Chi è Otori Takeo? Un membro degli Occulti, una fede nascosta che predica il pacifismo, l’erede di Otori Shigeru, uno dei più importanti nobili delle Tre terre, o un appartenente alla Tribù, una spietata setta di assassini? È lui stesso a chiederselo in Le nevi dell’esilio, secondo romanzo della Saga degli Otori di Lian Hearn. La storia inizia lì dove si era concluso il primo romanzo della trilogia, Il canto dell’usignolo. Anche se l’ambientazione, chiaramente ispirata al Giappone medievale, ha in parte perso quella sensazione di novità che era possibile avvertire in un primo volume molto lontano dalle ambientazioni più tradizionali del fantasy, le cose da scoprire sono ancora tante.
Il romanzo alterna due vicende, quella di Takeo, narrata in prima persona, e quella di Shirakawa Kaede, narrata in terza. Per entrambi la vita è molto diversa da ciò che si potevano aspettare, e da ciò che avevano sperato, e li costringe a fare i conti con una realtà ostile scoprendo di volta in volta cosa sono in grado di fare e quali limiti possono spostare. Nei loro dubbi, nelle loro fragilità, viene tratteggiato un mondo nel quale l’apparenza è più importante della realtà. Obblighi personali, convenzioni sociali, intrighi e difficoltà pratiche si susseguono a ritmo pacato, come pacata è la vita in una società in cui ogni azione è scandita da un preciso rituale. E, allo stesso tempo, la pacatezza ha la forza inarrestabile di una valanga, che inizia con un piccolo movimento e si espande fino a diventare impossibile da controllare.
Le nevi dell’esilio è chiaramente un romanzo centrale di una storia più ampia. Per quanto il loro arco narrativo presenti cambiamenti notevoli, i personaggi sono limitati da un passato che non possono ignorare e si interrogano su un futuro che si prospetta quanto mai incerto, per il quale l’unica guida è una profezia poco rassicurante. Ma, come sa Takeo, impegnato nel tentativo di costruirsi la vita che vorrebbe lui e non quella che altri vorrebbero imporgli, è così che va il mondo, mentre l’umanità cerca di sopravvivere sospesa tra la luce e le tenebre.
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