È proprio vero, le grandi città sono pericolose e Londra lo è più delle altre, specie per degli indifesi gnomi da giardino. Infatti, neanche farlo apposta, una terribile minaccia incombe su Gnomeo, Giulietta e la loro banda di amici, intenti a progettare il nuovo giardino londinese nel quale si sono appena trasferiti. Una mano misteriosa sta macchinando nell’ombra, rapendo tutti gli gnomi e solo l’investigatore più famoso del regno, insieme al suo fidato assistente, potrà scoprire il colpevole. Sherlock Gnomes è certo che dietro a questa brutta storia ci sia il suo arcinemico Moriarty, nonostante l’apparente finita in cocci di questi durante il loro ultimo scontro. Alla ricerca degli gnomi perduti si mettono anche Gnomeo e Giulietta, decisi a ritrovare i loro amici e forse anche l’amore.
Sequel di Gnomeo & Giulietta, grande successo commerciale di qualche anno fa che ha proposto in chiave “gnomi da giardino” la storia d’amore più famosa del mondo, la Rocket questa volta propone le avventure rivisitate dell’investigatore di Sir Arthur Conan Doyle, lasciando alla sceneggiatura Andy Riley e Kevin Cecil, e sostituendo alla regia Kelly Asbury con John Stevenson. Parte del successo negli Stati Uniti della pellicola capostipite si ebbe anche grazie a una schiera d’attori di primo livello che diedero le voci ai personaggi, come James McAvoy, Emily Blunt e Michael Caine. Tradizione questa proseguita da Sherlock Gnomes che, in versione originale, ha la voce niente meno di Johnny Depp, oltre al resto del cast confermato.
Cosa succede invece nella versione italiana? Per una qualche misteriosa ragione i personaggi sono stati doppiati con fastidiosissimi accenti regionali, decidendo che i gargoyle dovevano parlare romanesco, Giulietta e famiglia venivano dal Sud, Gnomeo dalla Brianza e così via. Persino i personaggi inglesi come Sherlock e Watson hanno un accento così esagerato che in certi momenti si fa fatica a capire cosa stiano dicendo. Il risultato, insieme a una storia tutt’altro che brillante, è per chi ha più di sette anni, da fuga dalla sala. Chiedersi il perché di tale operazione per il mercato italiano è legittimo; certo, non è stato rovinato un capolavoro ma non si capisce davvero dove si volesse andare a parare.
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