Conclusioni – Coerenza diegetica contro effetto drammatico

Non c'è alcun dubbio che la resa della battaglia del Ghiaccio e del Fuoco sullo schermo risulti del tutto efficace, la sua realizzazione di livello tecnico assoluto e la sua narrazione, al netto delle incongruenze che fin qui si è cercato di enucleare, generi un notevole impatto emotivo nello spettatore. A ben vedere, almeno da parte di chi scrive, è forse quest'ultimo aspetto, in sede di elaborazione della sceneggiatura da parte di David Benioff e D.B. Weiss[24],  ad aver spinto questi ultimi a sorvolare sulle notevoli incongruenze delle scelte effettuate dai personaggi durante la pianificazione della battaglia, scelte che finiscono inevitabilmente per aumentare le già enormi, iniziali difficoltà dei combattenti e dei comandanti dell'Alleanza dei Viventi, evidenziandone l'eroismo e la determinazione a non arrendersi mentre la battaglia – nonostante il sacrificio di molti – volge alla disfatta totale per loro e per i Sette Regni. La speranza alimentata degli arakh che a migliaia si accendono nella Lunga Notte, branditi dai Dothraki in carica, per poi spegnersi contro il nemico ancora invisibile ma la cui spaventosa, inarrestabile avanzata si percepisce dal buio che inghiottisce i cavalieri; il selvaggio attacco dell'orda di non-morti vista da dietro le spalle della formazione serrata degli Immacolati, come se l'osservatore ne facesse parte; i cul-de-sac in cui rispettivamente vanno a finire, uno a uno, i protagonisti sopravvissuti senza alcuna apparente possibilità di uscirne: tutte queste scelte narrative e stilistiche, come altre, sono rese possibili nello sviluppo della storia da una situazione che per i protagonisti precipita ulteriormente e irrimediabilmente – complice la scelleratezza di alcune decisioni in sede tattica che però incrinano la coerenza diegetica dell'episodio, almeno agli occhi di quella parte del pubblico più critico ed esigente – risuonando nell'animo dello spettatore e tenendo alta la tensione amplificata dall'azione incalzante, dai dialoghi rarefatti, dalla preponderanza degli effetti sonori e dal drammatico commento musicale di Ramin Djawadi. Il pathos si estende, intensificandosi, fino all'intervento risolutivo di Arya, più che deus ex machina il coronamento della straordinaria evoluzione di uno dei personaggi più riusciti nella creazione di Martin, splendidamente interpretata fin dalla prima stagione della serie da Maisie Williams. Resta da chiedersi se, attenuando anche di poco il turbine emotivo nel quale gli sceneggiatori hanno voluto fin dalle prime battute dell'episodio avvolgere il pubblico e favorendo, quindi, un maggior equilibrio tra presupposti della vicenda, scelte dei personaggi e conseguenze di quest'ultime, la Lunga Notte avrebbe ugualmente esaltato lo spettatore più emotivo e, al contempo, soddisfatto quello più attento. Del resto, la narrazione di una battaglia, in qualsiasi forma avvenga, non è cosa da poco e, almeno sotto l'aspetto visivo ed emotivo ma per nulla sotto quello della coerenza interna, qui è perfettamente riuscita.

Bibliografia

George R.R. Martin, Il Trono di Spade 1: Il Trono di Spade, Il Grande Inverno – Libro Primo delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, Milano, Mondadori, 2011 (traduzione italiana di Sergio Altieri)

George R.R. Martin, Il Trono di Spade 2: Tempesta di Spade, Fiumi della Guerra, Il Portale delle Tenebre – Libro Terzo delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, Milano, Mondadori, 2013 (traduzione italiana di Sergio Altieri)

George R.R. Martin, Jonathan Roberts, The Lands of Ice and Fire: Maps from King's Landing to Across the Narrow Sea, New York, Bantam Books, 2016

Carl von Clausewitz, Della Guerra, Milano, Mondadori, 1970 (traduzione italiana di Ambrogio Bollati ed Emilio Canevari)

Sun Tzu, Sun Pin, L'Arte della Guerra, Vicenza, Neri Pozza Editore, 20062 (traduzione e commento di Ralph D. Sawyer e Mei-chün Lee Sawyer; traduzione italiana di Stefano Di Martino)

Risorse in rete (in lingua inglese)

A Wiki of Ice and Fire: https://awoiaf.westeros.org

Game of Thrones Wiki:  https://gameofthrones.fandom.com/wiki/Game_of_Thrones_Wiki

Analisi di Angry Staff Officer, pseudonimo di un collaboratore del magazine Wired: https://www.wired.com/story/game-of-thrones-winterfell-battle-tactical-analysis/

Analisi di Vanessa Bogart, collaboratrice di /Film, basata sulla consulenza di un non meglio precisato esperto di strategia militare: https://www.slashfilm.com/battle-of-winterfell-strategy/

Analisi di Robert Farley, Assistant Professor alla Patterson School of Diplomacy and International Commerce dell'Università del Kentucky: https://slate.com/culture/2019/04/battle-winterfell-military-analysis-tactics.html?

Analisi del colonnello Paul Meagher del Corpo dei Marines degli Stati Uniti: https://www.syfy.com/syfywire/a-military-officer-dissects-jon-snows-battle-strategy-and-finds-it-lacking

Analisi di Steve Leonard, ex Senior Military Strategist dell'Esercito degli Stati Uniti: https://www.forces.net/military-life/fun/game-thrones-siege-winterfell-military-strategist-takes-look

Analisi di Michael Livingstone, docente di Letteratura Medievale, saggista e romanziere: https://www.tor.com/2019/04/30/breaking-down-the-battle-of-winterfell-from-a-military-perspective/

[1] Il Trono di Spade – Stagione 6, Episodio 9: La Battaglia dei Bastardi.

[2] In una conversazione con il collega e amico Max Brooks, Martin ha in realtà dichiarato che i suoi personaggi «fanno sempre scelte sbagliate» (https://www.vox.com/2019/4/26/18516098/game-of-thrones-battle-winterfell-prediction-military) ma è molto più plausibile che l'autore si riferisse a quello che in narratologia viene chiamato "difetto fatale" ("fatal flaw") che non all'incapacità di allestire un piano per contrastare il più efficacemente possibile una minaccia di enorme portata come l'Esercito dei Morti: cfr. Dara Marks, L'Arco di Trasformazione del Personaggio. Come e Perché Cambia il Protagonista di una Grande Storia, Roma, Dino Audino Editore, 2007.

[3] https://www.rollingstone.com/movies/movie-features/game-of-thrones-cover-story-maisie-williams-sophie-turner-812203/

[4] https://gameofthrones.fandom.com/wiki/Battle_of_Ice_and_Fire

[5] Di certo i più formidabili combattenti a cavallo dell'intero continente di Essos, i Dothraki costituiscono un'efficace cavalleria leggera armata di arakh, letali armi da mischia dalla caratteristica forma di luna crescente (a metà tra una spada corta e una falce) e di micidiali archi ricurvi nel cui uso eccellono a cavallo. Non essendo una forza militare corazzata – nell'immaginario di Martin, i Dothraki riecheggiano le culture guerriere nomadi delle steppe dell'Asia centrale – non hanno un impiego tattico e una forza di penetrazione assimilabile a quello dei cavalieri dei Sette Regni di Westeros ma la loro rapidità e ferocia li rendono indubbiamente una risorsa militare preziosa, se impiegata sfruttando al meglio le loro caratteristiche e abilità (cfr. George R.R. Martin, Il Trono di Spade 1: Il Trono di Spade, Il Grande Inverno – Libro Primo delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, Milano, Mondadori, 2011, Cap. 36).

[6] Il Trono di Spade – Stagione 6, Episodio 4: Il Libro dello Straniero.

[7] Nel mondo creato da George R.R. Martin gli Immacolati, schiavi-soldato eunuchi originari di Astapor nel continente di Essos, incarnano l'élite di fanteria per eccellenza, a causa dell'addestramento tanto rigido quanto disumanizzante cui vengono sottoposti sin da bambini i suoi effettivi, di un'estrema disciplina e della totale devozione verso chi li possiede. Principalmente equipaggiati con lunghe lance da urto e scudi tondi e organizzati in formazioni serrate, gli Immacolati ricordano per armamento e tattiche la fanteria macedone che, sotto il comando di Alessandro il Grande, ebbe un ruolo determinante nella conquista dell'Impero Persiano tra il 334 e il 323 a. C. (cfr. George R.R. Martin, Il Trono di Spade 3: Tempesta di Spade, Fiumi della Guerra, Il Portale delle Tenebre – Libro Terzo delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, Milano, Mondadori, 2013, Cap. 8).

[8] Nonostante la forza militare degli Arryn sia principalmente costituita da cavalleria pesante, come anche visto nella precedente, già citato scontro combattuto a Grande Inverno (Il Trono di Spade – Stagione 6, Episodio 9: La Battaglia dei Bastardi), nella battaglia del Ghiaccio e del Fuoco gli uomini della Valle combatteranno inspiegabilmente appiedati.

[9] https://www.reddit.com/r/gameofthrones/comments/9czrl8/spoilers_game_of_thrones_army_sizes/?depth=1

[10] In questo calcolo risulta trascurabile il numero dei combattenti dei Greyjoy: si tratta infatti solo di un manipolo di uomini che oltretutto non parteciperà alla battaglia, venendo assegnato alla difesa personale di Bran Stark.

[11] George R.R. Martin, Il Trono di Spade 3: Tempesta di Spade, Fiumi della Guerra, Il Portale delle Tenebre – Libro Terzo delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, Milano, Mondadori, 2013, Cap. 46.

[12] Espressione con la quale, nell'antica Valyria del mondo creato da Martin, era chiamata l'ossidiana: cfr. George R.R. Martin, Il Trono di Spade 3: Tempesta di Spade, Fiumi della Guerra, Il Portale delle Tenebre – Libro Terzo delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, Milano, Mondadori, 2013, Cap. 78.

[13] Il Trono di Spade – Stagione 7, Episodio 7: Il Drago e il Lupo.

[14] Il Trono di Spade – Stagione 8, Episodio 2: Un Cavaliere dei Sette Regni.

[15] U.S. Department of Defense, Dictionary of Military and Associated Terms as of June 2018 https://www.hsdl.org/?view&did=813130 (cfr. Carl von Clausewitz, Della Guerra, Milano, Mondadori, 200414, pp. 641-642).

[16] Il Trono di Spade – Stagione 8, Episodio 2: Un Cavaliere dei Sette Regni.

[17]Ibidem.

[18] Una versione antica del cavallo di Frisia viene citata col nome di "tribolo" («tribulus») dal trattatista di età romana tardo-imperiale Vegezio (Epitoma Rei Militaris, III, 24) ma il suo uso giunge fino alla Seconda guerra mondiale, in cui il moderno cavallo di Frisia, in metallo, veniva utilizzato per rendere un terreno impervio e difficilmente percorribile anche dalla fanteria corazzata.

[19] Questo concetto della strategia difensiva viene enunciato in due tra i trattati di arte bellica più antichi in nostro possesso, tuttora considerati fondamenti della moderna scienza militare e rispettivamente attribuiti ai generali cinesi Sun Tzu (vissuto probabilmente tra la seconda metà del VI e l'inizio del V secolo a.C.) e Sun Pin (suo discendente, che si pensa sia vissuto nel IV secolo a.C.): «[…] chi eccelle nell'arte della guerra si mette in una posizione in cui non può essere sconfitto e, nel contempo, non si lascia sfuggire alcuna occasione per battere il nemico» (Sun Tzu, L'Arte della Guerra, IV); «anche se gli avversari sono più numerosi possono essere sconfitti. Il Tao per assalire un nemico arrogante è non affrontarlo di petto» (Ivi, XIV); «quando retrocedete o vi ritraete mettete in atto misure per rendere difficile la marcia del nemico» (Sun Pin, Metodi Militari, XIV); «preparare anticipatamente fossati e formazioni circolari è la maniera con cui si ingaggia battaglia con un nemico numericamente superiore» (Ibidem).

[20] Il trabocco, o trabucco, a contrappeso (dal provenzale trabucar, "far cadere dall'alto"), in uso in età medievale già tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo come risultato di una tradizione tecnologica iniziata nell'antica Cina, era una tipologia di macchina da guerra particolarmente efficace nell'assedio di luoghi fortificati (cfr. Paul E. Chevedden, The Invention of the Counterweight Trebuchet: A Study in Cultural Diffusion, in «Dumbarton Oaks Papers» Vol. 54 (2000), Washington, Dumbarton Oaks and Trustees for Harvard University, pp. 71-116)

[21] La storia militare abbonda di esempi di cavallerie che eccellevano nell'uso dell'arco a cavallo, anche e soprattutto durante il galoppo: limitandosi solo all'antichità, basti pensare al popolo degli Sciti, definiti dallo storiografo greco Erodoto «tutti arcieri a cavallo» (Storie, IV, 46) o agli hippotoxòtai dei Parti, decisivi nella battaglia di Carre contro le legioni romane nel 53 a.C. (cfr. Giovanni Brizzi, Il Guerriero, l'Oplita, il Legionario: Gli Eserciti nel Mondo Classico, Bologna, Il Mulino, 2002, pp. 156-165).

[22] Il Trono di Spade – Stagione 7, Episodio 4: Spoglie di Guerra.

[23] Il Trono di Spade – Stagione 3, Episodio 6: La Scalata.

[24] È noto che i due ideatori e principali scrittori de Il Trono di Spade abbiano avuto dei colloqui con George R.R. Martin sul finale della serie, dal momento in cui a quest'ultima sono venute a mancare le basi costituite dai libri, avendo le stagioni superato, narrativamente, questi ultimi. Non è dato però sapere, ovviamente, il contenuto di quei dialoghi e dunque i consigli o le direttive offerte dallo scrittore ai due sceneggiatori. 

George R.R. Martin è sereno: Il trono di Spade avrà un suo finale, diverso dai romanzi ∂  FantasyMagazine.it

George R.R. Martin è sereno: Il trono di Spade avrà un suo finale, diverso dai romanzi ∂ FantasyMagazine.it

Articolo di Emanuele Manco
FantasyMagazine.it

"Io racconto la mia storia e Davide Benioff e D.B. Weiss la loro, pur ispirata dai miei romanzi." Questo il succo delle ultime dichiarazioni di George R.R. Martin che ha minacciato tra il serio e il faceto: "Non chiedetemi quando il libro sarà finito, o ordinerò ai miei tirapiedi di farvi saltare la testa." - Leggi tutto l'articolo su FantasyMagazine.it

Leggi