Lara è uno spirito libero, lavora come pony express e frequenta una palestra di box. Sembra una ragazza comune ma in realtà è una ricca ereditiera che, nonostante siano passati sette anni, non si rassegna all’idea che il padre sia scomparso. Dietro alla rispettabile immagine da uomo d’affari, Mr. Croft era anche un avventuriero che, disperato per la morte dell’amata moglie, aveva affrontato molti viaggi per trovare oggetti mistici. Prima di scomparire misteriosamente si era imbattuto nella leggenda di una terribile regina in grado di uccidere con il solo tocco, e per questo sepolta in una remota isola al largo del Giappone. Dopo aver trovato lo studio nascosto del padre, Lara decide di mettersi sulle sue tracce, imbattendosi così in un’organizzazione chiamata Trinità.
Per parlare di questo nuovo film dedicato a Tomb Raider bisogna necessariamente partire dal reboot del videogioco del 2013 che porta non a caso lo stesso titolo. Il nono capitolo della serie ludica dedicato all’archeologa inglese è stato segnato da un restyling completo, oltre che per giocabilità, in primis proprio sul personaggio di Lara. Abbandonate le forme da pin up che invece l’avevano resa così famosa quando il primo Tomb Raider uscì nel 1996, la nuova eroina ha un fisico atletico e asciutto, ed è una ragazzina alla sua prima esperienza nel mondo dell’archeologia. Coerentemente anche sul grande schermo si è preferito abbandonare le rotondità di Angelina Jolie, che aveva interpretato Lara nei primi due pessimi film (Lara Croft: Tomb Raider del 2001 e Tomb Raider – La culla della vita del 2003), per la più minuta Alicia Vikander.
L’operazione messa in atto da Roar Uthaug tiene ben presente, una volta tanto in una pellicola tratta da videogiochi, che chi andrà al cinema ha probabilmente anche tenuto in mano un pad. Per questo, esattamente come ha fatto Abrams in Star Wars Episodio VII, ci sono continue strizzate d’occhio ai fan, con citazioni che arrivano direttamente dal video game. L’abbigliamento di Alicia Vikander, l’uso degli oggetti come arco e piccozza, e persino tutta la scena dell’aereo sulla cascata, sono tutti riferimenti che il giocatore conosce bene, e che apprezza molto di più del solito ovvio finalone con tomba da aprire e cattivi al seguito.
È chiaro che Tomb Raider non è neanche lontanamente Indiana Jones, ma in questi vent’anni ha saputo costruire una sua mitologia con la quale anche il grande schermo deve saper fare i conti. Per i non giocatori rimane comunque una Vikander credibile ma lontana dall’essere una action woman alla Charlize Theron, e una storia già sentita ma divertente.
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