La terra. Affascinante, vero?
Così si apre Mutropolis, un’avventura grafica investigativa realizzata dal team spagnolo Pirita Studio.
La popolazione tra cinquemila anni vivrà su Marte e, scoperta l’esistenza di un’antica città sul Pianeta azzurro, un gruppo di archeologi organizza una spedizione per andare a esplorarla e scoprire così le origini dell’umanità. Dietro alla ricerca si dipanerà un mistero ancora più profondo dell’apparentemente semplice ricerca di un’antica civiltà.
Un capitolo introduttivo
Prima di cominciare il gioco vero e proprio consiglio di affrontare il capitolo introduttivo rilasciato su itch.io, Mars Episodes. Non si tratta di una porzione del gioco completo, bensì di una sorta di prologo, slegato dalla trama principale. È possibile fare una piccola donazione per sostenere il team oppure scaricarlo gratuitamente. Si tratta solo di un assaggio abbastanza statico del gioco vero e proprio, ma presenta alla perfezione l’umorismo che contraddistinguerà l’intera avventura e la semplicità nell’approccio. Prima di affrontare un viaggio archeologico di portata così enorme è necessario raccogliere i fondi necessari. Perciò, come un professor Challenger del futuro, il giocatore partecipa a una conferenza per presentare i dati in possesso nel tentativo di convincere la comunità accademica a finanziare la spedizione alla ricerca di un’antica civiltà ormai dimenticata. Il pubblico talvolta interverrà con domande curiose o accuse. Per rispondere si potrà scegliere l’approccio diplomatico, quello spettacolare oppure quello più irruente, proprio come il burbero professore del Mondo Perduto. Tra i tanti reperti che mandano in visibilio il pubblico ho particolarmente apprezzato una mascherina per dormire con due occhi dipinti che viene scambiata per un’antica maschera tribale e una zanzara intrappolata in un ghiacciolo a forma di anguria.
Il gioco è leggerissimo, tradotto anche in italiano e si conclude in fretta, ma proprio come tutte le avventure grafiche anche questo piccolo episodio è soggetto alla meccanica di errori e tentativi. Basta una risposta che irriti il pubblico per vedere l’approvazione degli scienziati sgretolarsi. Il divertimento è proprio riprovare per scoprire quali altre esilaranti interpretazioni sbagliate questi uomini del futuro hanno attribuito a oggetti di uso comune dei nostri giorni.
Alla scoperta dell’antica Mutropolis
Torniamo al gioco vero e proprio. L’avventura di Mutropolis comincia con il giocatore nei panni dell’archeologo Henry Dijon (capo spedizione) e già nella prima scena vengono presentati tutti i personaggi principali. In poche righe di dialogo vengono inquadrati immediatamente i loro caratteri.
Inutile dire che l’umorismo del gioco passa anche attraverso il citazionismo alla cultura pop e alla storia dell’arte, proprio come i classici del genere. Talvolta i riferimenti sono molto espliciti, altre volte più raffinati. Quale sarebbe la prima frase che vi viene in mente di pronunciare di fronte a una solida porta di roccia, sigillata e arricchita da antiche iscrizioni? Pensateci. Bravi, Gandalf il grigio sarebbe fiero di voi. Non che quella sia la vera soluzione, ma il tentativo è apprezzabile. Sono disseminati qua e là personaggi e oggetti dalle fattezze di icone del cinema. Sarà un caso se riferimenti a Harrison Ford compaiono spesso in un gioco archeologico? Non credo proprio. Ammetto di aver avuto un brivido di emozione quando Henry si è ricordato le parole di uno psicologo: “La paura è solo nella tua mente” mentre deve risolvere un enigma che richiede di inserire la mano in una cavità oscura. Il gioco è disseminato di siparietti simili.
Non ci sono battute esilaranti e non si sghignazza per volgarità, ma spesso sa strappare sanissimi sorrisi. Il divertimento del gioco si trova proprio nell’equivoco delle interpretazioni. Il protagonista a un certo punto osserva delle illustrazioni su un vecchio libro e ne trae conclusioni ovviamente sbagliate, eppure indirettamente qualcosa lo azzecca. Di fronte all’illustrazione di una pipa ne trae la conclusione che quella non è di certo una pipa. René Magritte sarebbe fiero di lui.
Come ogni punta e clicca che si rispetti bisogna trovare la pista giusta affrontando degli enigmi. Alcuni vanno risolti combinando oggetti e usandoli al momento opportuno, altri sbloccando le corrette linee di dialogo con i personaggi, che rilasceranno indizi e porteranno avanti la trama articolata, abbastanza inaspettata e nella quale trovano spazio anche i sentimenti. Henry Dijon (capo spedizione) possiede una vena ironica notevole e spesso fa uso di espedienti divertenti per estorcere informazioni o convincere i personaggi ad aiutarlo.
Talvolta si deve tornare sui propri passi o riprovare combinazioni tra dialoghi e strumenti un po’ troppo spesso; tuttavia lo stile grafico, i dialoghi anche in caso di errore – soprattutto in caso di errore! – e i nomi degli oggetti sono così simpatici e azzeccati che la ripetizione non pesa poi molto. Il tempo passa velocemente mentre si osservano queste assurde rivelazioni tra sane risate. Non posso negare di aver risolto qualche enigma eseguendo passaggi completamente a caso, convinto di aver visto da qualche parte l’indizio corretto che però è risultato di difficile interpretazione o del tutto mancante. Piccolo suggerimento: dando un’occhiata ai nomi degli achievement si potrebbero trovare delle soluzioni interessanti.
L’esplorazione non avviene solo attraverso antichi reperti, infatti si può osservare anche la vita ordinaria tra cinquemila anni. Passerà infatti un bel po’ di tempo prima di esplorare veramente l’antica città, tra indagini e intrighi inaspettati che aggiungono vivacità alla storia. Nel frattempo il divertimento non manca nella scoperta di arredi e macchinari assurdi per compiere azioni comuni. Inoltre è interessante scoprire che alcuni utensili utilizzati da noi per secoli come cacciaviti, spatole e Mojito (Sì, proprio il cocktail. Non è un utensile, ma può essere utile per sbloccare qualche enigma) sono ancora in uso nel futuro.
La cura infusa nella trama e nei dettagli offre un interessante sguardo alla nostra società attuale, uno su tutti un bizzarro personaggio che comunica utilizzando solo emoji accompagnate da simpatici suoni. Quando Henry prova conversare con lui nella stessa lingua le sue icone appaiono disegnate male e i suoni sgraziati, mentre quelle del tizio sono belle piene. Cura totale nei dettagli, come detto prima. Molto bello il sistema di catalogazione dei reperti. Attraverso disegni su un quaderno anziché fotografie.
Il tutto è stato disegnato e animato con uno stile grafico che al primo sguardo può sembrare abbozzato ma si rivela subito coerente e addirittura sofisticato. Ogni fondale, personaggio e le animazioni sono realizzate rigorosamente a mano con una tecnica certamente digitale ma che ricorda i disegni a pastello e tempere dei racconti illustrati per ragazzi. La traduzione dei testi in italiano è piuttosto buona e il doppiaggio in inglese è un piacere da ascoltare.
Mutropolis è di certo migliorabile sotto alcuni aspetti prettamente ludici, però dimostra che un divertimento appagante si può trovare anche in produzioni modeste ma non meno ambiziose dei titoli tripla A. Pirita Studio è certamente un team da tenere d’occhio.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID