- Una sinestesia ludica
- Per affezionati e neofiti
- Piccole, perdonabili, sbavature
- Una piccola gemma artistica
La dimostrazione di quanto una storia sia valida è quanto questa resti intramontabile, anche dopo secoli dalla scrittura. The Wanderer: Frankenstein’s Creature, infatti, si impegna a far vivere ai giocatori i dilemmi, le scelte e le gioie della creatura mostruosa creata dal moderno Prometeo Victor Frankenstein, co-protagonista del classico della letteratura omonimo, Frankenstein. Un’opera concepita da Mary Shelley nel 1816 in una suggestiva villa in seguito alla lettura di racconti di fantasmi condivisa con il marito e altri intellettuali dell’epoca.
Il giocatore vive in prima persona i capitoli centrali del romanzo, quelli dove la creatura rivive i momenti subito successivi alla propria creazione e l’immediato e disperato abbandono da parte dello scienziato.
La creatura si presenta priva di tratti fisici. È solo poco più di un'ombra incappucciata. Il suo tremendo aspetto non verrà mai mostrato, se non indirettamente, a un certo punto, con un escamotage artistico sopraffino. Chi non conosce nulla della creatura di Frankenstein (il che è quasi impossibile) intuirà il suo aspetto sgradevole dalle reazioni dei paesani.
La storia inizia proprio con le frasi estrapolate dal romanzo. La creatura si deve abituare alla luce e allo spazio intorno a sé, quindi questa sensazione viene trasposta ludicamente con la comparsa graduale dell’ambiente, con pennellate, come se i sensi della creatura si stessero lentamente svegliando. Il titolo è in perfetta linea con quello il gioco desidera raccontare. The Wanderer, ovvero il viandante. Affronta il periodo di vagabondaggio dell’essere in cerca della propria identità e di chi lo ha creato. Si prende qualche licenza narrativa, ma perfetta per il punto di vista affrontato.
Una sinestesia ludica
L'invito del gioco in apertura di indossare delle cuffie è un ottimo consiglio che condivido caldamente, perché migliora notevolmente l'esperienza. Durante l'esplorazione iniziale ogni nuovo tratto di pennello che delinea l'ambiente aggiungerà intensità alla musica per ogni nuova scoperta. Questo vale anche per gli enigmi ambientali. Toccando, per esempio, dei fiori colorati nella giusta sequenza il mondo si dipingerà sempre di più e si arricchirà di musica. Un modo per costringere tanto il giocatore quanto la creatura a imparare da zero le regole che governano il mondo, proprio come una creatura appena nata.
Tutta l’avventura prosegue con questo ritmo: continua interazione ed effetti dalle proprie azioni con conseguenze sia visive che musicali. Una vera sinestesia ludica.
Quando la creatura scopre la gioia i colori sono luminosi e saturi, se si rattrista tutto si macchia di tonalità grigie e nere. Un limpido ruscello ha un effetto sonoro vibrante, mentre il ritrovamento di una carcassa nel bosco, circondata da fastidiose mosche, sarà caratterizzato da un ronzio che cresce di insistenza man mano che ci si avvicina e porta il giocatore a scuotere realmente la testa e cercare di allontanarle inconsciamente. E avanti così.
Ci sono diverse scelte che porteranno a musica angosciante e colori tetri in caso di scelta negativa, mentre al contrario la musica sarà allegra e colori accesi se scelta è positiva. Ecco la bellezza del titolo: non dobbiamo necessariamente diventare mostri. Abbiamo il potere di plasmare la storia.
Un dettaglio da non sottovalutare è quello della presentazione dei testi. Le porzioni narrative sono presentate con un font gotico che ricorda la carta stampata antica. Estremamente piacevole da leggere e capace di donare una sensazione più materiale.
Per affezionati e neofiti
La parola chiave di questa avventura, che dura in realtà una manciata di ore, è pazienza
, da non confondersi assolutamente con noia. Il ritmo è tranquillo, ma non mancano affatto i momenti di tensione e colpi di scena. Infatti, potreste benissimo non aver mai letto il romanzo originale. Anzi, ecco un consiglio: se non l’avete ancora fatto, leggetelo solo in seguito. Tutto quello che accade nel gioco risulta chiaro, senza necessità di conoscere il materiale di partenza e mostra addirittura alcuni scenari del tutto inediti e inaspettati.
L’orrore qui raccontato è solo percepito. Non si versa una sola goccia di sangue e non compare alcuna deformità. Nessuno cercherà di spaventarvi all’improvviso, perciò è l’approccio ideale per chi si sentisse a disagio a vivere in prima persona un’avventura dell’orrore. Gli enigmi inoltre aumenteranno man mano di difficoltà, ma basta fermarsi un momento a riflettere e cogliere tutti gli indizi necessari per risolverli con gran soddisfazione.
Piccole, perdonabili, sbavature
Se per tutto l’articolo finora ho parlato del gioco in generale, quindi valido per qualsiasi piattaforma, adesso mi concentro sulla versione provata, ovvero quella per Nintendo Switch.
Ci sono sezioni dove il personaggio diventa molto piccolo in confronto all'immensità della natura. Decisamente suggestivo e profondo, ma in modalità portatile di Switch si perde un po', dato che il protagonista diventa grande pochi pixel su uno schermo che sebbene sia contenuto offre comunque una qualità HD. La mancanza di punti di riferimento talvolta rende abbastanza ripetitiva l'esplorazione anche se mai frustrante. Infatti non sempre è chiara la via da prendere e ci si ritroverà talvolta a ripercorrere alcuni angoli già visti per trovare l'imbocco giusto della strada per proseguire. Piccolezze che non ledono eccessivamente l'ottima idea e la vibrante messa in scena, ma che frenano di poco il titolo dal raggiungere l’eccellenza.
Purtroppo, al di là della portabilità del titolo, il passaggio su console Switch non aggiunge alcun effetto Nintendo. Non viene utilizzato il touch screen né i sensori di movimento dei Joycon. Ciò non toglie che The Wanderer sia un gioco ideale per il pubblico che magari ha scelto Switch proprio perché apprezza la sconfinata offerta di titoli indipendenti che offre il catalogo Nintendo.
Una piccola gemma artistica
Pur non offrendo il massimo in termini di giocosità The Wanderer: Frankenstein’s Creature è un titolo che consiglio caldamente. Sa dosare con intelligenza e con ottima messa in scena narrazione e sensazioni. La gioia della scoperta e i sentimenti della creatura sono anche quelli del giocatore in un’esperienza breve ma decisamente appagante.
Esiste anche un capitolo extra giocabile via browser, Birth of a myth, (http://frankenstein.arte.tv/game.html). Dura pochi minuti e può essere considerato un prequel alla storia, anche se non si tratta di una demo. Io consiglio di approcciarlo dopo il gioco vero e proprio, però. In questo modo si arricchirà notevolmente l’esperienza. Provare per credere.
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