Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo,
Sette ai Principi dei Nani nell’Aule di pietra,
Nove agli Uomini Mortali dal fato crudele,
Uno al Nero Sire sul suo trono tetro
Nella Terra di Mordor dove le Ombre si celano.
Un Anello per trovarli, Uno per vincerli,
Uno per radunarli e al buio avvincerli
Nella Terra di Mordor dove le Ombre si celano.
È da poco arrivata in libreria la nuova edizione di La compagnia dell’anello con la traduzione di Ottavio Fatica, primo volume della prevista ripubblicazione integrale de Il signore degli anelli di J.R.R. Tolkien. La traduzione del romanzo, realizzata fra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 da Vicky Alliata di Villafranca, era stata parzialmente rivista alcuni anni fa con la collaborazione della Società Tolkieniana Italiana. Si era trattato però di una revisione, che aveva reso il tono più adulto e corretto diversi errori, ma che aveva lasciato immutato la maggior parte del testo.
Quella operata da Fatica è una ritraduzione integrale, che se da un lato ha reso la versione italiana più fedele all’opera di Tolkien, dall’altro ha suscitato diverse perplessità. Si va dalla poesia relativa agli anelli del potere, che ha perso la sua poeticità al cambiamento di nomi che, anche se scorretti, facevano ormai parte dell’immaginario collettivo. Il passaggio da Pipino a Pippin, dal Puledro Impennato al Cavallino Inalberato, dai Raminghi ai Forestali, da Grampasso a Passolungo, da Collevento a Svettavento, solo per citare alcuni casi, possono creare confusione fra gli appassionati.
Una situazione simile si era già verificata con la saga di Harry Potter, quando nella ritraduzione dei romanzi di J.K. Rowling Tassorosso era improvvisamente diventato Tassofrasso. E, per entrambe le saghe, la nuova traduzione letteraria differisce non solo dalla vecchia ma anche dall’adattamento cinematografico che ne è stato fatto, che aveva conservato i nomi usati nella vecchia traduzione. Quando un nome errato è entrato a far parte dell’immaginario collettivo, è giusto modificarlo in nome di una maggiore fedeltà alle intenzioni originali dell’autore? Per Fatica e Bompiani sì, anche se questo significa destare le perplessità di una parte dei lettori.
La sinossi
Composto da tre romanzi pubblicati in Gran Bretagna fra il 1954 e il 1955, "Il Signore degli Anelli" è uno dei più grandi cicli narrativi del XX secolo. J.R.R. Tolkien, studioso di letteratura inglese medievale e anglosassone, è riuscito a creare un mondo e un epos che da sempre affascinano e influenzano lettori e scrittori di tutto il mondo. La Compagnia dell'Anello si apre nella Contea, un idilliaco paese agricolo dove vivono gli hobbit, piccoli esseri lieti, saggi e longevi. La quiete è turbata dall'arrivo dello stregone Gandalf, che convince Frodo a partire per il paese delle tenebre, Mordor, dove dovrà gettare nelle fiamme del Monte Fato il terribile Anello del Potere, giunto nelle sue mani per una serie di incredibili circostanze. Un gruppo di altri hobbit lo accompagna e strada facendo si uniscono alla banda l'elfo, il nano e alcuni uomini, tutti uniti nella lotta contro il Male. La Compagnia affronta un cammino lungo e pericoloso, finché i suoi membri si disperdono, minacciati da forze oscure, mentre la meta sembra allontanarsi sempre di più.
L'autore
John Ronald Reuel Tolkien nacque il 3 gennaio 1892 a Bloemfontein, in Sudafrica, da genitori inglesi. Massimo studioso di letteratura medievale inglese, studiò all’Exeter College di Oxford. Insegnò lingua e letteratura anglosassone a Oxford dal 1925 al 1945, e poi Lingua e letteratura inglese fino al suo ritiro dall’attività didattica. Morì a Bournemouth, nello Hampshire, il 2 settembre 1973. Tra le sue opere, tutte pubblicate da Bompiani, ricordiamo Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit, Il Silmarillion, I figli di Húrin, Beren e Lúthien e da ultimo La caduta di Gondolin.
J.R.R. Tolkien, La compagnia dell'anello (The Fellowship of the Ring, 1954)
Traduzione di Ottavio Fatica
Bompiani – Letteraria -- Pag. 704 – 25,00 € – Ebook 14,99 €
2 commenti
Aggiungi un commentoIo ho già detto la mia nel forum: https://forum.fantasymagazine.it/forum/viewtopic.php?t=18742&highlight=&sid=2a501fa0eb5ecd28e73d1ae150aa5674
Queste operazioni mi lasciano un po' perplesso. Avrei capito nel caso di correzioni di errori, ma cambiare i nomi perchè "più vicini alle intenzioni dell'autore" mi sembra un po' una forzatura, perchè le assonanze immaginate da Tolkien in lingua originale, per forza di cose si perdono nella traduzione in altre lingue (es: Baggins da Bag, borsa). Quindi perchè cambiare definizioni che sono ormai entrate nell'immaginario collettivo? Per me Aragorn sarà sempre un "ramingo", più evocativo anche se la traduzione "forestale" è più corretta (tanto valeva lasciare l'originale "Ranger")
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