Non è finita finché non finisce. Alla fine di Avengers: Infinity War abbiamo lasciato gli eroi sconfitti di Thanos (Josh Brolin), il titano pazzo che con un solo schiocco di vita ha annullato la metà delle esistenze delle creature viventi dell’universo.
Ma se gli altri sopravvissuti hanno vacillato e ceduto allo sconforto, poteva un eroe come Captain America (Chris Evans) rassegnarsi?
Ovviamente no, ed è suo in parte il compito di pensare indomito a una possibilità di riscatto.
Avengers: Endgame è il film del riscatto, ma non solo.
È la storia di amici che si ritrovano per una causa comune, di una guerra che sarà combattuta fino all’ultimo, di sacrifici preziosi ed estremi, perché la partita per la sopravvivenza non può essere indolore.
Rivelare anche uno solo dei twist del film significherebbe privarvi di oltre 180 minuti di scoperte, di emozioni che alzano, nello stesso film, continuamente l’asticella dell’emozione, dello spettacolo, del divertimento.
Un catalogo definitivo e conclusivo dello stesso concetto di Marvel Cinematic Universe, con una sceneggiatura che riallaccia tutti i fili delle trame lanciate in questi anni. Un film che è tanti film in uno.
Ogni personaggio del sestetto storico ha in Avengers: Endgame la sua chiusura, venendo a patti con le conseguenze di tutti gli eventi del proprio arco narrativo.
Non solo, se per alcuni personaggi, per ragioni contrattuali, l’arco si chiuderà, per altri si lanciano nuovi sottili fili verso la quarta stagione.
I fili sono sottili, labili, perché scopo di questo film non è lasciarvi appesi, bensì farvi uscire con la soddisfazione del migliore finale possibile per una saga che ha superato intatta i 10 anni di vita.
Ci sono emozioni, lacrime, risate per tutti in Avengers: Endgame.
La sceneggiatura di Christopher Markus e Stephen McFeely è impeccabile. Maneggia materia complicate, come l’universo quantico e il tessuto spazio-temporale della realtà e, con altrettanta competenza dedica agli scambi uno a uno dei personaggi il giusto spazio, per non lasciare sospesa alcuna interazione.
Come detto prima, Avengers: Endgame ha momenti di ogni tipo: epici, spettacolari, intimisti, comici e ironici. Ha dentro la fantascienza, il fantasy, l'heist movie, la commedia, il citazionismo fumettistico e cinefilo, tanto altro ancora, tutto da scoprire.
Certo, con decine di personaggi coinvolti, è inutile negare che molti appaiono tanto quanto il cameo di Stan Lee (l’ultimo della serie), ma nonostante tutto riescono a essere significativi.
La coerenza con le regole di base è un altro dei fari che hanno guidato registi e sceneggiatori. Non assisterete a un finale con un deus ex machina che raddrizza una sceneggiatura chiusa in un ciclo infinito, bensì a un ben scritto gioco di incastri, che fissa in modo definitivo il mosaico del Marvel Cinematic Universe, sfruttandone tutti gli elementi.
Tutti i comparti lavorano al massimo, perché lo spettacolo, mai dimenticarlo, superi se stesso, facendo apparire qualunque cosa vista finora come piccola.
Non è una rincorsa fine a se stessa, perché la posta in gioco è altissima, e i giocatori della partita tantissimi.
Pertanto, non può che emozionare il momento in cui Captain America urla “Avengers, Uniti!”, che arriva al momento giusto, quello in cui la battaglia riempie lo schermo, gli occhi, emozionando sia chi i supereroi Marvel li conosce dai fumetti, sia chi ha imparato ad amarli nella loro controparte cinematografica.
Avengers: Endgame è il migliore dei finali possibili. Come previsto da Doctor Strange (Benedict Cumberbatch) nel film precedente, è quello che porterà alla sconfitta di Thanos, e questo non è uno spoiler, perché il cattivo alla fine deve fare fronte alla ineluttabile sconfitta, ma la differenza, giova sempre dirlo, non è nelle cose che si raccontano, ma nel come.
Non mancano, lo devo confessare, momenti in cui la storia sembra strizzare l’occhio ai fan in modo plateale. Ma è anche conseguenza di una passione viva e tangibile che gli stessi registi Joe Russo e Anthony Russo e il produttore artefice Kevin Feige hanno voluto trasmetterci. Energie creative che si sono incanalate per ottenere il meglio.
A questo punto s’impongono due opzioni. La prima è rivedere tutto il progetto MCU alla luce di questo finale. La seconda è attendere con interesse quali siano le nuove direzioni che il progetto generale prenderà dopo Spider-Man: Far from home (che secondo quanto ha detto Feige è in realtà l'ultimo film della fase 3 del MCU e non il primo della 4), perché siamo davanti a quei momenti della serialità in cui la fine sfuma in un nuovo inizio.
Ma prima godetevi i 180 minuti che sembrano passare come se ci trovassimo in una dimensione atemporale, nella quale il tempo scorre con regole diverse, fino a sembrare persino troppo pochi.
Avengers, Uniti!
Ieri, oggi e per sempre.
1 commenti
Aggiungi un commentoVisto ieri e non posso che condividere ogni parola e stelline di questa recensione.
In caso di finali di serie importanti e che mi sono piaciute, quest’anno sono tre per me, temo sempre “l’effetto Lost”, pertanto ho sempre aspettative medie; massima soddisfazione quindi per quest’ultimo capitolo degli Avengers.
Bello, bello! Tutte le storie vengono concluse, più o meno felicemente o drammaticamente; tutti i personaggi hanno un loro spazio, ma questo è sempre stato un pregio degli sceneggiatori Marvel; è un crescendo di momenti ed emozioni.
HIC SUNT SPOILERS
E’ vero quando il Cap grida “Avengers uniti!” sale l’emozione. Così come quando tutti gli scomparsi ritornano, brividi, quando Tony ruba le gemme a Thanos con quello che ne consegue, eccetera, i momenti sono davvero tanti.
Per me però il TOP rimane quando il Cap brandisce il martello di Thor, perché non è il più forte colui che può controllarlo ma il più meritevole!
FINE SPOILERS
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