Love, Death & Robots è la nuova serie animata fantascientifica prodotta da David Fincher e Tim Miller, distribuita da Netflix.
Consta di 18 episodi girati con varie tecniche di animazione, computer grafica in 3 e 2 dimensioni, animazione tradizionale, rotoscope, misto di animazione computerizzata e riprese dal vivo. Anche la lunghezza degli episodi non è uguale per tutti, ma varia dai 6/7 minuti ai 17/18.
Comune a tutti gli episodi è la presenza di uno, due o tutti e tre i temi che intititolano la serie: Amore, Morte e robot (e gattini aggiungerei).
Le storie sono in gran parte d’azione, ma si spazia anche sull’ucronia, la distopia, i paradossi spazio temporali, la space opera e altro ancora.
La presenza di sesso e violenza espliciti indirizza chiaramente la produzione verso un pubblico adulto e questo nel 2019 non dovrebbe fare notizia, anche se si tratta di cartoni animati.
Eppure ancora oggi, a distanza di 46 anni da Fritz il gatto di Ralph Bakshi, e di 38 da Heavy Metal diretto da Gerald Potterton e prodotto da Ivan Reitman, sembra che concepire una serie animata per adulti sia ancora un atto di coraggio.
Però è innegabile che ci sono molti punti di contatto proprio tra Heavy Metal e Love, Death & Robots. Entrambre le produzioni presentano storie fantascienza e fantasy indirizzate agli adulti, senza risparmiare sesso e violenza, utilizzando le animazioni. Anche nel caso di Heavy Metal tecniche e durate erano diverse per ogni episodio.
Cosa cambia, a parte l’avanzamento delle tecniche?
In Heavy Metal la fonte era la rivista antologica a fumetti omonima, che a sua volta era la versione statunitense di Métal Hurlant, la rivista di fumetti francese creata nel dicembre del 1974 dagli Les Humanoïdes Associés. Il film ebbe anche un seguito, chiamato Heavy Metal 2000. Nel 2008, forse qualcuno lo ricorderà, venne comunicato che David Fincher e Kevin Eastman (sì quello delle Tartarughe Ninja ed editore della rivista Heavy Metal) stavano producendo per il cinema un nuovo film (https://www.fantascienza.com/10651/heavy-metal-ritornera).
Del progetto già all’epoca era stato comunicato che avrebbe partecipato Tim Miller con i suoi Blur Studios, e che gli episodi sarebbero stati "R-rated", ossia per adulti.
Quel progetto deve aver subito diverse traversie, ma adesso è giunto a noi, distribuito da Netflix, come Love, Death & Robots.
Si tratta quindi a tutti gli effetti dello sfondamento finale nel mainstream di uno dei progetti più underground mai visti al cinema, film di culto che originava da fumetti di culto.
Se le analogie sono quindi svelate e ben chiare, è utile rimarcare le differenze.
Love, Death & Robots non attinge al fumetto, bensì mantiene intatta tutta l’eredità di sperimentazione visiva che fu di Heavy Metal, attingendo in modo ancora più marcato alla parola scritta, o meglio all’adattamento in forma visiva di racconti scritti da autori di fantascienza acclamati come Joe Lansdale, John Scalzi e Alastair Reynolds, tra gli altri. Alla parola scritta si associa ricerca visiva e il linguaggio, ormai maturo, del videogame.
Inoltre, se Heavy Metal era confinato dal doversi confrontare con il mercato cinematografico, e quindi a dover essere confezionato in un film a episodi della lunghezza di 2 ore che appetisse i distributori, il passaggio alla piattaforma Netflix dello stesso concetto ha dato estrema libertà alla fruizione.
L'elemento musicale, che in Heavy Metal si ricollegava anche all'omonimo genere, è in Love, Death & Robots del tutto marginale e di contorno. La dove avevamo alcuni dei migliori artisti del genere, tra i quali Sammy Hagar, che sarebbe poi diventato il front-man dei Van Halen, i Black Sabbath, i Devo e i Blue Öyster Cult, una band i cui testi delle canzoni, scritti da Sandy Perlman, erano dei veri e propri racconti di fantascienza, qui abbiamo musiche decisamente di contorno.
Possiamo guardare ogni singolo episodio nell’ordine che preferiamo, dove e quando preferiamo. E sicuramente se i numeri degli scaricamenti saranno di nicchia non si griderà al completo fallimento, come fu per i film al cinema.
Questa liberà può sfociare in una visione anarchica, pur tuttavia il confronto tra elenco ufficiale e disposizione sulla piattaforma lascia una domanda senza risposta: perché l’episodio Lucky 13 (in italiano Dolci 13 anni, perché?) è diventato il numero 14, quando nella programmazione originale era il tredicesimo (dura 13 minuti, a bella posta, tra l’altro)? L’elenco che vi propongo di seguito, con un breve giudizio per ogni singolo episodio, rispetta l’ordine originale.
1. Il vantaggio di Sonnie (Sonnie's Edge), diretto da Dave Wilson su racconto di Peter F. Hamilton adattato da Philip Gelatt, realizzato da Blur Studio (17m).
Sinossi: Nel mondo clandestino delle lotte tra bestie, Sonnie resterà imbattibile… se manterrà il suo punto di forza.
Con una tecnica 3D che ricorda sia le sequenze cinematiche che il gameplay dei videogame picchiaduro, il corto si allarga a temi cyberpunk. Voto: 3 stelle.
2. Tre robot (Three Robots), diretto da Victor Maldonado & Alfredo Torres su racconto di John Scalzi adattato da Philip Gelatt, realizzato da Blow Studio (12m).
Sinossi: Molto dopo la scomparsa del genere umano, tre robot partecipano a un giro turistico in una città post-apocalittica.
Cosa è successo all’umanità? Se lo chiedono 3 intelligenze artificiali che vagano per le rovine della nostra civiltà, in un paesaggio CGI che ricorda Wall-E. Meglio non cercare la risposta a certe domande… Voto: 4 stelle.
3. La testimone (The Witness), scritto e diretto da Alberto Mielgo, realizzato da Pinkman.TV (12m).
Sinossi: Dopo aver assistito a un omicidio, una donna scappa dall'assassino fuggendo per le strade di una città surreale.
Pur se visivivamente apprezzabile, quasi ai confini della video art, il corto non sembra altrettanto riuscito e sorprendente sul fronte narrativo. La “sorpresa”, un banale loop temporale simile a Ricomincio da capo, non sorprende. Voto: 2 stelle
4. Tute meccanizzate (Suits), diretto da Franck Balson su racconto di Steven Lewis adattato da Philip Gelatt, realizzato da Blur Studio (17m).
Sinossi: Alcuni agricoltori usano dei mech artigianali per difendere le loro famiglie da un'invasione aliena.
Mescolate Pacific Rim, Alien, paeseaggi rurali e Star Craft. Il corto ha una delle più efficaci caraterizzazioni dei personaggi di tutta la serie. Convince anche la “morbidezza” delle texture che danno un sapore “analogico” alla CGI. Voto: 4 stelle.
5. Il succhia-anime (Sucker of Souls), diretto da Owen Sullivan su racconto di Kirsten Cross adattato da Philip Gelatt, realizzato da Studio La Cachette (13m).
Sinossi: Uno scavo archeologico libera un demone che si batte contro alcuni mercenari armati con dei… gatti?
Un classico dell’horror, girato in 2D, quello in cui un gruppo eterogeneo di personaggi risveglia un orrore antico e si ritrova a lottare per la sopravvivenza. Nulla di particolarmente entusiasmante o innovativo. Voto: 2 stelle.
6. Il dominio dello yogurt (When The Yogurt Took Over), diretto da Victor Maldonado & Alfredo Torres su racconto di John Scalzi adattato da Janis Robertson, realizzato da Blow Studio (6 min).
Sinossi: Alcuni scienziati creano per caso uno yogurt super intelligente che da subito brama per il dominio del mondo.
Abbiamo atteso per anni la singolarità tecnologica, e invece arriva quella biologica! Il racconto è aneddotico, ma le simpatiche animazioni 3D caricaturali e la generale ironia di fondo lo rendono molto fresco e gradevole. Voto: 3 stelle.
7. Oltre Aquila (Beyond the Aquila Rift), diretto da Léon Bérelle, Dominique Boidin, Rémi Kozyra, Maxime Luère su racconto di Alastair Reynolds adattato da Philip Gelatt, realizzato da Unit Image (17m).
Sinossi: Dopo aver viaggiato anni luce fuori rotta, l'equipaggio di una navicella si risveglia senza sapere dove si trova.
Stilemi classici della space opera in un racconto il cui tema diventa la percezione della realtà e la sua soggettività. Voto: 3 stelle.
8. Buona caccia (Good Hunting), diretto da Oliver Thomas su racconto di Ken Liu adattato da Philip Gelatt, realizzato da Red Dog Culture House (17m).
Sinossi: Il figlio di un cacciatore di spiriti crea un legame con una hulijing mutaforma.
Un racconto che mescola il racconto della trasformazione della Cina con antiche leggende e l’estetica dello Steampunk. Efficace l’animazione tradizionale e l’interazione tra i personaggi. Voto: 4 stelle.
9. La discarica (The Dump), diretto da Javier Recio Gracia su racconto di Joe Lansdale adattato da Philip Gelatt, realizzato da Able & Baker (11m).
Sinossi: Dave il Brutto considera la discarica come casa sua e non permetterà mai a un ispettore di portargliela via.
Stupenda e realistica animazione 3D, capace di rendere appieno sporcizia e degrado, si mescolano a un racconto ironico che risulta piacevole anche se non sorprendente. Voto: 3 stelle.
10. Mutaforma (Shape-Shifters), diretto da Gabriele Pennacchioli su racconto di Marko Kloos adattato da Philip Gelatt, realizzato da Blur Studio (16m).
Sinossi: In Afghanistan, due marine con poteri soprannaturali affrontano la minaccia rappresentata da un loro simile.
Anche questo corto sembra la sequenza cinematica di un possibile videogame. In questo caso una versione horror di Battlefield o Call of Duty. Nulla di entusiasmante. Voto: 1 stella.
11. Dare una mano (Helping Hand), diretto da Jon Yeo su racconto di Claudine Griggs adattato da Philip Gelatt, realizzato da Axis Studio (10m).
Sinossi: Prima che finisca l'ossigeno, un'astronauta dispersa nello spazio deve scegliere tra la propria vita e un arto.
La sinossi ufficiale vi dice più o meno tutto. Ottima animazione, buona la suspense e convincente il flusso dei pensieri della protagonista. Punta più sull’effetto che sulla sorpresa. Nulla di nuovo. Voto: 2 stelle.
12. La notte dei pesci (Fish Night), diretto da Damian Nenow su racconto di Joe Lansdale adattato da Philip Gelatt, realizzato da Platige Image Studio (10m).
Sinossi: Due venditori bloccati nel deserto con un'auto in panne fanno un viaggio onirico nella notte dei tempi.
La tecnica del rotoscope risulta funzionale a un racconto fantastico breve e intenso. Voto: 3 stelle.
13. Dolci 13 anni (Lucky 13), diretto da Jerome Chen su racconto di Marko Kloos adattato da Philip Gelatt, realizzato da Sony Pictures Imageworks (13m).
Sinossi: Sulla nave Lucky 13 sono morti due equipaggi e nessun pilota vuole salirci. Ma c'è chi non può rifiutarsi.
Il rapporto simbiotico tra una pilota e la sua astronave da guerra sono alla base di un corto di solida fantascienza militare. Voto: 3 stelle.
14. Zima Blue (Zima Blue), diretto da Robert Valley su racconto di Alastair Reynolds adattato da Philip Gelatt, realizzato da Passion Animation Studios (10m).
Sinossi: Il celebre artista Zima ripercorre la propria vita misteriosa e l'ascesa alla fama, poi svela la sua opera finale.
Arte, transumano e post-umano mescolati in modo sorprendente, in un racconto le cui animazioni colorate e pittoriche entusiasmano. Il mio preferito della serie. Voto: 5 stelle.
15. Punto cieco (Blindspot), scritto e diretto da Vitaliy Shushko, realizzato da Blow Studio (9m).
Sinossi: Una banda di ladri cyborg organizza una assalto ad alta velocità a un convoglio blindato.
Citazione milleriana (Frank, 'nuff said!)a parte, nulla che colpisca in un corto pieno di azione ma povero di sostanza narrativa. Voto: 1 stella.
16. L'era glaciale (Ice Age), diretto da Tim Miller su racconto di Michael Swanwick adattato da Philip Gelatt, realizzato da Blur Studio.
Sinossi: Una giovane coppia trova una civiltà perduta nel vecchio congelatore dell'appartamento dove si è trasferita.
L’idea di mescolare riprese dal vivo e animazioni cgi rende subito credibile la situazione in cui una civiltà vive, si evolve fino a estreme conseguenze, tutto dentro un congelatore. Voto: 3 stelle.
17. Alternative storiche (Alternate Histories), diretto da Victor Maldonado & Alfredo Torres su racconto di John Scalzi adattato da Philip Gelatt, realizzato da Sun Creature Studio (8m).
Sinossi: Vi piacerebbe vedere Hitler morire in modi spassosamente fantastici? Ora potete. Benvenuti su Multiversity!
Il tema più abusato di tutte le ucronie è ridicolizzato in modo paradossale. La parodia funziona grazie allo stile cartoon mescolato al documentario che si prende maledettamente sul serio. Voto: 3 stelle.
18. La guerra segreta (Secret War), diretto da István Zorkóczy su racconto di David W. Amendola adattato da Philip Gelatt, realizzato da Digic Pictures (16m).
Sinossi: Nelle antiche foreste siberiane, alcuni soldati d'élite dell'Armata Rossa affrontano un male diabolico.
Potrebbe sembrare la sequenza cinematica di una versione aggiornata di un gioco ispirato a Wolfenstein e Red Alert, ma lo spessore dei personaggi e la cura dei dettagli (il comportamento dei cavalli è perfetto), rendono l’episodio un ottimo esempio di narrazione, pur con un tema privo di vera originalità. Voto: 4 stelle.
Conclusioni
Love, Death & Robots è un campionario di buona fantascienza, fantastico e horror, con animazioni che, complessivamente sono l'odierno stato dell'arte.
Alcuni episodi sono perle e raccontano universi che andrebbero esplorati meglio, magari in una seconda stagione. Che i migliori episodi siano tra quelli derivati da racconti conferma che ormai la tecnica da sola non fa il prodotto e che finalmente l'animazione è un media maturo, nel quale la perizia tecnica non fa più notizia se non affiancata a una buona storia da raccontare.
Inoltre, rimarca con forza il concetto che ormai può e non deve esserci soluzione di continuità tra cinema, tv, letteratura, musica, gioco e videogioco, perché si tratta comunque di diversi modi di creare universi in cui narrare storie.
La strada è promettente, anche se bisogna ancora lavorarci sopra.
Heavy Metal ritornerà ∂ Fantascienza.com
In lavorazione un nuovo film ispirato ai fumetti della famosa rivista. Questa volta al timone c'è David Fincher - Leggi tutto l'articolo su Fantascienza.com
Leggi
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID