Quest'anno a Lucca Comics & Games torna lo stand Armenia, che ha portato numerosi titoli di R.A. Salvatore, della serie di Doctor Who e i primi volumi tradotti in italiano della serie di The Riyria Revelations di Michael J. Sullivan. La cover dell'edizione italiana dei romanzi di Sullivan sono realizzate dall'artista italiano Federico Musetti.

L'autore, presente allo stand, tra un firmacopie e l'altro, ci ha dato l'occasione di scambiare due parole con lui.

Come hai cominciato la tua carriera di scrittore?

Ho cominciato a scrivere quando avevo solo tredici anni e, nel corso dei successivi venti anni, ho scritto circa tredici romanzi che non sono riuscito a pubblicare. Avevo quindi gettato la spugna, fin quando anche grazie all'aiuto di mia moglie ho trovato una piccola casa editrice che ha cominciato a pubblicare la serie di The Riyria Revelations. Poi la casa editrice è fallita e allora, una volta riacquistati i diritti, ho deciso di continuare la serie autopubblicandomi. Le vendite mi sono andate molto bene e così i miei romanzi sono stati acquistati da Orbit, una grande casa editrice, mentre per la seconda serie sono arrivato addirittura alla Random House.

Perché hai scelto di scrivere proprio romanzi di genere fantasy, e in particolare quello che viene definito epic-fantasy?

Mi è sempre piaciuto Tolkien, credo che non ci sia nessuno come lui. Nel periodo duro in cui avevo rinunciato a pubblicare i miei romanzi per i rifiuti collezionati, scrivevoo storie fantasy per me e per mia figlia, per divertimento. Ho sempre scritto quello che mi piace.

Quanta importanza ha la magia nei tuoi romanzi?

Ne Il Signore degli Anelli non c'è molta magia, ho cercato di seguire questo esempio nei miei romanzi. Ci sono maghi potenti, in grado di imbrigliare la natura e manipolare gli elementi, ma verso la magia ho quell'approccio che Sanderson definisce "scientifico".

Oltre a Tolkien, quali sono le tue fonti di ispirazione?

Non saprei ben dirlo. Sicuramente sono stato ispirato da film e serie TV di stampo fantasy, ma soprattutto mi piacevano le storie in cui i protagonisti erano due amici che insieme andavano a vivere straordinarie avventure, un po' come Robin Hood e Little John. Quindi ho deciso di creare i miei due personaggi, Royce e Hadrian: un personaggio cinico e l'altro idealista, diversi ma che insieme creano una tensione narrativa divertente. Molti romanzi fantasy hanno atmosfere cupe e ciniche, io invece volevo qualcosa di diverso nelle mie opere, di più leggero, per lasciar sempre importanza al lato divertente. Inoltre, quando leggevo romanzi fantasy dagli scaffali, spesso trovavo che gli autori descrivevano troppo l'ambientazione, tutto insieme, rendendo difficile all'inizio entrare nella storia vera e propria. Dunque ho cercato di creare una sorta di thriller che permettesse al lettore di entrare subito in medias res nella vicenda, più facile da digerire, quindi più fruibile e divertente.

Come tecnica narrativa, utilizzo la terza persona dal punto di vista dei personaggi, senza narratore omniscente.

Sempre parlando di Sanderson, che ha tenuto in passato un workshop a Lucca Comics & Games sull'argomento: l'autore distingue gli scrittori in due grandi categorie: i discovery writer (che non hanno una trama ben precisa in testa e lasciano agire i personaggi liberamente) e gli outliner (che già al momento di prendere in mano la penna hanno già scritto ogni passaggio capitolo per capitolo).
A scuola di scrittura con Brandon Sanderson

A scuola di scrittura con Brandon Sanderson

Articolo di Chiara Crosignani e Irene Grazzini Mercoledì, 9 novembre 2016

Nella cornice di Villa Gioiosa, l’autore delle Cronache della Folgoluce e di Mistborn intrattiene per due ore una classe di scrittori e aspiranti scrittori con una lezione sul tema The plot thickens.

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Tu che tipo di scrittore sei?

Se tracciamo una linea tra i discovery writers e gli outliners, è evidente che rappresentano due estremi da evitare: con l'outliner la storia è molto curata, ma i personaggi spesso agiscono in modo non coerente, perché appunto hanno la storia da rispettare; al contrario, con il discovery abbiamo romanzi magici e pienidi passione, ma si rischia che il finale non rispetti le aspettative iniziali. Credo che si debba trovarsi un po' a metà tra questi due estremi, e muoversi verso una parte o l'altra in base al momento e alla storia.

Riguardo alla tua esperienza di self-publishing, cosa consiglieresti a uno scrittore in erba che si trova a fronteggiare rifiuti da parte di agenti letterari e case editrici?

Pur dopo tutti i rifiuti che ho ricevuto, ho scelto di intraprendere il self-publishing perché credevo nei miei romanzi, e li ho promossi da solo, conquistandomi sempre più fan. In questo modo sono riuscito a vendere e ad attirare così l'attenzione di grosse case editrici. Quindi continuate a scrivere e a provare.

Hai scritto sei volumi ambientati nello stesso mondo (Theft of SwordsLadri di spade, Armenia, 2017; Rise of EmpireSorge un impero, Armenia, 2018; Heir of Novron) e sei prequel.  Perché queste scelte? Quali sono i tuoi progetti futuri? 

Ho già cominciato una nuova serie con Age of Mith, la serie The First Empire, ambientata 3000 anni prima di The Riyria revelations. Progetto di scrivere un'altra serie collocata temporalmente a metà tra queste due, riguardo l'Impero Romano, per connettere le mie opere precedenti e creare una "bridge" serie.