Niente più principi azzurri, fate madrine o eroici cacciatori: da due giorni la salvaguardia di principesse, sfortunate orfanelle e bambini più o meno obbedienti sarà affidata al registro “Memory of the World”.
L’Unesco ha infatti ascritto al patrimonio culturale dell’umanità, il 27 giugno, le favole dei fratelli Jacob e Wilhelm Grimm con la seguente motivazione: “Con la Bibbia di Lutero, rappresentano il libro di cultura tedesca più diffuso nel mondo, la prima sintesi sistematica e la documentazione scientifica della tradizione europea e orientale delle fiabe”.
Oltre alle motivazioni culturali, ne esiste anche una squisitamente etica: sia nelle loro fiabe originali che nelle loro celeberrime riscritture i Grimm, con l’ottimismo che li caratterizzava, optarono sempre per il lieto fine, garantendo così ai loro lettori la speranza di un avvenire migliore. Loro è, tanto per citare, l’introduzione del personaggio del cacciatore che salva bambina e nonna in Cappuccetto Rosso, diversamente dal finale sanguinario e spietato previsto da Perrault.
Forse ai fratelli Grimm dispiacerebbe sapere che, in Germania, la letteratura per ragazzi seppe poi produrre le crudeli favole (o meglio filastrocche morali) di Pierino Porcospino, di Heinrich Hoffmann, nelle quali bambini che commettono mancanze da far sorridere i genitori moderni subiscono punizioni fantasiose quanto atroci.
Al di là di tutto, comunque, quello che più conta è che un altro po' di Fantasy entra finalmente a far parte della cultura mondiale.
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