Quando il druido Panoramix subisce un incidente, si pone la domanda: chi custodirà il segreto della pozione magica dopo di me?
Insieme ai fidi Asterix e Obelix, nonché una piccola ma agguerrita apprendista, intraprende un viaggio in tutti i villaggi della Gallia alla ricerca di un druido degno di custodire il suo segreto. Se il consiglio dei druidi si dimostra collaborativo, Sulfurix, una sua vecchia conoscenza si fa avanti, reclamando di essere degno della formula, e dichiarando apertamente di volerla usare meglio di come ha fatto Panoramix.
Non mancano ovviamente i romani, sempre in cerca dell’occasione per sottomettere quel piccolo villaggio dell’Armorica che resiste loro da troppo tempo.
Asterix e il segreto della pozione magica, diretto da Louis Cichy e Alexandre Astier, è il secondo film in CGI diretto dai due.. Alla loro seconda prova con i personaggi di René Goscinny e Albert Uderzo, dopo aver adattato felicemente Asterix e il Regno degli dei i due osano l’inosabile: mettere in scena una storia originale di Alexandre Astier, mai apparsa nei fumetti. L’evento ha un precedente: Le 12 fatiche di Asterix del 1976, che però in quel frangente era stato scritto da Goscinny e Uderzo in collaborazione con Pierre Tchernia.
Cichy e Astier mettono sul piatto una storia brillante, che rompe una regola dei fumetti episodici come Asterix: il passaggio del tempo. Panoramix è anziano e infermo, e si rende conto della necessità di avere un successore. In realtà né lui, né Asterix o Obelix o un qualsiasi abitante del villaggio, né tantomeno Cesare e tutti i romani, hanno una ruga o un capello bianco in più rispetto al loro debutto a fumetti nel 1959. Ma i due autori di questo nuovo corso cinematografico delle avventure del Gallico parlano a un pubblico diverso, abituato a una serialità diversa, alle trame orizzontali che si dipanano da albo in albo.
Ancora più interessante e dirompente, quasi banale col senno di poi è un’altra delle domande a cui risponde Asterix e il segreto della pozione magica, ossia: ma è possibile che la pozione magica venga usata solo per salvare 40 idioti baffuti di un villaggio, invece di porre fine a tutte le guerre del mondo?
Chi conosce la saga di Asterix sa quanto gelosi siano i nostri galli della loro pozione. Se da un lato sono andati anche in capo al mondo per aiutare amici in difficoltà, fornendo loro temporaneamente quanto preparato da Panoramix, si è sempre tratto di elargizioni temporanee, mai di divulgazione del segreto.
D’altra parte è un dilemma che gli appassionati di fantasy conoscono bene? L’Unico Anello della saga di Il Signore degli Anelli può essere usato per fare del bene? Non è una domanda dissimile dal chiedersi se la pozione possa essere usata da tutti i Galli e non solo da un villaggio.
Non voglio anticipare troppo, ma non credo di fare un grosso spoiler ne rassicurarvi sul fatto Cichy e Astier non osano oltre. Pur ponendo le loro interessanti domande, mantengono ben salde le direttive della Editions Albert René, detentrice dei diritti sui personaggi.
Panoramix non è ancora pronto per la pensione, ma di certo guarda avanti, e la pozione magica rimane affare privato dei nostri fidati amici. Nella logica di quella serialità ciclica per la quale alla fine di ogni episodio il mondo narrativo dei personaggi non deve essere stravolto.
Asterix e il segreto della pozione magica è pertanto uno spettacolo divertente, le cui maggiori innovazioni sono sul fronte tecnico, con una CGI che nulla ha da invidiare a quella dei prodotti d’oltreoceano, e una cinematografia dinamica che coniuga il moderno linguaggio cinematografico alla tradizione di un personaggio che da sessant’anni è un beniamino del pubblico di tutto il mondo e di tutte le età.
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