La Resistenza è allo stremo. Nascosta in un pianeta remoto, rischia di soccombere non solo per il dilagare del Primo Ordine, ma anche per l'arrivo di una minaccia ancora più grande. Rey, Finn, Poe Dameron, Chewbacca e i droidi BB8 e C3PO vengono inviati da Leia in una missione da un capo all'altro della galassia, alla ricerca della base segreta del misterioso Ultimo Ordine, la cui flotta potrebbe non solo stroncare la Resistenza, ma ogni forma di possibile rivolta futura.
Kylo Ren, sempre tormentato dai fantasmi del suo passato, si mette alla caccia del gruppo, convinto di poter convertire Rey al Lato Oscuro. Ma Rey sta sempre più prendendo consapevolezza delle sue potenzialità e del suo misterioso retaggio. Nuovi e vecchi eroi si troveranno a fare fronte comune contro nuove e vecchie minacce, nello scontro decisivo per le sorti della Galassia
Siamo arrivati alla stretta finale. Dopo il citazionista Il risveglio della Forza, diretto da J.J. Abrams, l'iconoclasta Gli Ultimi Jedi, diretto da Rian Johnson, L'ascesa di Skywalker si occupa di tirare le fila delle trame e sottotrame iniziate nei precedenti film. A scrivere la storia sono lo stesso Abrams e Chris Terrio, premio Oscar per Argo e poi autore degli infelici Batman v Superman e Justice League.
L'Episodio 7, nel suo riprendere gli stilemi fondamentali della saga, ovvero la trama del primo Star Wars, funzionava senza sbavature, con grande senso del ritmo.
Il successivo proponeva una inedita chiave di lettura del tema della Forza e di chi è in grado di gestirne il potere, ovvero introduceva il concetto che la Forza scorre in ogni essere della Galassia. Inoltre spostava l'asse della Resistenza non come iniziativa di una minoranza, bensì come una vera e propria presa di coscienza popolare delle disuguaglianze.
L'ascesa di Skywalker dimentica questo tema e fa piazza pulita di tutti gli elementi più innovativi introdotti nel film precedente, con i quali il fandom più integralista aveva polemizzato, e ritorna nel porto sicuro del recupero filologico di scene e schemi visti nelle precedenti trilogie, campionando e rimescolando il tutto con cura certosina. Non sia mai che i fan puri e duri si sconvolgano.
Ritorna quindi prepotente il tema abusato della "predestinazione", della Forza come questione di "famiglia" e competenza dei soli Jedi, sia nel Lato Oscuro che nel Lato Chiaro e, a malapena entra nel finale il tema della sollevazione delle "persone comuni", con un minimo accenno. Imbarazzante il trattamento riservato a Rose, specialmente dopo il linciaggio social all'interprete Kelly Marie Tran. In pratica la Disney ha dato ragione ai bulli.
Sul fronte della capacità di messa in scena nulla si può rimproverare al film. La regia di Abrams è impeccabile, la sceneggiatura scritta senza sbavature e fili lasciati pendenti, effetti speciali sempre al massimo della tecnica.
Questa volta però l'impressione generale è quella di un compito ben svolto da validi professionisti, al quale manca il guizzo della personalità. Un film senza particolari difetti, ma le cui uniche emozioni derivano dall'ammiccare alla nostalgia e all'affetto dei fan, mentre quelli che dovrebbero essere colpi di scena arrivano allo spettatore senza sorprese, annunciati con largo anticipo.
Siamo al terzo addio che diamo a questo ciclo. Il primo ci lasciava convinti che si fosse chiusa un'era esaltante e davamo l'addio alla saga in modo sereno; il secondo arrivò con un respiro di sollievo, perché alla fine di una trilogia conclusa in bruttezza; il terzo delude, dopo aver illuso che la nuova generazione di cineasti sarebbe riuscita a fare di Star Wars una cosa propria.
Peccato, perché gli elementi per rompere gli schemi c'erano, ma non sono stati sfruttati. Sprecato è per esempio l'addio alla compianta Carrie Fisher. Oltretutto non è solo la presenza contemporanea di altre storie in TV o in libri e fumetti a dircelo, il finale di questo film lascia intendere che anche per questa saga i giochi siano tutt'altro che finiti.
A volte un film con dei difetti può essere un capolavoro, perché comunque ha una personalità, altre volte un film senza particolari difetti si può rivelare senza infamia e senza lode.
Una nota finale per il compositore delle musiche John Williams, unico vero vincitore di questo round, perché anche stavolta ha saputo costruire una partitura che è autentica narrazione in musica, costruendo l'ultimo tassello di un capolavoro immortale.
1 commenti
Aggiungi un commentoAppena finiti i titoli di coda l’ho definito un Ritorno dello Jedi senz’anima.
E’ tutto buttato lì, telefonato, prevedibile e con un deus-ex-machina invadente e fastidioso.
Il solito J.J. Abrams che sembra sempre partire bene ma poi non ha mai il coraggio di portare avanti idee nuove.
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