Omar, figlio di immigrati senegalesi, vive al Barrio, immaginario quartiere periferico di Milano. Vive la sua esistenza come un invisibile. Consegna pizze a domicilio e coltiva il sogno di diventare un autore di fumetti, risparmiando i soldi necessari per andare via, in Belgio.
La sua vita cambia quando una bella ragazza dei quartieri lussuosi, una giovane e per nulla viziata architetta, lo nota e sembra essere interessata a lui. Ma siccome il bilancio di una giornata non può mai essere del tutto positivo, lo stesso giorno si trova accusato suo malgrado dell'incendio doloso di un motorino, suscitando l'ira di un gruppo di ragazzi del suo quartiere. Nel fuggire scopre di avere il potere di rendersi invisibile.
La cosa strana è che, proprio ora che si rende invisibile, tutti sembrano essersi accorti di lui. In fondo è normale cercare di restare sullo sfondo quando non ti senti in sintonia con il mondo che hai intorno. Quando ti senti fuori posto.
Ora però la banda che sembrava ostile si rivela un gruppo di ragazzi che in fondo hanno lo stesso sogno di Omar di vivere in un posto migliore. Solo che i ragazzi vorrebbero cominciare dal Barrio.
Ma c’é qualcuno a cui sta bene che il Barrio diventi migliore di quello che è, solo che vorrebbe farlo come si è sempre fatto, gentrificando il quartiere, inducendo i suoi abitanti ad andare via, per avviare una speculazione immobiliare.
Omar dovrà quindi trovare un bilancio tra le sue aspirazioni, la sua incerta vita sentimentale, il crescente legame con i suoi nuovi amici e l’uso dei suoi poteri, rimanendo coinvolto suo malgrado anche nelle trame degli speculatori.
Zero, disponibile dal 21 aprile 2021 su Netflix, è una serie di otto episodi molto liberamente ispirata al romanzo Non ho mai avuto la mia età di Antonio Dikele Distefano, che è anche uno degli sceneggiatori.
Il tema dell’invisibilità rispetto alla società viene esplicitato e portato alle estreme conseguenze con una invisibilità "reale". Un potere che può dare vantaggi ma che usato male anche tanti problemi e complicazioni.
Come già accaduto con Curon, c’è l’aspirazione a una storia costruita con modelli consolidati in tutto il mondo, che pur ambientata in un luogo italiano, riesca ad avere una sua universalità. Un prodotto “medio” insomma, che non per forza deve essere ambientato in una periferia statunitense per essere credibile.
In questo senso abbiamo una storia di formazione. Quella di un post adolescente in un mutamento che deve imparare a gestire. A dare polpa alla storia ci sono poi la sotto trama amorosa, il giallo, anche la commedia in alcuni punti.
Non siamo di fronte a una storia che riservi chissà quali sorprese, ma tutti i puntelli necessari ci sono. La messa in scena è onesta, nella sua volontà di non spingere troppo sul terreno del realismo estremo.
Il linguaggio è attuale, compreso quello della musica. Le scelte visive in alcuni punti lasciano sorpresi, felici intuizioni di regia, specie nella resa del superpotere. La Milano che fa da sfondo alla vicenda è riconoscibile, qualche luogo è “da cartolina”, mentre altri sono più veri, più aderenti alla città di ogni giorno.
Zero parla di giovani, ai giovani, usando con spontaneità e onestà il loro linguaggio, anche musicale.
Il finale è aperto, in vista di sviluppi verso una seconda stagione.
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