Natasha Romanoff (Scarlett Johansson) è una fuggitiva. Inseguita dal generale Thaddeus “Thunderbolt” Ross (William Hurt), si ritroverà a incrociare una donna che proviene dal suo passato di spia russa, Yelena Belova (Florence Pugh) anch’essa in fuga e in lotta per la vita.
Con lei e altri due personaggi provenienti dal suo passato – Alexei Shostakov alias The Red Guardian, ovvero il super soldato russo (David Harbour), e Melina Vostokoff (Rachel Weisz) – si troverà coinvolta suo malgrado nel complotto ordito dal potente Dreykov (Ray Winstone), che dalla sua Stanza Rossa tira le file di un’organizzazione che mira a influenzare i destini del nostro pianeta.
Black Widow di Cate Shortland ha la tipica struttura di un bond movie, cominciando dal un teaser prima dei titoli di testa, ambientato nel 1995, che introduce i personaggi. Dopo i titoli, per la prima volta in film MCU posti proprio all’inizio, l’azione si sposta nel presente narrativo, situato in questo caso dopo gli eventi di Captain America: Civil War, e prima di quelli di Avengers: Infinity War. A questo punto cominciano ad accumularsi gli elementi e le situazioni narrative: la presenza di un assistente, Mason (O-T Fagbenle) il cui compito è fornire alla Vedova supporto e attrezzature, come Q nei bond-movie; l’incontro iniziale con Yelena, basato sulla diffidenza reciproca; tante scene rocambolesche ambientate in scenari enormi e suggestivi che finiscono regolarmente per saltare in aria; un gruppo agguerrito di assasine, tutte stupende e pericolose; un killer letale e apparentemente inarrestabile con il potere di imitare le mosse dei suoi avversari, il misterioso Taskmaster che risponde agli ordini del cattivo, Dreykov, il quale ha un “grande piano per dominare mondo” e che ovviamente dovrà spiegare nel suo “momento monologo”, e il cui nome è la citazione esplicita e rivelata al pubblico di Drax, cattivo del film Agente 007: Moonraker – Operazione Spazio, nonché è del romanzo a cui quel film era vagamente ispirato, ovvero Il grande slam della morte di Ian Fleming.
Su questa struttura canonica, la sceneggiatura di Eric Pearson, assolve in primis al compito di spiegare al pubblico le misteriose origini della Vedova Nera, chiudendo anche il cerchio iniziato con i riferimenti ai misteriosi eventi di Budapest nel film The Avengers. Inoltre, nonostante sia per la maggior parte ambientato prima di Infinity War, ha il compito di lanciare dei riferimenti verso la Fase Quattro del Marvel Cinematic Universe. Il film doveva uscire prima di The Falcon and The Winter Soldier, pertanto se avete visto questa serie la vanteria di Red Guardian su Captain America e la scena post-crediti (restate in sala, mi raccomando) vi saranno abbastanza chiare.
Tirate le somme, Black Widow è un compitino assolto con diligenza. Dopo gli scenari cosmici delle guerre contro Thanos, di Endgame, per non parlare delle porte verso i Multiversi di WandaVision e della “Sacra Linea Temporale” di Loki, lo scenario globale in cui il film si muove sembra piccolo come il soggiorno di casa. In fondo è uno scenario più adeguato a una spia il cui più grande superpotere è il coraggio, Ma che da sola o quasi, forse, è in grado di salvare un pianeta.
Nonostante le uniche figure maschili siano abbastanza patetiche, tra il cialtronesco Shostakov e il cattivo da operetta Dreykov, anche la maggior parte delle figure femminili non sembrano andare oltre gli stereotipi delle spie “belle e letali”. Tenta di salvare il tono un po’ di ironia e autoironia, come uno scambio di battute sulla pose “fashion” assunte dalla Vedova, ma è proprio il minimo sindacale. Nel film Marvel tipo ci devono essere le battutine pertanto mettiamole, anche “così, di botto senza senso”.
Black Widow è un film che, se lasciato scorrere, può divertire. Ha tutti gli elementi di spettacolo per farlo. A causa della pandemia è stata prevista per il film la distribuzione sia al cinema, dove aperti, che sulla piattaforma Disney+ con accesso VIP. Visto che in zona bianca, con le dovute cautele, le sale cinematografiche sono aperte, consiglio la visione su grande schermo che è l’unica a poter rendere giustizia alla spettacolare messa in scena del film.
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