Se con Animali fantastici e dove trovarli, incentrato primariamente sulla missione di Newt Scamandro per liberare il Tuono Alato (con un Grindelwald relegato a mera comparsa tangenziale) poteva essere considerato uno spinoff di Harry Potter a tutti gli effetti, con Animali fantastici – I crimini di Grindelwald costituisce invece un vero e proprio prequel. Mentre infatti il primo episodio aveva sostanzialmente creato il setting per le nuove storie, la nuova pellicola torna prepotentemente a riconnettersi con la saga originaria.
Anzitutto ripescando temi a essa molto cari: quello del bambino orfano come perno centrale attorno cui ruoterà tutta la vicenda, con Clarence Barebone al posto di Harry. Poi con la ripetizione del modulo dell'orfano. Tuttavia, mentre nella saga madre questo aveva un polo positivo (Neville, il bimbo che poteva soddisfare anch'egli la Profezia, orfano all'atto pratico in quanto avente genitori non più capaci di intendere e volere, ma profondamente amato da essi) e uno negativo (Tom Riddle, il bimbo orfano rifiutato da entrambi i genitori), qui l'accento è posto sul negativo, con l'orfano non voluto Clarence e la semi-orfana (in quanto priva di madre) Leta Lestrange, non amata dal padre.
Torna anche la tematica del bambino concepito in assenza di Amore autentico: Leta riecheggia infatti la condizione di Tom Riddle, poiché mentre il padre di questi era probabilmente sotto l'influsso di un filtro d'amore, la madre di Leta era sotto la maledizione Imperius. E torna anche il ruolo salvifico di questa forza vitale: laddove il sacrificio di Lily aveva protetto Harry dall'Anatema Che Uccide e il sacrificio di Harry aveva protetto la comunità magica dai poteri di Voldemort ancora prima dell'annientamento fisico di quest'ultimo, qui il sacrifico d'Amore è fonte di riscatto per la tormentata Leta, mentre non è così per Queenie, che sacrifica il sentimento alla seduzione del Potere così come farà poi Severus Piton.
Torna infine il tema del Doppio, questa volta determinato non da una profezia ma da un semplice scambio di infanti.
Ricorrono inoltre alcuni moduli narrativi già adottati, come l'importanza fondamentale degli incantesimi in cui il sangue è parte imprescindibile e come la necessità di distruggere un manufatto magico per poter affrontare il compito di distruggere il Male. Con riguardo a quest'ultimo, di nuovo ci si trova davanti alla questione della neutralità: mentre nella saga originaria la mancata presa di posizione di personaggi quali Horace Lumacorno era dettata da egoismo e mancanza di carattere, qua è originata dall'atteggiamento un po' 'love&peace' del naturalista Scamandro. Tuttavia, in entrambi i casi, la lezione della Rowling è che, a un certo punto, si sarà costretti a scegliere una presa di posizione in un senso o in un altro.
Se quanto sopra costituisce lo scheletrato sottile della nuova storia, non manca comunque una serie di innesti maggiormente percepibili dai fan a un livello più superficiale: ci ritroviamo così immersi negli elementi costituivi del Potter-verso, grazie a ben noti incantesimi, oggetti, animali e, dulcis in fundo, veniamo ritrasportati a Hogwarts, godendo di nuovo di istantanee sulla vita scolastica, sia contemporanea che passata, con le lezioni magiche, le dinamiche fra studenti, un Ministero della Magia già da allora in contrasto con Albus e, infine, con un giovanissimo Newt Scamandro che richiama alla mente l'altrettanto sconfinata e spesso pericolosa devozione di Rubeus Hagrid per le magicreature.
È in questo contesto che ci imbattiamo in un particolare cui è stato dato molto risalto negli ultimi giorni sulle testate di tutto il mondo: la presenza di una professoressa McGrannitt, durante gli anni di permanenza a Hogwarts di Newt, quando l'insegnante che noi tutti conosciamo nascerà solo qualche lustro più tardi. Tuttavia, bisogna riconoscere che non viene mai fatto il nome di Minerva e dunque, piuttosto che una clamorosa svista di continuità da arte della Rowling, appare più verosimile che si tratti di una paretela non ancora ben chiarita.
Quanto alla spettacolarizzazione, così preponderante del primo film, data anche l'esiguità di quella trama, per fortuna essa viene qui ricondotta al suo più consono ruolo di cornice e altrettanto dicasi per gli intermezzi ludici regalati dalle peripezie degli animaletti fantastici (niente intermezzi cartoonistici di Erumpent in calore, per intenderci).
Fanno eccezione le scene iniziali della fuga di Grindelwald, piene di effettistica che, unitamente all'eccessiva velocità e densità delle azioni in corso, finisce per richiedere allo spettatore un'attenzione spropositata. L'eccessiva velocità è un difetto riscontrabile anche in un'altra scena cruciale, ancorché priva di computer graphic, e pertanto si può dire che il montaggio appare l'unico anello debole in un film altrimenti ben sceneggiato, diretto e recitato.
Naturalmente Animali fantastici – I crimini di Grindelwald non è fatto però solo echi mutuati dalla prima saga e incipriati di lustrini in CGI. La Rowling addensa poderosamente la vicenda con nuovi elementi, oltre a regalarle abbondanti coloriture di giallo (forse a anche riflesso dell'attività autoriale sotto lo pseudonimo di Robert Galbraith). Ad esempio, viene precisato che l'Obscurus è sostanzialmente una proiezione magica del vuoto provato dall'orfano, mentre viene introdotta la nuova figura delle Maledictus, donne che a seguito di una maledizione del proprio sangue hanno la capacità di trasformarsi in un dato animale, ma che via via perdono il controllo di questa facoltà finendo intrappolate permanentemente in tale forma. Quest'ultima sarebbe la condizione di Nagini e benché una tale anamnesi sia senza dubbio interessante, la scrittrice dovrà fare molta attenzione a come deciderà di incrociare la strada di questo personaggio con quella di Voldemort, perché andare a toccare un horcrux a posteriori comporta il rischio di compromettere tutta la struttura pregressa, così come è già avvenuto con gli scricchiolanti cambi di regole sul funzionamento delle bacchette nei Doni della Morte.
La Rowling ci fa inoltre visitare nuovi luoghi come Ministero della Magia francese e il quartier generale di Grindelwald, ci mostra come si intensificano i legami fra i nuovi personaggi, ci fa apprendere gli intrecci fra questi ultimi e i vecchi personaggi della saga originaria, ci fa approfondire la natura del legame fra Albus e Gellert. Riguardo a quest'ultimo, ella ci descrive la logica intrinseca che lo muove e che richiama alla mente una situazione già toccata da Stephen King ne La Zona Morta: Grindelwald sa infatti che il mondo non magico, se non verrà soggiogato dai maghi, scatenerà la Seconda Guerra Mondiale e dunque, convinto di conoscere quale sia il Bene Supremo, lotta per ottenere il controllo. Il problema fondamentale è quello di giocare a fare la divinità ritenendo che la propria visione sia necessariamente l'intera visione di insieme e così, di nuovo, il tema del Libero Arbitrio entra prepotentemente in gioco anche in questa serie.
Tutti il materiale nuovo si innesta perfettamente in quello vecchio? In realtà alcuni punti destano perplessità, come ad esempio un certo legame di parentela di cui non si è mai sospettata l'esistenza, o il fatto che Nurmengard, da sempre descritta come una prigione, non sia stata evidentemente solo quello. Perciò viene da chiedersi se quello che appare è effettivamente ciò che è realmente e poiché ci sono ancora tre episodi da realizzare, nuovi colpi di scena ed eventuali virate a 180° possono ancora trovare spazio.
In definitiva, pare proprio che la Rowling si stia impegnando a tener fede a ciò che aveva dichiarato in occasione della premiere di Harry Potter e i Doni della Morte parte 2: Che torniate attraverso la pagina o il grande schermo, Hogwarts sarà sempre là per darvi il bentornato a casa
. Perché effettivamente, guardando Animali fantastici – I crimini di Grindelwald, si ritrova un po' la sensazione di essere tornati in famiglia.
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