A distanza di un anno da Trasformers: L'ultimo cavaliere, Hasbro e Paramount Pictures decidono di tornare un po' indietro nella linea temporale dei Transformers, realizzando un prequel tutto dedicato a Bumblebee, uno degli Autobot più apprezzati dal pubblico.
Sul pianeta Cybertron infuria una terribile guerra tra i Decepticon e la resistenza Autobot, guidata dallo storico leader Optimus Prime. Costretti a lasciare il pianeta, al coraggioso Bumblebee viene affidato l’incarico di stabilire una nuova base per gli Autobot sulla Terra, in attesa che i compagni lo raggiungano. Ferito in battaglia, Bumblebee si rifugia in una discarica di una piccola città californiana. Charlie (Hailee Steinfeld), è una neo-diciottenne occupata ad affrontare le difficoltà dell’adolescenza e alla ricerca del proprio posto nel mondo, quando trova un vecchio Maggiolino Volkswagen giallo. La sua abilità nella meccanica la convince di poterlo rimettere a nuovo, senza avere la minima idea che si troverà di fronte a un organismo robotico autonomo, nonché al migliore amico che abbia mai avuto fino a quel momento. Roba pazzesca, in un’America del 1987.
Sì, gli anni Ottanta. Cronologicamente posto vent’anni prima della saga cinematografica dei Transformers, iniziata nel 2007, Bumblebee torna alle origini, vivendo un’avventura che ha luogo più o meno all’epoca in cui fu lanciata la fortunata linea di giocattoli trasformabili. Infatti, il design dei robot è più vicina alle loro controparti di plastica, che sicuramente favorisce una maggior empatia e riconoscimento dei personaggi anche da parte dei più piccoli (nonché maggior facilità nello scegliere il proprio regalo di Natale).
L’opera di “cucciolizzazione” di Bumblebee è pienamente riuscita. Usare elementi meccanici per simulare le orecchie da cagnolino e donargli così maggior espressività, lo ha reso ancora più simpatico e adorabile. Le scene in cui viene approfondito il rapporto tra Charlie e il robot giallo, così, si arricchiscono di empatia. Esilaranti anche le scenette comiche che vedono un guerriero robotico spaziale impacciato in un mondo umano non progettato per la sua enorme stazza. Azzeccato anche il suo assetto da combattimento, grazie a una sorta di maschera che gli copre il viso ricordando ancora di più l’aspetto di un gigantesco insetto. Persino quando l’inquadratura passa in primo piano, dal punto di vista del Transformer, la funzione di scanner si presenta suddivisa a esagoni, proprio come un alveare, per distinguere amici, nemici e punti deboli in battaglia.
La necessità di comunicazione tra Bumblebee e i protagonisti umani offre ai produttori l’occasione di pescare a piene mani tra alcuni dei più grandi successi musicali dell’epoca. Infatti, tra i danni riportati in battaglia, il povero guerriero conta anche un’avaria al sistema di sintesi vocale. Così, è costretto a sintonizzarsi continuamente su diverse stazioni radio per estrapolarne le frasi. Un ostacolo che rende, se vogliamo, ancora più umane e vicine alla quotidianità le difficoltà di integrazione per un ospite diverso, proveniente da lontano.
Molti giovani spettatori potranno identificarsi nelle dinamiche famigliari che girano intorno alla protagonista. Figlia più grande e appassionata di motori, con grandi potenzialità, cerca di guadagnare qualche spicciolo con lavori umili e nel frattempo fa il possibile per accettare il nuovo compagno della madre. Un’amicizia inaspettata con il vicino di casa Memo (Jorge Lendeborg Jr.) le insegnerà a fidarsi del prossimo e le procurerà un valido alleato a sostegno di Bumblebee.
Data la propria prestanza fisica e un’abilità recitativa da non sottovalutare, l’ex wrestler John Cena convince nel ruolo di agente Burns. Membro di un un’agenzia governativa segreta chiamata Sezione 7, non è un cattivo, ma il suo obiettivo è quello di difendere la popolazione. Non conoscendo l’animo di Bumblebee, lo vede come una minaccia aliena, trasformandosi involontariamente in uno degli antagonisti.
Si percepisce un repentino cambio di registro rispetto al franchise principale, dovuto a Travis Knight, che ha diretto anche il film in stop motion Kubo e la spada magica nel 2016 e alla sceneggiatura di Christina Hodson. Quando si passa dai momenti di intimismo e tenerezza a quelli di combattimento, l’azione è serrata, ma di facile comprensione. Le motivazioni che spingono all’azione sono chiare fin da subito, ma questo non subissa l’alternanza tra tensione e umorismo, dando spazio anche a una notevole crescita dei personaggi, che porterà i due protagonisti, Charlie e Bumblebee, a trovare il coraggio necessario per superare le difficoltà e proteggersi a vicenda.
Cambio di direzione, ma non di gestione. Infatti, l’uniformità con il franchise è assicurata grazie alla presenza di Steven Spielberg come produttore esecutivo e i veterani produttori Michael Bay e Lorenzo Di Bonaventura.
Questa pellicola interamente dedicata a Bumblebee è stata una piacevole rivelazione. Molto incentrata sul rapporto tra i personaggi e senza un momento di noia, l’azione e la computer grafica risultano ben inserite e bilanciano bene i momenti più incentrati sulla storia; quella del rapporto di amicizia in crescita tra un maggiolino e una ragazza comune, che forse strizza un po’ l’occhio alle avventure di un’altra iconica vettura bianca tutta matta, ma che sicuramente mette gli spettatori più navigati a proprio agio.
Una buona occasione per portare al cinema tutta la famiglia.
P.S. Interessante scoprire come gli adolescenti degli anni '80 fossero fatti di gomma ignifuga e avessero le ossa di adamantio, perché pare fossero capaci di sopravvivere a esplosioni, onde d'urto e cadute cavandosela soltanto con qualche graffio. Ma abbiamo già sospeso l'incredulità accettando che dei robot senzienti provenienti da un altro pianeta si trasformino in veicoli di uso comune, perciò possiamo anche chiudere un occhio a questo proposito.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID