Marnie è la misteriosa bambina della Casa della Palude con cui Anna stringe un'intensa amicizia in un'estate inglese della metà degli anni Sessanta. Il rapporto tra le due è basato sulla condivisione di segreti e di un senso di solitudine che Anna esprime bene nelle primissime battute del libro:
Anche se non avrebbe mai potuto spiegarlo alla signora Preston sapeva perfettamente che cose tipo le feste, gli amici e uscire per un tè con le persone andava bene per tutti quelli che stavano dentro, ovvero dentro una specie di cerchio magico invisibile. Ma Anna era fuori. E quindi queste cose non avevano niente a che fare con lei. Le cose stavano semplicemente così.
Anna è ospite dalla signora Preston perché i suoi genitori adottivi, che lei chiama zio e zietta, sono preoccupati per la sua salute – Anna soffre di attacchi di asma – e per la sua attitudine all'isolamento. Anna tenta di sembrare una persona ordinaria, che non lascia trapelare ciò che ha dentro e rifiuta la connessione con gli altri:
Se davvero li avesse conosciuti, e viceversa, si sarebbe rovinato tutto. Allora sarebbero diventati come gli altri, amichevoli solo in parte. Loro, da dentro, che guardavano con curiosità lei che stava fuori, aspettandosi che a lei piacesse quello che piaceva a loro, che lei avesse quello che avevano loro, che facesse quello che facevano loro. E quando avessero scoperto che a lei non piaceva, lei non aveva, lei non faceva (o qualunque cosa fosse che la tagliava sempre fuori dagli altri), avrebbero perso interesse. Se l'avessero odiata sarebbe stato anche meglio. Ma non l'aveva fatto mai nessuno. Avevano solo perso interesse, educatamente. Quindi allora sarebbe stata lei a dover detestare loro. Non furiosamente, ma con distacco, dando sempre l'impressione di essere ordinaria.
L'amicizia con Marnie trasporta Anna in un mondo tutto suo, sospeso tra realtà e immaginazione: fino alla fine restiamo in dubbio sulla "consistenza" di Marnie, che potrebbe essere un fantasma oppure un'invenzione della mente di Anna. Quando c'era Marnie, scritto da Joan G. Robinson nel 1967 e proposto in Italia nel 2017 da Kappalab sulla scia dell'omonimo film dello studio Ghibli uscito da noi nei 2015, è una storia sulla solitudine e allo stesso tempo un racconto sul perdono: Anna dovrà perdonare i suoi genitori e sua nonna che, morendo, l'hanno abbandonata. E lo farà perdonando Marnie, che a un certo punto sparirà senza lasciar traccia.
Il percorso della ragazzina viene chiuso in un certo senso da questo passo, che riporto da una delle pagine conclusive del libro.
Delicato e scorrevole, Quando c'era Marnie è un romanzo per ragazzi che è adatto a ogni età, la cui profondità emerge per chi sa trovarla. Per questo ve ne consigliamo la lettura, che abbiate amato l'omonimo film dello Studio Ghibli o che non lo abbiate (ancora visto). In fondo, c'e sempre tempo per recuperare.
… a proposito di stare "dentro" o "fuori". Non aveva niente a che vedere con il fatto che ci fossero altre persone, o con l'essere figlia unica o appartenere invece a una famiglia numerosa; ora lo sapeva: aveva qualcosa a che fare con quello che ci si sente dentro.Nell'arco di due minuti sarebbe tornata alla Casa della Palude, a sedersi insieme agli altri intorno al fuoco dal dolce odore di legna crepitante, ad abbrustolirsi i piedi e a prendere il tè e a mangiare panini dolci tostati. Ma nemmeno allora sarebbe riuscita a sentirsi più "dentro" di come si sentiva in quel momento, mentre stava correndo da sola lungo l'argine, fuori, nella pioggia e nel vento
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID