L’idea del genio e sregolatezza è sempre affascinante, così chiamare Tintoretto un ribelle fa molta presa sul pubblico, solletica l’attrazione all’eccesso che c’è in ogni spettatore. E più il genio è sregolato, disinibito, pronto a fare qualsiasi cosa per la sua arte, più sembra giustificato e dispensato dall’ammenda.
Inserire una simile qualifica nel titolo è già un gioco all’acchiappo dell’interesse.
A 500 anni dalla nascita del pittore veneziano questo docu-film mostra non solo i dipinti, ma cerca anche di contestualizzare le opere, offrendo una immagine della società dell’epoca, ripercorrendo la vita dell’artista.
Figlio di un tintore dai floridi affari, Tintoretto comincia a muovere le dita su un foglio da tenera età, giocando con le tinte dell’officina paterna. Grazie all’appoggio dell’illuminato padre, viene inviato a bottega niente di meno che da Tiziano, proprio colui che diventerà il suo acerrimo rivale.
La bravura del ragazzo è indubbia e ha anche il vantaggio di essere veloce, molto più veloce degli altri. A lui non interessano i dettagli, le increspature della pelle, le crepe nei muri, a lui interessa in movimento, la plasticità dell’azione nel suo complesso. Per tutto c’è un motivo e un movente: Tintoretto era ambizioso e non aveva appoggi e allora doveva giocare diversamente se voleva arrivare a concretizzare il suo sogno di fama e gloria. Doveva essere veloce, più veloce degli altri per non fare aspettare i committenti, per superare in curva i concorrenti, doveva utilizzare colori meravigliosi (ed essendo vissuto in una tintoria, l’utilizzo, la conoscenza e la capacità di accostamento di questi non gli mancavano), doveva creare dipinti che potessero sorprendere, di grande dimensione possibilmente (quindi non era necessario soffermarsi sul dettaglio del sopracciglio della tale figura, dato che le opere a cui voleva puntare Tintoretto sarebbero state viste da decine di metri). Tintoretto voleva a tutti i costi entrare nella Scuola Grande di San Rocco, ma i suoi rivali, primo fra tutti Tiziano, che aveva capito la sua bravura, non lesinavano di mettere i bastoni fra le ruote a eventuali commesse.
Il docu-film mostra tante opere magnifiche e disarmanti, accompagnate dalla voce fuori campo di Stefano Accorsi, che per una volta riesce a essere più misurato e a non eccedere nell’enfasi, presente già nella sceneggiatura. Interessanti gli interventi di Melania G. Mazzucco, che racconta l’evoluzione dei suoi studi e delle ricerche biografiche sull’artista e degli storici dell’arte Kate Bryan, Matteo Casini, Astrid Zenkert, Agnese Chiari Moretto Wiel, Michel Hochmann, i co-curatori della mostra Tintoretto 1519-2019 di Palazzo Ducale: Frederick Ilchman e Tom Nichols, le bravissime restauratrici Sabina Vedovello e Irene Zuliani, impegnate nel restauro di due capolavori: Maria in meditazione (1582 – 1583) e Maria in lettura (1582 – 1583). Anche questa volta un gruppo di restauratori italiani conferma l’eccellenza italiana nel campo. Il merito di questa operazione di deve al sostegno di Sky Arte, che ha finanziato il restauro prima dell’esposizione all’interno della mostra monografica di Tintoretto alla National Gallery of Art di Washington, che avverrà nel 2019, in occasione dell’anniversario dei cinquecento anni dalla nascita dell’artista.
Il merito di Sky Arte di finanziare e promuovere la cultura non può passare sotto silenzio, le immagini sono molto belle e la tecnica è di altissimo livello. Se ci fermiamo a questo e alla diffusione della conoscenza dell’arte il merito è indubbio, come è indubbio il grandissimo merito di non avere inserito parti di terrificanti fiction.
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