Somme, Francia, 1916. L’ufficiale dell’esercito britannico J.R.R. Tolkien (Nicholas Hoult), rievoca alla memoria gli eventi salienti della sua infanzia e adolescenza.
Una vita tutta in salita per il piccolo Ronald e suo fratello maggiore Hilary. Rimasti orfani di padre, morto in Africa, la madre Mabel (Laura Donnelly) riesce fortunosamente a trovare un lavoro e una dimora grazie all’intercessione di Padre Francis Morgan (Colm Meaney). Pochi anni dopo anche la madre morirà e padre Morgan diventa tutore dei ragazzi.
Nonostante sia capace e portatissimo per gli studi, la vita alla scuola King Edward non sarà facile per il ragazzo. A sostenere il suo morale saranno l'amicizia con Geoffrey Bache Smith (Anthony Boyle), Robert Gilson (Patrick Gibson) e Christopher Wiseman (Tom Glynn-Carney), gruppetto soprannominatosi TCBS. ovvero Tea Club, Barrovian Society (in italiano il tea club della società barroviana), e l’amore per la giovane Edith Bratt (Lily Collins).
Difficoltà ancora maggiori Tolkien le troverà ad Oxford, ma quando finalmente sembrerà aver trovato la sua strada, con il mentore prof. Prof. Joseph Wright (Derek Jacobi), ecco che lo scoppio della Prima Guerra Mondiale porrà fine al mondo per come lo ha conosciuto, ponendo allo stesso tempo le basi per una nuova fase della sua vita.
Tra flashback e presente di guerra, tra esplosioni, gas, orrori di ogni sorta, tra le cui pieghe il giovane ufficiale vede evocati quei demoni che saranno poi rappresentati nelle sue opere future, il biopic Tolkien diretto da Dome Karukoski si ferma nella narrazione sulla soglia dell’inizio della vita letteraria a noi più nota, quella che inizia con le parole In una caverna sotto terra viveva uno Hobbit.
Diverse narrazioni s’intrecciano nel film: l’esperienza sul fronte; la formazione etica, morale, universitaria e sentimentale; il devastante impatto della Grande Guerra per la generazione di Tolkien.
Sia pure retto da una ricostruzione d’ambiente e da un cast convincenti, il film appare però incerto nel risultato finale.
Uno degli scopi della storia sembra quello voler raccontare quanto Tolkien fosse “predestinato” e quanto della sua vita sia entrato nell’opera. Uno scopo che lo rende indirizzato verso coloro che poco o nulla sanno della vita di Tolkien.
A chi avesse una minima conoscenza del tema, risultano invece posticci i dialoghi che, sia pure presi di peso da scritti tolkieniani, non sembrano essere nel giusto posto o in bocca alle persone giuste. Così come, alla resa dei conti, appaiono pretestuosi anche la figura inventata del soldato Sam Hodges (Craig Roberts), fedele attendente di Tolkien nella Battaglia della Somme, ricalcata su Samvise Gamgee, sia tutte le pur suggestive visioni sul fronte, presagio della complessa allegoria de Il Signore degli Anelli.
È vero e innegabile che quanto si è vissuto entra nell’arte, ma il modo usato per rappresentarlo è fin troppo semplificato.
In ogni caso, per chi rifugga i documentari, Tolkien può essere una buona occasione per iniziare a conoscere un pezzo importante di storia del XX secolo.
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