- Il mondo di Hollywood
- Le aspirazioni dei personaggi
- Le responsabilità del mondo di Hollywood
- Finzione e realtà
- La messa in scena
- Conclusioni
Hollywood, Los Angeles, pochi anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Tutto ruota intorno al mondo del cinema, visto come una fonte di opportunità di fama e ricchezza. Un gruppo eterogeno di personaggi, composto da giovani attrici e attori di belle speranze, un’aspirante regista e un’aspirante sceneggiatore, un gruppo di produttori frustrati, un’agente privo di scrupoli, un gestore di una stazione di servizio molto speciale che ha riposto il suo sogno di gloria nel cassetto, si ritrova, per le vie più disparate, coinvolto nella produzione del film Meg, progetto che minaccia di cambiare non solo l’ambiente del cinema, ma di minare alcune certezze della società. Meg s’ispira alla vita di Peg Entwistle, un’attrice che nel 1932 si suicidò gettandosi dalla lettera H della scritta Hollywood dopo l’insuccesso del suo film d’esordio, che le aveva stroncato la carriera sul nascere.
Il mondo di Hollywood
Molti dei personaggi di Hollywood, miniserie prodotta da Ryan Murphy e Ian Brennan, non hanno solo la difficoltà del loro percorso di vita, ma si portano dietro quello che nella Hollywood del Codice Hays sarebbe stato un grosso handicap. Il Production Code Will H. Hays era un’insieme di prescrizioni alle quali i produttori si dovevano attenere affinché un film non venisse definito “immorale”. Fu in vigore tra gli anni ’30 e la fine degli anni ’60. Tra le tante regole per esempio, c’era il divieto di mostrare due persone non sposate nella stessa camera da letto, e persino i letti delle coppie sposate dovevano essere mostrati separati. Erano proibite le storie d’amore interraziali e omosessuali. Molte altre prescrizioni riguardavano le scene di sesso, persino la durata e l’intensità dei baci, la rappresentazione della violenza e dell’uso di droghe. Nato con l’intenzione di impedire cause per immoralità ai film, si trasformò in un autentico strumento di censura preventiva, fonte di limitazioni narrative. Molti film vennero bloccati in quegli anni perché le tematiche o alcune scene non rispondevano ai dettami del codice. Altri vennero modificati.
Se quindi mediante le sue produzione voleva dare un’immagine di specchiata moralità, il mondo di Hollywood continuava a essere al centro di gossip di ogni tipo, raccontati dalla stampa scandalistica e dal libro Hollywood Babilonia di Kenneth Anger del 1959. Un mondo la cui ipocrisia nella rappresentazione della società aveva delle responsabilità anche nell’ipocrisia di una società razzista e classista.
In quella Hollywood sarebbe stato impossibile produrre un film mainstream con un regista di origini asiatiche, un’attrice protagonista e uno sceneggiatore di colore, prodotto da una donna al comando di un importante studio.
Le aspirazioni dei personaggi
I protagonisti di Hollywood iniziano il loro percorso accettando, obtorto collo, quelle che in quel momento sono le regole del gioco. Sono disposti a tutto, vendendo anima e corpo al sogno di gloria, convinti che non possono fare altrimenti. Ma non siamo davanti a una storia di persone che vengono a patti con se stesse. A causa di eventi casuali e rocamboleschi, si trovano tutti nel posto sbagliato al momento sbagliato, e si trovano a una svolta ucronica nella storia.
Come evidenziato bene metaforicamente dalla sigla, aspiranti attori e attrici che inizialmente sono istigati alla rivalità, cominciano a collaborare tra loro, intorno a un progetto comune. Un progetto che diventerà l’occasione per tentare di arrivare in cima come se stessi, e non snaturandosi. Anche altri personaggi subiranno un percorso simile, cambiando se stessi e la loro visione del mondo.
Le responsabilità del mondo di Hollywood
Un altro dei temi di Hollywood è la responsabilità enorme che il mondo del cinema ha avuto, rappresentando la società seguendo le censure di un codice, nella formazione stessa di una società razzista e classista. La produzione di Meg, mai avvenuta nella realtà, risponde alla domanda “cosa sarebbe accaduto se l’industria hollywoodiana non avesse subito la società, ma avesse contribuito a forgiarne una diversa”?
Si tratta di una chiamata alla responsabilità di ogni creatore di storie, perché non dimentichi che anche una storia che sembra di banale intrattenimento può avere un’incidenza sociale e politica.
Fa un po’ rabbia pensare che in fondo, su questa accettazione di responsabilità, l’industria dell’intrattenimento sia oggi come un gambero, che compie periodicamente passi avanti, ma anche passi indietro. Probabilmente un film come Meg sarebbe stato possibile nella New Hollywood a cavallo della fine degli anni ’60 e primi ’70, ma lo scopo di Hollywood è quello di mostrare le conseguenze di un gesto coraggioso compiuto da una grande major, sia pure immaginaria come gli Ace Studios.
Finzione e realtà
Come molti romanzi storici, la storia di Hollywood utilizza elementi di finzione mescolati a elementi reali. Tra i protagonisti, nel gruppo di aspiranti attori c’è per esempio l’esordiente Rock Hudson. Reali sono le figure dell’attrice di origine asiatiche Anna May Wong, del produttore di Hudson, Henry Willson, nonché alcuni comprimari come Hattie McDaniel, vincitrice dell’Oscar per il ruolo di Mami in Via col Vento. Questa mescolanza oltre a da precisi riferimenti temporali, e pone l’accento sulle peculiarità dei personaggi trattati. Da Rock Hudson, omosessuale che nascondeva la sua natura perché non in sintonia con la sua immagine divistica, ad Anna May Wong, frustrata perché relegata a ruoli stereotipati di cattiva orientale, a Hattie McDaniel, bistrattata e vittima della segregazione razziale pur avendo vinto un Oscar.
La messa in scena
La ricostruzione d’ambiente di Hollywood appare curata, anche se meno dettagliata di produzioni recenti ambientate nello stesso periodo. La colonna sonora contribuisce all’atmosfera generale. Nella mescolanza tra narrazione e meta-narrazione, ovvero la rappresentazione del cinema nel cinema, ispirata a classici come Effetto Notte di Truffaut, o Gli Ultimi Fuochi di Elia Kazan, vince l'interazione tra i personaggi, e l'aspetto emotivo dei rapporti che intrecciano tra loro. Dopo un'accurata preparazione e presentazione dei personaggi, la fase delle riprese vola via, perché alla produzione interessa approfondire cosa accade dopo, quando il film viene presentato al pubblico.
Il risultato appare comunque credibile, perché è evidente che lo scopo non è narrare come si vive sul set ma raccontare delle storie di personaggi che, partendo dalla mera ambizione di diventare delle star, si trovano nelle condizioni di poter cambiare la storia.
Conclusioni
Hollywood è a tutti gli effetti un’ucronia. Una speculazione su una Hollywood che non fu, ma che avrebbe potuto essere. Intrattiene con intelligenza e pone spunti di riflessione sul ruolo che può e dovrebbe avere il cinema nella nostra vita.
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