Se non altro, l’isolamento forzato mi ha aiutato a scrivere. Ogni giorno ho trascorso lunghe ore su The Winds of Winter, facendo importanti progressi. Ho finito un nuovo capitolo ieri, un altro tre giorni fa, un altro ancora la settimana scorsa. Ma no, questo non significa che il romanzo sarà finito domani, o pubblicato la prossima settimana. Sarà un libro enorme, e ho ancora un lungo cammino da percorrere. Per favore, non date alcun credito a quei siti acchiappa click che amano analizzare ogni parola dei miei post come se fossero encicliche papali che celano un messaggio divino.
Con queste parole George R.R. Martin ha aggiornato i lettori sul procedere dei lavori del sesto romanzo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco. Ha molti altri progetti in ballo, impegni con la televisione, alcuni noti e altri no, sta realizzando video per convention che si terranno in modo virtuale e sta leggendo molto, ma quello che conta è che sta bene, che ultimamente ha trascorso parecchio tempo in compagnia di Cersei, Asha, Tyrion, ser Barristan e Aero Hotah, e che conta di recarsi a Braavos la prossima settimana. Certo, continua ad avere giorni cattivi, che lo buttano giù, e giorni buoni, che lo risollevano, e nel complesso è soddisfatto di come stanno procedendo le cose, anche se vorrebbe riuscire a procedere più in fretta.
Nel 1999, quando stava lavorando su A Storm of Swords, era capace di tenere una media di 150 pagine manoscritte al mese, qualcosa che teme non sarà più in grado di fare. E, alla fine degli aggiornamenti, Martin conclude con una frase scritta apposta per stuzzicare la curiosità dei lettori, a cui chiede di scusarlo. Deve andare, perché Arya lo sta chiamando, e lui crede che lei abbia in programma di uccidere qualcuno.
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