Il San Diego Comic-Con, che quest’anno si è svolto dal 18 al 21 luglio, è un evento travolgente e coinvolgente, pieno di appuntamenti imperdibili, un labirinto di colori, costumi, star, sfilate, interviste, discussioni accademiche, esclusive fumettistiche e prime visioni dal mondo del cinema e delle serie tv. Non dimenticate, però, la principale ragion d’essere della manifestazione: i fumetti! Circa metà della gigantesca Exhibit Hall è dedicata a questo favoloso medium capace di unire la forza della parola all’impatto delle immagini. Qui è possibile trovare grandi e piccoli editori, autoproduzioni, stand di “comic book shops” più o meno famosi e forniti e tanto altro ancora.
La parte più interessante del mio Comic-Con si è svolta proprio in quest’area, dove ho anche conosciuto i giovani creatori di Comics for Peace, un ambizioso e necessario progetto creato da studenti di origine pakistana che si propone di promuovere integrazione e accettazione dell’alterità attraverso le pagine di intriganti titoli come The Last Wave, Azem, Raaz, Kumuk e Mehtab. Mustafa, uno degli artisti coinvolti in questa lodevole iniziativa, è stato così gentile da rispondere ad alcune mie domande.
Come nasce il progetto di Comics for Peace?
Comics for Peace nasce come la continuazione di un precedente progetto di qualche anno fa: Paasban, un fumetto nato in risposta a un efferato attacco terroristico a Peshawar, in Pakistan. Il 16 dicembre 2014, un commando di 6 giovani terroristi attaccò una scuola, uccidendo 145 persone, di cui 132 studenti tra 10 e 18 anni. La nostra reazione è stata cercare una via alternativa per raggiungere gli adolescenti più isolati e influenzabili e allontanarli da potenziali “oscuri cammini”. Paasban (che vuol dire “guardiani”) è diventato un successo e lo spirito dell’iniziativa si è convertito in Comics for Peace. Uno degli scopi di CfP è inserire nel nostro team studenti che creino con noi le loro storie e che ci raccontino la loro visione del mondo.
Credete fermamente, quindi, che il fumetto possa essere uno strumento educativo per promuovere inclusività?
Assolutamente sì. Crediamo che il fumetto sia non solo un incredibile mezzo per educare, ma anche per stimolare la creatività, specialmente in contesti a bassa alfabetizzazione. Immaginare qualcosa fino a trasformarla in significato, fino a trasmettere un valore: questo è lo scopo.
Chi sono scrittori/scrittrici e disegnatori/disegnatrici di Comics for Peace e quali sono le storie, quali sono gli eroi che avete deciso di raccontare?
L’anno scorso abbiamo visitato 9 scuole in Pakistan con fumettisti pakistani e statunitensi (Joshua Dysart era uno dei nostri ed è anche uno dei membri promotori del progetto), dopodiché abbiamo promosso una borsa di studio annuale per 20 studenti (artisti e scrittori), con il fine di creare le storie che stiamo presentando adesso al SDCC. Oltre agli Stati Uniti, i fumetti verranno diffusi anche in diverse università pakistane. Queste opere riflettono su varie tematiche che contribuiscono a generare violenza nella nostra società, come la disuguaglianza e l’intolleranza.
Mentre alcune sono ambientate nella contemporaneità, altre esplorano futuri distopici o prendono ispirazioni da eroi del passato. Una, ad esempio, vede come protagonista un’eroina transgender. Un’altra si ispira alle drammatiche vicende di Malala Yousafzai (attivista pakistana Premio Nobel per la Pace, ndr) e ci mostra le avventure di una giovane ragazza che, per salvare suo fratello, combatte contro il patriarcato e l’estremismo.
Ci dici qualcosa in più sulle eroine che avete creato?
Volevamo assicurarci di raccontare storie che presentassero donne forti e degne di nota, che potessero ispirare soprattutto bambine e ragazze e dare loro modelli potenti e indipendenti a cui aspirare. Io ho una figlia di 3 anni e noi tutti vogliamo che lei e le altre ragazze come lei abbiano delle figure femminili spettacolari, coraggiose e determinate a cui far riferimento.
Quali sono i vostri piani per il futuro?
Vogliamo continuare a rafforzare il nostro programma e permettere ai nostri studenti di “agire sul campo” e di collezionare storie attraverso contatti diretti con scuole e università pakistane, supportando la costruzione di un dialogo internazionale sulla pace, sui ruoli di genere e così via. Vorremmo anche espandere il programma ad altri paesi, in maniera tale da avere una varietà di voci provenienti dalle diverse nazionalità presenti sul suolo americano. Speriamo che questo proposito possa aiutare i cittadini statunitensi a capire meglio le altre culture e a limitare i problemi di razzismo che la nazione sta sperimentando e che sono esasperati dall’attuale amministrazione.
Ultima domanda: cosa ne pensate del San Diego Comic-Con?
Il San Diego Comic-Con è un’esperienza folle, ma è proprio quello che, personalmente, io mi auguro sia il mondo: un posto dove ognuno possa essere quello che è, quello che vuole essere, e, per questo, non sia solo tollerato, ma celebrato.
Con la speranza che il nostro pianeta impari a celebrare la diversità, proprio come Comics for Peace si augura (e noi con loro), vi lasciamo il link del progetto per approfondire e, magari, supportare questi “fumetti per la pace”. Perché non può esserci uso migliore del nostro medium preferito!
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