Richard Schickel e Richard Corliss sono due fra i critici americani più influenti. E' a loro che la rivista Time ha dato l'incarico di stilare la classifica dei cento film più belli della storia.
Qualsiasi classifica in qualsiasi ambito, professionale o personale, costituisce sempre uno spiacevole “gioco al massacro”, una variazione sul tema “chi buttiamo dalla scialuppa di salvataggio” ed è in ogni caso frutto di canoni etici ed estetici che difficilmente possono essere definiti oggettivi. Il film della vita non può essere identico per tutti e chiunque, critico professionista o mero fruitore, compie determinate scelte con imbarazzo e reticenza se non con vero dispiacere.
Limitatamente al cinema il discorso risulta particolarmente complesso e mai una lista, qualsiasi fosse il numero di film selezionati, è stata accettata universalmente; il massimo dell’obiettività è stato raggiunto, forse, laddove i critici chiamati al giudizio hanno stigmatizzato la scelta di una determinata opera come una sorta di “premio alla carriera” di un autore, giustificandola nello specifico grazie a canoni, giustappunto, squisitamente personali (nel nostro caso, una domanda in questo senso potrebbe essere “Perché Yojimbo, di Kurosawa, e non Rashomon o I Sette Samurai?”)
Nella classifica stilata dai due autorevoli critici statunitensi, ciò che colpisce favorevolmente è il suo essere dinamica, arrivando anche a film degli anni più recenti e quindi suggerendo il possibile futuro inserimento di opere ancora inedite; per il resto resistono incrollabili capisaldi sul valore dei quali non è questo il luogo per discutere, compromessi con i colleghi britannici (ne è lampante esempio The Searchers di John Ford, preferito probabilmente a Stagecoach come omaggio ai canoni di lettura fordiana dettati dal critico e regista Lindsay Anderson ), si trovano gradite – o sgradite, ma è di nuovo un parametro personale – sorprese e soprattutto, ciò che raramente è avvenuto in precedenza, si è largamente e acutamente aperto il ventaglio dei singoli generi di appartenenza.
Quali che siano le considerazioni globali critiche non si può che essere compiaciuti, nel nostro ambito di testata specializzata, dell’inserimento di così tanti film ascrivibili al genere fantastico, lasciandoci soltanto in seguito, a mente fredda, travolgere dal gioco delle suddivisioni in sottogeneri che anima tanto spesso le nostre discussioni. E senza dimenticare che tutto il cinema, per la sua stessa natura fascinatrice, è comunque in qualche modo “fantastico”, nell’accezione più pura, semplice e immediata dell’aggettivo.
Se Metropolis di Lang sia fantasy o fantascienza, se Destino dello stesso regista – opera che personalmente preferisco – sia “più” fantastico e resti per opinione e convenzione comuni una fonte di ispirazione scenografica tuttora sfruttata, se L’invasione degli ultracorpi e Il Dottor Stranamore conservino forti connotazioni politiche, è disquisizione che lascia qui il tempo che trova.
Alle molte pellicole note, tra quelle citate, va aggiunto qualche piccolo “gioiello” di genere che forse potrebbe sfuggire a un’analisi superficiale e frettolosa, film con molte carte in regola, se non tutte, per appartenere al fantasy; sperando che il lettore ne comprenda le motivazioni, l’iscrizione spetta di diritto (sia pure per ragioni completamente diverse rispetto alla trilogia di Peter Jackson o al primo – ora quarto – indimenticabile Star Wars) a La Vita è Meravigliosa, di Frank Capra.
E’ con una gioia immensa, poi, che ho trovato in classifica (classifica, inoltre, che si affida astutamente a criteri rigorosamente alfabetici) Ugetsu Monogatari (I racconti della luna pallida d’agosto): il capolavoro di Mitzoguchi merita, al di là ripeto di qualsiasi considerazione etica e/o estetica, la collocazione nel genere fantasy proprio per le sue caratteristiche narrative intrinseche ed estrinseche, molto più di alcuni blasonati e notissimi film di Akira Kurosawa.
Ecco quindi un’altra nobile “provocazione” da parte dei due critici statunitensi, l’ennesima traccia verso una riscoperta della storia del cinema vista nella sua globalità.
Il percorso storico, che comunque ritengo debba rimanere rigorosamente personale e alieno da qualsiasi influenza esterna, è qui soprattutto un percorso dei sentimenti, difficile e insieme esaltante.
L’unico consiglio che mi sento di dare è la costruzione di un patchwork simile a quello, sublime colpo di cinema denso di ironica malinconia, offerto da Giuseppe Tornatore nel finale di Nuovo Cinema Paradiso, troppo noto perché lo si debba descrivere: discutibile all’infinito se visto dall’esterno, ma comunque frutto di un atto d’amore.
In conclusione, ecco i film estrapolati dalla lista che fanno, a buon diritto, parte del genere fantastico:
Blade Runner (1982)
Brazil (1985)
La moglie di Frankenstein (Bride of Frankenstein) (1935)
Il dottor Stanamore (Doctor Strangelove) (1964)
ET L'extraterrestre (E.T. The Extra-Terrestrial) (1982)
Alla ricerca di Nemo (Finding Nemo) (2003)
La mosca (The Fly) (1986)
L'invasione degli ultracorpi (Invasion of the Body Snatchers) (1956)
La vita è meravigliosa (It’s a Wonderful Life!) (1946)
King Kong (1933)
Il Signore degli Anelli (The Lord of the Rings) (2001-03)
Metropolis (1927)
Guerre Stellari (Star Wars) (1977)
I racconti della pallida luna d'agosto (Ugetsu) (1953)
L'elenco completo è disponibile all'indirizzo: http://www.time.com/time/2005/100movies/the_complete_list.html
27 commenti
Aggiungi un commentoAnche in quel caso...
OT
DR. FRANKENSTEIN: Dimmi, quel cervello che mi hai portato era di Hans Delbruck?
IGOR: No.
DR. FRANKENSTEIN: Ah, bene. E ti dispiacerebbe dirmi di chi era il cervello che gli ho messo dentro?
IGOR: Non si arrabbierà, eh?
DR. FRANKENSTEIN: No io non mi arrabbierò
IGOR: Ab... qualcosa.
DR. FRANKENSTEIN: Ab... qualcosa. Ab chi?
IGOR: Ab... norme.
DR. FRANKENSTEIN: Ab... norme!
Igor: Son quasi sicuro che era quello il nome.
DR. FRANKENSTEIN: Vorresti dire che io ho messo un cervello abnorme in un energumeno lungo due metri e venti e largo come un armadio a due ante? Canaglia! È questo che vorresti dirmi?
OT
con tutti i film splendidi che esistono non dev'essere stato facile scegliere. Ma Nemo, per quanto mi piaccia, è davvero il migliore??
Per loro sì, ma una critica è sempre soggettiva.
vero, non esiste totale obiettività...
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