Svolgimento della battaglia
Ancor prima che l'orda di non-morti venga avvistata dall'esercito dei Viventi (allo scopo di individuare la posizione del nemico sarebbe forse servito un volo di ricognizione dei draghi che, prima della battaglia, sono posizionati su un'altura a nord-ovest di Grande Inverno), i due squadroni di Dothraki, armati di arakh le cui lame vengono appositamente incendiate dal fuoco evocato dalla sacerdotessa del dio R'hllor, Melisandre (Carice van Houten), sono entrambi inviati in una carica del tutto alla cieca e suicida: una cavalleria leggera, equipaggiata di armi da mischia, non ha una forza di penetrazione in uno schieramento avversario e l'incursione dei Dothraki si rivela appunto una disfatta totale, con pochissimi superstiti che riescono a ripiegare verso Grande Inverno e, soprattutto, con decine di migliaia di cadaveri lasciati sul campo in attesa che il Re della Notte e i suoi luogotenenti Estranei possano tramutarli in non-morti al loro comando.
Risulta a questo punto inspiegabile che i guerrieri nomadi di Essos non abbiano avuto un impiego tattico differente, soprattutto alla luce di quanto già visto nella serie durante la battaglia della Strada dell'Oro, in cui l'attacco dei cavalieri Dothraki, lanciati al galoppo e armati dei loro archi ricurvi[21] contro un contingente combinato di Lannister e Tarly, risulta devastante[22]. Osservando il piano di battaglia, appare chiaro che un accerchiamento dei fianchi dell'Esercito dei Morti non sarebbe stato possibile per gli uomini a cavallo, nonostante la loro estrema rapidità. L'unico impiego possibile avrebbe potuto essere di usarli come arcieri mobili, ordinando loro di colpire e di tornare nei ranghi, magari per posizionarsi in attesa di sferrare un attacco sui fianchi dell'orda dei non-morti quando quest'ultima si fosse trovata a ridosso delle mura. Come spiegato in precedenza, un uso più efficace degli ostacoli difensivi unito alla supremazia aerea dei draghi e al fuoco continuo di trabocchi e catapulte, oltre che a un impiego intelligente dell'agilità dei Dothraki con gli archi a cavallo, avrebbero potuto ridurre di un numero consistente l'immane moltitudine dei non-morti durante il loro avvicinamento e, contestualmente, rischiare poco o nulla in quanto a perdite.
Conclusa in un disastro totale la prima mossa dell'Alleanza dei Viventi, i non-morti hanno via libera fino alle linee di fanteria schierate davanti a Grande Inverno, che assalgono con ferocia e potendo contare sulla propria superiorità numerica. È solo ora, mentre Immacolati, combattenti Arryn e Uomini del Nord tentano senza speranza di resistere all'enorme pressione del nemico e di contrattaccare, che Jon e Daenerys guidano i loro rispettivi draghi in incursioni aeree per incendiare i non-morti, avvistando poi il Re della Notte e gli Estranei, immobili all'estremità opposta del pianoro, i quali subito interdicono l'azione delle creature alate evocando una tempesta di ghiaccio. Non è dato conoscere, almeno al momento di scrivere quest'analisi, l'estensione e la durata dei poteri magici degli Estranei ma sorge a ogni modo il dubbio sull'eventualità che una mossa immediatamente successiva a questa avrebbe potuto essere, da parte loro, quella di resuscitare i caduti dei Dothraki e spingerli ad aumentare l'intensità dell'attacco alla fanteria dei Viventi, proprio nel momento in cui l'efficacia dei draghi veniva annullata.
Le perdite dell'Alleanza sono ingenti e agli Immacolati non resta che proteggere il ripiegamento dei superstiti all'interno di Grande Inverno per poi lasciare a loro volta il campo di battaglia. I Viventi possono ora contare solo sulla linea difensiva dei fossati muniti dei pali acuminati e sulle mura, mentre il fronte della tempesta invocata dagli Estranei ha ormai investito anche la fortezza. Durante la ritirata, il fuoco di copertura da parte degli arcieri è incomprensibilmente esiguo e l'accensione dei pali – ultima risorsa, ormai, per arginare l'orda di morti viventi – avviene solo grazie a un nuovo intervento tanto rocambolesco quanto provvidenziale della magia di Melisandre (protetta da una sortita di Immacolati): la neve e il ghiaccio ricoprono, infatti, le strutture difensive in legno, impedendo che le frecce incendiarie scoccate dai camminamenti, colpendole, possano incendiarle; allo stesso tempo, la tempesta rende impossibile ai cavalieri dei due draghi in volo di scorgere il segnale luminoso dalle mura, concordato in fase di pianificazione della battaglia, e di intervenire dall'alto usando il fuoco delle creature per incendiare la palizzata.
Di impedimenti non ne subisce alcuno, invece, il Re della Notte: alzatosi in volo sul suo drago per dirigersi verso il Parco degli Dèi e uccidere il Corvo con Tre Occhi, comanda con un solo gesto i non-morti delle prime linee – rimasti nel frattempo immobili davanti al muro di fuoco del fossato – di usare i propri corpi per soffocare le fiamme, aprirsi un varco e dare così il via all'invasione del castello. I sopravvissuti, appena rientrati a Grande Inverno e spossati dal combattimento, inizialmente osservano soltanto, terrorizzati, le migliaia di nemici a ridosso delle mura. Poi, pur lottando strenuamente sui camminamenti, non riescono a impedire che i morti viventi dilaghino nella fortezza. Jon, su Drogon, e Daenerys, su Rhaegal, vengono entrambi sorpresi dall'attacco improvviso del Re della Notte, su Viserion. Scampato il pericolo, Drogon e Viserion si affrontano nuovamente nel cielo in tempesta sopra il Parco degli Dèi mentre, sul suolo, un'incursione di non-morti viene momentaneamente arginata dal cerchio difensivo di Uomini di Ferro intorno a Bran. Drogon viene seriamente ferito e le sorti del duello sarebbero ben peggiori se Rhaegal non intervenisse, colpendo duramente il drago non-morto e disarcionando il Re della Notte che, rimasto illeso dopo esser precipitato a terra ed essere stato investito dal soffio infuocato del drago di Daenerys, si incammina verso il suo obiettivo.
A questo punto, per ciò che riguarda gli aspetti tattici, la battaglia del Ghiaccio e del Fuoco è sostanzialmente finita: i superstiti continuano a combattere nella corte del castello dando fondo agli ultimi residui delle loro forze, animati dalla sola volontà di sopravvivere; Jon esita al momento di colpire il Re della Notte con Lungo Artiglio, la sua spada in acciaio di Valyria, e si trova subito circondato da decine di caduti rianimati dall'avversario (i cui poteri, come anticipato, risvegliano anche i cadaveri nelle cripte di Grande Inverno, condannando a morte quasi certa i non combattenti che vi sono nascosti); intrappolato da Viserion, Jon è poi incapacitato di soccorrere Bran; quest'ultimo si trova alla mercè della propria nemesi che indugia a ucciderlo dopo aver massacrato, insieme ai suoi luogotenenti Estranei e ai non-morti, gli Uomini di Ferro che lo proteggevano. Tutto sembra volgere alla sconfitta dei Viventi fino all'intervento, profetizzato da Melisandre[23], di Arya Stark (Maisie Williams) che, non vista, colpisce il "centro di gravità" dell'Esercito dei Morti, annientando quest'ultimo e il suo intero esercito e, di fatto, portando a compimento il piano allestito sin dall'inizio dal Consiglio di Guerra di Grande Inverno.
3 commenti
Aggiungi un commentoComplimenti per l'articolo molto esaustivo ed interessante. A mente fredda sicuramente tante cose sono assurde e alcune strategie assolutamente suicide quanto idiote, tuttavia l'effetto dei primi 25/30 minuti della battaglia è qualcosa che a me ha provocato un misto di ansia, terrore e pessimismo che mai avevo provato prima per un prodotto televisivo.
P.S. In effetti la carica Dotraki è stupida ma visivamente è stata un'idea geniale. Chepoi 100.000 cavalieri mi sembra una cifra spropositata, sopratutto in proporzione del loro totale annientamento in pochi secondi.
Grazie, davvero.
Infatti è proprio quello che ho cercato di spiegare nelle conclusioni: l'effetto drammatico è ampiamente riuscito, complice a mio avviso anche una regia e un comparto tecnico di livello sublime e una sceneggiatura che punta completamente a quello.
Infatti è un numero assolutamente eccessivo ma coerente con quanto viene detto da ser Jorah Mormont e Daario Naharis nel quarto episodio della sesta stagione, quando entrambi si infiltrano a Vaes Dothrak per tentare di soccorrere Daenerys prigioniera. A mio avviso, sia su questi numeri che su altri, gli sceneggiatori sono stati volutamente vaghi per avere più libertà narrativa.
Tra l'altro qualche utente si è divertito a schiarire alcune scene, tra queste quella del primo assalto è sicuramente quella che rende di più e anche se meno tenebrosa mantiene la stessa carica orrorifica.
Sul numero si tratta ovviamente di considerazioni un pò da nerd... ma mi lòascia perplesso proprio il fatto che i dotraki e i non morti siano in pari numero, per quanto visto sembrerebbe che invece la proporzione sia almeno 20/30 a 1.
Non mi potrei altrimenti capacitare della totale e immediata disfatta...
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