Chris Claremont è una pietra miliare del fumetto, il padre di numerosi e amatissimi personaggi dell’universo X-Men, tra cui Mystica, Rogue, Psylocke, Kitty Pride, Emma Frost, Moira MacTaggert e Legione, e la mente creativa dietro alcune delle storie più coinvolgenti di sempre, Giorni di un futuro passato, Dio ama, l’uomo uccide e la Saga della Fenice Nera incluse.
Il 30 ottobre, l’autore, ospite del Lucca Comics & Games 2019, è stato protagonista di una conferenza stampa che è divenuta facilmente un’emozionante occasione di confessione e racconto. Sorridente, ironico e sempre positivo, Claremont ha parlato mentre, da bravo inglese, sorseggiava un the caldo. All’inizio, ha chiacchierato amabilmente sulla potenza espressiva e sociale dei mutanti, incarnazione dell’alterità e del rifiuto e metafora sempre attuale di un mondo che tratta la diversità come un elemento di crisi e trauma. Poi, ha risposto alle domande di un pubblico attento e curioso.
Tanti sono stati i temi trattati: dal suo rapporto con gli altri autori X-Men ai film sui mutanti, dalla più o meno intricata costruzione delle sue storyline al target delle sue opere, dalla sua carriera di attore all’ammirazione per Patrick Stewart.
Per quanto riguarda il lavoro di altri sceneggiatori degli X-Men, non si è sbilanciato e ha sottolineato che i fumetti americani siano lavoro su commissione
e che sia la Marvel a comandare
. Da autore ha una sua opinione, ma, da “dipendente”, non può che rispettare le decisioni dei “superiori”. È stato diplomatico anche quando il tema è passato al cinema e alla saga degli X-Men: ha sottolineato quanto “figo” sia stato conoscere alcuni protagonisti della serie, tra cui Ian McKellen, Patrick Stewart e Hugh Jackman, ma ha ammesso di aver trovato buoni alcuni film e meno attenti altri. Secondo Claremont, Giorni di un futuro passato è una pellicola stupenda, anche se avrebbe preferito vedere il nome suo e di John Byrne scritto a caratteri giganti nei credits, così come è stato fatto per Legion, serie dell’emittente americana FX che ha amato molto e che consiglia a tutti di guardare.
Non ha stroncato Dark Phoenix, film che ha suscitato molte polemiche nel mondo dei fan più devoti, ma ha, comunque, ammesso che non avesse “nulla a che fare con il fumetto”, nonostante l’ottima scrittura di Simon Kinberg e l’ottima interpretazione di Sophie Turner. Quando gli è stato chiesto chi fosse il target delle sue storie, la risposta è stata, sostanzialmente, “tutti”. L’importante è immedesimarsi nei personaggi e, per questo, ci sono diversi livelli di lettura: il primo è per i bambini, per i più giovani, ma se torni su quei racconti a 25 anni, scoprirai cose che prima non vedevi. Così, a 40anni, ne troverai altre e “magari farai leggere quei fumetti anche ai tuoi figli
. Splendide e appassionate sono state, inoltre, le sue riflessioni su alcuni dei personaggi che ha creato o che ha contribuito a rendere popolari.
Parlando di Nightcrawler, ha spiegato il contrasto interiore di un mutante dall’aspetto quasi demoniaco (pelle blu, occhi gialli, coda, denti aguzzi, etc.) e dall’animo profondamente religioso. Figlio di Mystica e di Azazel, Nightcrawler è di fede cattolica e, in risposta al sentimento anti-mutante che pervade la società, non può far altro che vedere le sue mutazioni come un volere superiore e difendere la sua essenza perché, in fondo, è Dio che lo ha fatto così
.
Parlando di Wolverine, invece, ha raccontato dei dettagli eccezionalmente interessanti sul costume e sui poteri del mutante canadese. Per quanto riguarda i celeberrimi artigli di Logan, lui era inizialmente contrario al fatto che fossero presenti già sotto la pelle del personaggio. Li avrebbe preferiti come semplice dotazione aggiuntiva del costume.
Quando gli hanno mostrato per la prima volta gli artigli che uscivano direttamente dalle mani, è rimasto disgustato, ma, pian piano, si è ricreduto e ha giudicato positivamente la scelta perché questo particolare ha aggiunto ulteriore profondità a una figura già tormentata. Quando, durante la premiere di X-Men (2000) di Bryan Singer, Rogue chiede a Wolverine se gli artigli gli fanno male e lui risponde “ogni volta”, Claremont confessa di essersi entusiasmato e di aver gridato in mezzo alla platea, finendo per essere aspramente rimproverato dalla moglie. Quel momento, per lui, ha rappresentato la definizione perfetta del personaggio. Ogni volta che Wolverine usa gli artigli si auto-pugnala, si ferisce. Il dolore sarà insopportabile, ma continua a farlo. Dopotutto, per stessa di definizione di Claremont, Logan è il cazzuto più cazzuto di tutti
.
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