Il mondo è ormai in balia del crimine. Un meteorite caduto sulla Terra ha dato dei super poteri solo ai sociopatici che rendono la vita impossibile alle persone normali. Emily ha perso i genitori da bambina proprio a causa di questi super criminali e ha deciso di dedicare tutta se stessa alla ricerca di un modo che permetta a chiunque di diventare un super. La sua vita da giovane nerd orfana e bullizzata dai compagni di classe migliora quando conosce Lydia, una ragazza molto diversa da lei, una testa calda e amante più dei concerti rock che dello studio. A lungo andare la differenza di caratteri porterà le due amiche alla rottura, fino a quando molti anni dopo, nell’occasione di una rimpatriata di classe Lydia cerca di mettersi in contatto con Emily, ormai diventata un’importante ricercatrice. Quando quest’ultima non si presenta alla festa, la donna decide di andare a cercarla nel suo ufficio e, a causa della solita sbadataggine che la contraddistingue, dà il via inavvertitamente alla sua trasformazione in un super eroe dalla forza straordinaria.
Diciamolo subito, Thunder Force, se pure possa puntare ad esserlo nelle intenzioni, è lontano dalle parodie di Ben Stiller o di Will Ferrell. Là dove ci sono puri picchi di genio, qui ci si limita ad un becero umorismo che ha tutta la sua premessa nel prendere due donne di mezza età non propriamente in forma e farle diventare dei super eroi al pari di Captain America. Che è un po’ il meccanismo da cui partono molti dei film con Melissa McCarthy, da Spy dove interpreta un improbabile Bond in gonnella divisa tra Jason Statham e Jude Law, a Corpi da reato nella “strana coppia” con Sandra Bullock in stile Arma Letale. Nel caso di Thunder Force il genere di riferimento è ovviamente quello dei supereroi, sempre bellissimi e atletici, con relativi supercattivi dai costumi folcloristici come in Batman o Spider-man.
Tutto il film scritto e diretto da Ben Falcone, non a caso marito della McCarthy, sta sulle spalle dell’attrice comica, la quale da vera mattatrice si mangia la povera Octavia Spencer, forse abituata a toni meno sopra le righe e non aiutata da una sceneggiatura che mette subito in ombra il suo personaggio. Meglio invece Jason Bateman, un divertentissimo uomo granchio, e il villain Bobby Cannavale.
Chi cerca invece la coerenza della storia o anche un seppur minimo colpo di scena rimarrà deluso, perché tutto viaggia sui binari prestabiliti di gag decisamente poco sottili e non sempre divertenti, specie nella versione italiana in cui è impossibile rendere i giochi di parole o i sottintesi che hanno a che fare con la cultura americana.
Eppure Thunder Force è un film piuttosto divertente per chi è di bocca buona, che non ha pretese e si dimostra per quel che è senza fronzoli. Non cerca il nerd come The Big Bang Theory, né l’appassionato di film Marvel ma cavalca semplicemente la moda del momento per i super eroi. Non chiede neppure i soldi del biglietto e per questo, ancora di più di film analoghi finiti sul grande schermo, si fa voler bene.
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