Al suo ritorno dopo la guerra l'ex cavallerizzo Holt Farrier (Colin Farrell)  trova tutto cambiato al circo Fratelli Medici, nel quale teneva il suo numero di equilbrismo equestre. La moglie di Holt è morta. Il proprietario del circo Max Medici (Danny DeVito) ha venduto i pezzi migliori e non per mandare avanti la baracca. Tra questi i cavalli di Holt, rimpiazzati da una elefantessa incinta. 

Holt stesso non sarebbe più in grado di realizzare lo stesso numero, dato che ha perso un braccio in guerra. Insieme ai figli Milly (Nico Parker) e Joe (Finley Hobbins) cerca di andare avanti con l'unico incarico che Max gli può assegnare, badare al cucciolo di elefante indiano che arriverà molto presto e che secondo il proprietario del circo diventerà una grande attrazione, non fosse solo perché nascerà in cattività.

Dumbo
Dumbo

I piani di Max sembreranno andare in fumo quando il piccolo elefante si rivela deforme, con due grosse orecchie che lo rendono mostruoso e impacciato.

"Con tanti mostri finti non so che farmene di uno vero", con queste parole Max liquida il piccolo, destinandolo ai numeri dei clown e restituendo al mittente la madre che lo ha generato. 

Tutto è relativo. Si può essere emarginati come diversi anche in un ambiente di diversi.

Ma quando la piccola Milly scopre e dimostra che le orecchie del piccolo, che verrà chiamato Dumbo in seguito all'esito poco felice della sua prima esibizione, funzionano come ali che riescono a farlo volare (sia pure aiutato da una piuma), tutti ritengono di poter avere la loro occasione di riscatto. Max, Hoult e l'intero circo Medici suscitano l'interesse di V.A. Vandevere (Michael Keaton) proprietario del monumentale circo Dreamland. Vandevere spera che un numero aereo dell'elefantino insieme alla trapezista Colette Marchant (Eva Green) possa attrarre i capitali del banchiere J. Griffin Remington (Alan Arkin), per ingrandire ulteriormente il suo già grande circo.

Quando tutti i circensi scopriranno quanto privo di scrupoli sia Vandevere si ribelleranno, per riguadagnare la loro libertà, la loro dignità e un circo più rispettoso di uomini e animali.

Dumbo
Dumbo

Dumbo, remake live action dell'omonimo film animato Disney del 1941 è veramente molto diverso dal suo predecessore. 

Tim Burton inizialmente ci racconta una storia che mostra quanto sia stupida l'avversione verso chi è "diverso", in un mondo in cui ognuno è unico e diverso in realtà. Poi, pur mantendo alcuni elementi fondamentali, li inserisce in una colorata e allucinata distopia electro-punk, che vede contrapposti a un arido sistema economico un gruppo di freaks che si ribellano a chi li sfrutta. Il tutto, non credo sia una spoiler dirvelo, culminante in un lieto fine.

Dumbo
Dumbo

Se sono riconoscibili alcuni suoi passaggi tipici, come la carrellata iniziale che ci porta dentro il circo Medici, o la galleria degli orrori di Dreamland, in questo caso Burton non spinge l'acceleratore verso l'estetica gotica e freak, rimanendo comunque nel colorato mondo Disney del 1941.

Questa ibridazione rende il film spiazzante sia per chi si aspetta un film fortemente burtoniano, sia per chi lo vorrebbe totalmente disneyano, in ossequio a un presunto canone da rispettare.

L'operazione ha le sue debolezze. La figura del padre vedovo è uno stereotipo abusato e l'accumulo della perdita dell'arto in guerra non sembra veramente utile ai fini narrativi. I personaggi, in linea generale, non risultano avere spessore e gli stessi attori recitano al minimo sindacale.

In conclusione Dumbo ha delle ambizioni. Tim Burton è comunque uno di quei registi che anche in un film meno riuscito mette cuore, anima e tutte le migliori intenzioni possibili. Ma non sempre tutto riesce al 100%.