota della prima astronave è in piedi davanti al timone guarda lontano. Nei suoi occhi il riflesso della donna che è al comando della seconda astronave." Beh, adesso provate a realizzare questa illustrazione. Il primo passo è la sintesi!
Quali sono gli elementi fondamentali secondo lei?
Come dicevo, uno degli ingredienti e senz’altro la sintesi. È indispensabile comunicare con pochissimi elementi senza mai perdere di vista il fuoco della copertina. La libreria è piena di libri e riuscire a realizzare una copertina che riesca a farsi vedere in mezzo a questo caos visivo è sempre una sfida. I colori sono un altro ingrediente fondamentale. Probabilmente il nostro libro sparirebbe in mezzo agli altri se realizzassimo una copertina marrone per un romanzo storico. Quasi tutti i romanzi storici sono nella gamma dei toni marroni. Il bianco non dovrebbe mai mancare in una copertina, a volte basta un po’ di luce nell’immagine per tirarla fuori dal gruppo.
Ma nel ristretto spazio di una copertina non c’è solo un’immagine, quasi sempre è necessario scriverci sopra l’autore o gli autori, il titolo, il sottotitolo, il titolo della serie, uno o più strilli, la casa editrice, e tutto si complica notevolmente dal punto di vista della composizione tipografica lavorando con editori tedeschi, perché una cosa è gestire la composizione di un titolo come ODD di Neil Gaiman e un’altra cosa è fare è un titolo come Die GEISTERVERSCHWÖRUNG MARA DECKT AUF di Susanne Mittag!
Disegnare i testi delle mie illustrazioni è forse uno degli ingredienti che più mi caratterizza. Affronto la scrittura esattamente come un’illustrazione. Entrambi raccontano la stessa storia, vivono delle stesse cromie e molto spesso sono realizzate con la stessa tecnica. Devo ringraziare ancora una volta Francesca che ha saputo suggerirmi ed aiutarmi a disegnare il type sulle mie illustrazioni. Sino a quel momento realizzavo illustrazioni lasciando lo spazio per scrivere ai grafici degli editori, ma non tutti i grafici sono ugualie i risultati finali erano altalenanti. Da quel giorno ho realizzato tutte le mie copertine includendo la composizione tipografica e questo penso che mi abbia contraddistinto.
Quali sono i suoi temi e le sue tecniche preferite quando realizza una cover?
Essendo un’illustratore prettamente dedicato all’editoria, i miei temi sono i temi dei romanzi che devo illustrare. Mi dedico alle illustrazioni delle copertine, che accetto di realizzare, sempre con la stessa intensità e impegno. Svolgo il mio lavoro con la cura che un buon artigiano mette nel costruire un violino. Naturalmente ci sono illustrazioni che mi appartengono di più e altre meno, ma mi ritaglio sempre un po’ di spazio al di fuori del lavoro per disegnare liberamente senza committenza.
Amo tutte le tecniche e cerco di sperimentarle tutte. Ho realizzato illustrazioni usando tecniche dall’acrilico al 3D, dallo scraperbord alla tempera all’uovo. Mi piace moltissimo sperimentare. Al momento lavoro principalmente disegnando a mano e colorando digitalmente.
In molti romanzi di cui si è occupato, il suo lavoro non si è fermato soltanto alla realizzazione della cover, ma ha curato anche tutto il reparto grafico interno e addirittura il materiale e la forma della pagina scritta, basti pensare alla serie di Ulisses Moore o a The School for Good and Evil. Lo ritiene un esercizio di stile o assume un significato nel modo in cui offre il romanzo al lettore?
Mi piace moltissimo raccontare attraverso le immagini e, se il romanzo e l’editore me lo permettono, non mi limito mai alla sola copertina. Cerco di raccontare sul dorso del libro, sulla quarta e sulle alette o addirittura, come nel caso di Ulysses Moore, anche sul rivestimento del libro. In questo caso specifico Il lettore, togliendo il rivestimento del libro, poteva trovare i vecchi diari di Ulysses Moore. Non è un esercizio di stile ma un servizio che il mio lavoro fornisce al romanzo.
Lei ha uno studio grafico a Milano, The World of DOT, specializzato in grafica editoriale e illustrazione, però lavora molto anche all’estero, dato che ha realizzato copertine per molti romanzi stranieri: quali differenze ha incontrato tra i due mercati editoriali dal punto di vista dell’illustrazione?
Ho fondato insieme a Francesca Leoneschi, circa dieci anni fa, lo studio The World of DOT che si occupa principalmente di editoria ed è oggi leader del settore curando la grafica editoriale delle maggiori case editrici italiane. Il nostro studio è composto da me, Francesca e 7 grafici talentuosi. Lavoriamo tutti insieme in unico spazio aperto. Tutti si occupano di tutto e Francesca ne segue la direzione artistica. Il mio ruolo, un po’ più individuale, è di illustratore per ragazzi principalmente con editori americani ed europei e per collane del Corriere come Agatha Christie, Salgari, Scerbanenco, Shakespeare e per Rizzoli la collana Nero Rizzoli. Per l’Italia curo inoltre alcune collane di EL come Carta Bianca e Semplicemente Eroi. Quest’anno lo studio festeggerà i suoi primi dieci anni e per l’occasione presenteremo il nostro nuovo sito dove si potrà scoprire un po’ più di noi e del nostro lavoro.
Lavorare con editori americani è una mia grande soddisfazione e conquista. Si tratta di un mercato enorme, se paragonato al nostro, ed è una sfida sempre emozionante. Non è stato semplice nè scontato riuscire a parlare a dei ragazzi che vivono in una realtà diversa dalla nostra e hanno codici differenti. Forse nelle mie illustrazioni vedono qualcosa di esotico, di diverso dai loro standard. Un mio editore americano dice che le mie illustrazioni hanno il linguaggio di immagini molto popolari come i manga e la Disney, ma con un tratto più adulto.
Con mia grande soddisfazione quest’anno ho pubblicato, oltre alle solite copertine, il mio terzo libro illustrato, Sergeant Reckless scritto da Patricia McCormick e pubblicato daBalzer+Bray Harper Collins Publisher, dopo Mesmerized e Anything but Ordinary Addie scritti da Mara Rockliff e pubblicati da Candlewick Press.
Per un anno Francesca ha lavorato presso uno studio di grafica di New YorkCity e in quell’occasione ho avuto modo di vedere più da vicino il loro mondo. Ho riscontrato che gran parte del loro gusto grafico ha delle radici chiare e a noi familiari. Abbiamo conosciuto Louise Fili, che è tuttora la regina della grafica statunitense, che ci ha fatto capire quanto fossei mportante per il suo lavoro attingere dalla grafica europea e italiana di fine ottocento e del novecento. Quello che da noi appariva vecchio da loro era l’ultima tendenza del gusto.
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