In futuro remotissimo post-apocalittico le varie comunità umane hanno effettuato scelte diverse per la sopravvivenza. Dissolti gli stati, sono rimaste le città. Alcune sono state letteralmente rimontate in verticale su ruote e/o cingoli e vagano per il mondo fagocitando sia le risorse delle città rimaste stanziali che quelle delle città mobili più piccole, secondo i dettami di quello che tutti ormai conoscono e accettano come darwinismo urbano.
Londra è una di queste, dette trazioniste, e dopo aver esaurito le risorse delle isole britanniche, sbarca in Europa in cerca di città da cacciare.
Su Londra approda, mossa da un proposito di vendetta, la giovane Hester Shaw (Hera Hilmar) che incontra Tom Natsworthy (Robert Sheehan), un apprendista storico che studiando antichi reperti si è reso conto di cosa abbia provocato la guerra dei Sessanta Minuti che ha generato l'apocalisse. I due dovranno evitare che il potente Thaddeus Valentine (Hugo Weaving) metta le mani su una di queste antiche armi, con le quali vuole abbattere la muraglia che difende Shan Guo, roccaforte degli anti-trazionisti.
Se Hester è inseguita da una creatura meccanica che una volta era una umana, un predatore di nome Shrike (Stephen Lang in motion capture), ad aiutare i nostri eroi a resistere all'avanzata di Londra verso oriente ci saranno diversi personaggi, tra i quali spiccherà Anna Fang (Jihae), una fuorilegge sulla cui testa le autorità londinesi hanno messo una taglia.
Macchine Mortali, diretto da Christian Rivers alla sua prima regia dopo tanti anni da fedele sodale di Peter Jackson come supervisore degli effetti speciali, per i quali vinse l'Oscar per King Kong, è l'adattamento del romanzo young adult di Philip Reeve, pubblicato in Italia da Mondadori. Come spesso accade in questi casi, si tratta del primo pezzo di una saga più ampia, quindi potenzialmente sfruttabile in più film. Il progetto era in pre-produzione nel 2008, ma era stato accantonato in favore dei film tratti da Lo Hobbit. Nel frattempo al cinema abbiamo visto una vera e propria invasione di progetti di fantascienza young adult tratti da romanzi di successo: Hunger Games, Maze Runner, Divergent e tanti altri di sempre minore impatto sul pubblico, che ripetono più o meno gli stessi stilemi.
Il romanzo di Reeve, del 2001, e quindi tra i primi dell'ondata dal punto di vista letterario, si ritrova pertanto nella sua versione cinematografica a rischiare di essere accolto dal pubblico con la scomoda percezione di essere un epigono dei suoi successori.
Il film non sarà aiutato da un adattamento con qualche problema: la sceneggiatura con parecchi vicoli ciechi, personaggi minori forse, ma il cui arco appare monco; i tanti momenti di spiegazione, di vero e proprio infodump, che rallentano il ritmo; lo scarso carisma dei suoi interpreti, che non riescono a bucare lo schermo.
Seppur firmato da Rivers, Macchine Mortali è un film di Peter Jackson, nel bene e nel male. Jackson è un produttore la cui impronta è pesante e non trascurabile. Forse uno dei migliori della sua generazione di registi-produttori, ma non è mai stato un narratore altrettanto abile.
Se l'immaginario di Reeve era potenzialmente all'altezza di generare altrettante potenza visiva, come spesso capita nei film di Jackson, la trasposizione visiva diventa totalmente derivativa e senza personalità.
Come le città di Macchine Mortali sono un assemblaggio di pezzi diversi più o meno accostati, il film saccheggia da una discreta cultura cinefila, che passa da Miyazaki a Star Wars, passando per Terminator e Mad Max e persino per Il Settimo Sigillo di Ingmar Bergman, ma senza dare all'insieme quel tocco personale che fa la differenza.
Nonostante alcuni evidenti fili lanciati su un possibile seguito, il film può essere visto in modo auto conclusivo, pertanto in caso la saga cinematografica non continui non ci saranno domande irrisolte. Potrebbe rimanere irrisolta la visione complessiva del mondo di Reeve, che il film lambisce in superficie.
Macchine Mortali è un'occasione persa, viste le potenzialità del materiale originale, per creare un nuovo punto di riferimento nel genere. Si deve accontentare di inserirsi nella media, con uno spettacolo a tratti piacevole ma, purtroppo, dimenticabile.
2 commenti
Aggiungi un commentoHo letto in giro le prime recensioni e tutti più o meno concordano con quanto scritto da te, un film fuori tempo massimo per un genere in chiaro declino i cui soli effetti speciali non bastano a renderlo interessante.
Tra l'altro in tanti riferiscono delle scopiazzature da te riferite di grnadi classici. Peccato speravo che PJ sfornasse qualcosa di ben più profondo.
Per un errore di connessione mentale, in una delle prime volte che mi è capitato di vedere il trailer del film leggevo Peter Jackson ma gli associavo Guillermo del Toro. Ecco. Secondo me una pellicola del genere in mano a del Toro sarebbe stata MOLTO diversa. Jackson è bravo, ma non studia.
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