A Lucca Comics & Games 2018, il 2 Novembre in sala Ingellis si è tenuto un incontro con Paul Bonner dal titolo Out in the dark forest.
Paul Bonner, special guest dell'edizione 2018 di Lucca Comics & Games, con una mostra dedicata ai suoi lavori, è un famoso illustratore fantasy che ha lavorato per il mondo di Lupo Solitario e sulle copertine per alcuni moduli di Dungeons & Dragons. Bonner ha inoltre illustrato diverse carte di Magic: the Gathering, a partire dall’espansione Vespro del 2008, e ha legato il suo nome alle grandi saghe fantasy di J.R.R. Tolkien e di Lloyd Alexander.
Negli ultimi anni Bonner ha contribuito al boardgame Zombicide e sta lavorando per portare nel mondo ludico Trudvang, basato su misteriose e oscure saghe nordiche e celtiche.
Già Ospite d’Onore nel 2004 e nel 2017, torna con una mostra celebrativa della sua carriera e con un breve incontro in sala Ingellis per rispondere alle domande degli appassionati dei suoi lavori.
Bonner spiega che l'illustrazione per lui è fare qualcosa che gli piace, raccontare una storia e permettere a questa storia di diventare viva, che sia sua o di altri. Quando mi trovo di fronte al foglio bianco, oltre alla paura di doverlo riempire, nella mia testa c'è già la storia, devo soltanto farla uscire e trasmetterla sulla tavola.
L'artista ha raccontato la sua esperienza professionale e collaborativa presso Games Workshop, dove una serie di artisti si sono trovati a lavorare gomito a gomito, condividendo la loro arte in un clima competitivo, in senso positivo, perché dava la spinta a migliorarsi. Tra questi artisti, Bonner ha conosciuto anche Adrian Smith, con cui ancora è amico.
Riguardo alle sue ispirazioni, Bonner ha iniziato la sua carriera ispirandosi ai grandi nomi dell'età dell'oro dell'illustrazione, per essere poi attratto dai pittori naturalistici russi del diciannovesimo secolo. Nel corso degli anni, poi, ovviamente sono cresciute anche le sue fonti di ispirazione.
C'è una grande differenza tra essere ispirati ed essere influenzati
, afferma l'artista, ed è chi osserva l'opera che giudica cosa è stata ispirazione e cosa influenza.
Per lui le fonti di ispirazione sono tutto ciò che lo circonda, che poi tiene nel cuore e nella testa. Il resto è la tecnica con cui trasmette queste immagini, e lui afferma di dipingere nello stesso modo che usava da bambino. Non è mai passato al digitale. Non vuole che la tecnica domini la sua opera, ciò che è importante è il disegno che ne risulta.
Nel corso degli anni, comunque, il suo stile si è evoluto, semplificandosi e focalizzandosi sempre di più su soggetti realistici. Ho abbandonato enormi armature e colori sgargianti ed eccessivi, perché voglio dipingere qualcosa in cui voglio anche poter credere. Perché una volta che il cosiddetto effetto stupore passa, cosa rimane in un'opera?
In Bonner personaggi e paesaggi si fondono in modo organico, perché per lui si tratta di mettere attori in un palcoscenico. Gli attori sono fondamentali, ma anche la scena vuole la sua importanza, perché rimane anche quando gli attori lasciano il palco.
Mi piace disegnare gli sfondi e a volte lo scenario diventa un altro personaggio del disegno… e quasi mi dispiace rovinarlo mettendoci un dannato troll!
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