È la notte di Halloween del 1968 a Mill Valley, una cittadina americana come tante. Siamo alla vigilia delle elezioni che porteranno alla presidenza Richard Nixon, mentre le truppe USA sono in guerra in Vietnam. Un gruppo di ragazzi disadattati, presi di mira dal bullo del paese, si ritrova, insieme a un ragazzo di passaggio, una casa dal misterioso passato. Lì, in un stanza segreta, viene ritrovato un libro maledetto: il libro delle storie di Sarah Bellows. Storie di mostri che uccidono ragazzi. Storie che quando vengono scritte si avverano. E quando il bullo e poi, a uno a uno, i ragazzi del gruppo diventano le vittime di raccapriccianti creature protagoniste di quelle storie, i sopravvissuti dovranno impegnarsi in una lotta contro il tempo per spezzare la maledizione e restare in vita.
Scary stories to tell in the dark è tratto dalle raccolte di storie horror per ragazzi di Alvin Schwartz, arrivate solo lo scorso settembre in Italia, sulla scia dell’imminente arrivo del film.
La sceneggiatura costruita da Guillermo del Toro e i suoi sodali unisce storie che nascono separate in cornice narrativa, rendendo i protagonisti del film vittime degli orrori dei racconti.
Visto così Scary stories to tell in the dark è un classico film corale ambientato nella solita cittadina statunitense, con un gruppo di giovani protagonisti uniti dall’essere dei disadadatti, per motivi che scopriremo nella vicenda. Da Stand by Me a IT, arrivando a Stranger Things, la storia di per sé l’abbiamo vista. Sappiamo che si tratta di un viaggio iniziatico, che porterà un gruppo di ragazzi dalla giovinezza ai primi passi dell’età adulta. Un viaggio non indolore.
Scary stories to tell in the dark ha, come storia contenitore, sicuramente poco di nuovo. Ma ha alcune frecce al suo arco. In prima istanza ha i suoi meriti nella cifra stilistica delle produzioni di Del Toro, con un orrore non solo dato dal jumpscare, ma dalla tensione crescente delle scene e dalla repulsione provocata dalle creature, mostrate e non solo suggerite o evocata, tangibili in quanto realizzate in parte fisicamente. La scelta di mostrare risulta così vincente.
Inoltre le storie di Schwartz presentano alcune creature sicuramente meno viste rispetto a vampiri, licantropi e fantasmi più tradizionali.
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