Sono passati venticinque anni dalla straordinaria avventura dei fratelli Templeton, Tim e Ted il Baby Boss. I due sono ormai cresciuti. Tim è sposato con Carol, e ha due figlie: Tabitha di 7 anni e la neonata Tina. Ted è un ricco e impegnatissimo uomo d’affari. I due fratelli non si vedono da anni. Tabitha è una bambina prodigio e frequenta un istituto gestito dal misterioso Dr. Erwin Armstrong. L’istituto ha suscitato i sospetti della Baby Corp., della quale adesso fa parte la piccola Tina, come lo zio a suo tempo. La bimba riuscirà a convincere padre e zio ad aiutarla nella sua missione, riunendoli loro malgrado per una nuova avventura, facendoli tornare temporaneamente bambini.
Baby Boss 2 – Affari di famiglia è il seguito del campione d’incassi del 2017, diretto dallo stesso regista del primo film, Tom McGrath. Una regola d’oro dei sequel è quella di cercare di bilanciare la ripetizione della formula che ha avuto successo con l’aggiunta di qualche variazione sul tema. Portare la vicenda venticinque anni dopo dava l’occasione per intraprendere strade diverse da quelle del primo film, mescolando l’elemento già noto dell’esistenza della Baby Corp., gestita dalla neonata Tina come già venticinque anni prima dallo zio.
L’occasione viene dispersa con l’espediente di fare tornare bambini i due protagonisti. Una trovata che ripete pedissequamente il modulo del primo film, con gag stantie gestite con scarso tempismo nella sceneggiatura.
Nonostante l’ottima qualità delle animazioni, il ritmo frenetico della storia alla lunga risulta più stancante che divertente. Dopo un buon inizio la vicenda inizia a girare a vuoto, salvo riprendersi nell’ultimo atto.
Non sappiamo se è intenzione della Dreamworks continuare la saga di Baby Boss. Certo è che se hanno questa intenzione dovranno farlo con maggiore ispirazione.
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