Il vescovo Crimmings e il parroco Sargent si trovano davanti a uno strano caso: la giovane Susan Garth ha insidiato il predecessore di Sargent, padre Halloran, dando segni di possibile possessione demoniaca.
Sono i primi anni '60, a differenza del suo superiore, padre Sargent è più disponibile a considerare più psicanalitica che demoniaca la questione, ma è necessario indagare per esserne certi.
Da uomo moderno Sargent accetta l'idea che fede e pensiero scientifico non siano incompatibili. Crimmings non è completamente chiuso all'idea, ma ha un retaggio per il quale ritiene che psicologi e psicanalisti debbano stare fuori dall'animo dei credenti.
Quello che emerge dall'indagine sulla storia pregressa della famiglia di Susan e sull'ambiente che la circonda sarà un cumulo di reticenze, sospetti, fatti anche molto antecedenti e drammatici, che potrebbero dare una risposta più complessa della semplice questione che ci si trovi davanti al demonio o meno.
I due esorcisti, scritto nel 1962 da Ray Russell è di fatto un precursore dei temi di Rosemary’s Baby di Ira Levin (1967) e L'Esorcista di William Blatty (1971) due popolari capisaldi del sottogenere dedicato alle possessioni demoniache, diventati anche due grandi successi cinematografici.
Da questo romanzo, il cui titolo originale è The Case Against Satan, non è stato tratto un film, al contrario di Mr. Sardonicus, racconto dal quale lo stesso Russell ha tratto una sceneggiatura per il film diretto da William Castle, maestro del cinema horror che era stato tra i produttori del film Rosemary's Baby di Roman Polański.
Di Russell è stato pubblicato pochissimo in Italia: il romanzo Incubus nel 1976 (che ebbe anch'esso una versione cinematografica), e vari racconti sparsi in diverse antologie. Non questo romanzo, che però non sembra aver goduto di molta fortuna in patria, visto che era stato quasi dimenticato fino al 2015, quando Penguin lo ha riproposto sul mercato mondiale con una introduzione di Laird Barron.
Viene da chiedersi se l'approccio di Russell alla materia non gli abbia nuociuto.
A differenza dei successori, forse I due esorcisti è meno spettacolare. Non indugia su orrori, sangue ed espressioni esplicite, ma rimane più evocativo.
Nel suo narrare mette molto a confronto i personaggi, con dialoghi serrati, pochissime descrizioni, e una trama compatta e solida.
I dialoghi riescono a dare spessore anche i personaggi minori, ai quali magari sono riservate solo una o poche battute, facendoli quindi risultare incisivi anche nel breve spazio loro riservato.
Russell inoltre marca di più la componente psicologica di quella mistica, per cui lascia in continuazione il lettore nel dubbio se alla fine non si tratti di un romanzo realistico, che parla di drammi ed eventi che hanno causato traumi profondi, che di un intervento ex-machina di un qualche demonio esterno.
Ed è forse questo uno dei suoi maggiori pregi. Ognuno risponde ai traumi della vita come può, alla luce delle sue esperienze di vita, pertanto una ragazza educata in un ambiente rigidamente cattolico può credibilmente mettere in discussione la sua fede, e di conseguenza essere vulnerabile a un eventuale demonio. Un “demonio” che potrebbe essere in fondo una semplice ribellione a un sistema oppressivo, così come l’isteria fu una risposta protofemminista a millenni di umiliazioni (1).
Inoltre anche la fede di un religioso potrebbe non essere incrollabile.
Russell non dà quindi risposte semplici, ma instilla dubbi, come la buona letteratura deve fare.
(1)
Superiore o inferiore, mai uguale. Percorsi per uno studio sul protofemminismo e pregiudizio misogino nell’età dei Lumi. In: Mortier R, ed. Impostori e creduloni nel secolo dei Lumi. Torino: Bollati Boringhieri 1998.
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