Vi è mai capitato di trovarvi con il cassetto del comodino stracolmo di calzini spaiati? Non vi preoccupate, non siete voi a essere disorganizzati, sono i mostri cattura-calzini che vi hanno fatto un colpo gobbo destreggiandosi in prodezze che probabilmente hanno ispirato le designer olandesi Liesbeth Bos e Anja Dreier-Brückner, ovvero le creatrici di Sock Monsters, gioco da tavolo recentemente arrivato sui lidi italiani per mano di Cranio Creations. In quel di Fantasy Magazine abbiamo avuto modo di collaudare il titolo, prendendoci una meritata rivincita su quegli orribili esseri che continuano a fare incetta dei nostri capi d’abbigliamento.

L'ambientazione

Una sventurata abitazione è caduta nel mirino dei mostri dei calzini, creature pronte a vagare per stanze e corridoi per accaparrarsi ogni singolo calzino rimasto incustodito. Fortunatamente, la casa in questione è protetta da una serie di elfi domestici (i giocatori), i quali sono pronti a rovistare sotto ogni mobile pur di mettere al sicuro gli indumenti dei loro coinquilini umani.

I minuscoli esseri fatati sono però estremamente competitivi e dispettosi e approfittano della situazione per valutare chi tra loro sia più bravo nella nobile arte della caccia al calzino. Un’arte che ovviamente deve tenere da conto della presenza dei mostri, i quali sono pronti a saccheggiare ogni reperto recuperato dai prodi protagonisti.

Sistema di gioco

Affrontare le modalità di gioco di Sock Monster richiede un po’ di elasticità mentale, se non altro perché il titolo potrebbe essere in qualche modo fatto rientrare nella categoria dei “legacy games”, ovvero in quei giochi che evolvono in continuazione man mano che vengono esplorati dai giocatori. Cosa vuol dire nei fatti? Vuol dire che le regole con cui ci si approccia alla prima partita non sono necessariamente le medesime che si useranno una volta che ci si è inoltrati nell’avventura, con il risultato che l'esperienza tecnica potrebbe variare non poco a seconda di quali cavilli siano stati attivati. 

La complessità di queste dinamiche non è comparabile a titoli omologhi pensati per un pubblico maturo – si pensi alla fortunata serie di Pandemic Legacy -, tuttavia la possibilità di dipanare progressivamente il mondo di Sock Monster è innegabilmente uno degli elementi più entusiasmanti dell’intera esperienza, motivo che ci spinge a compiere una scelta editorialmente controintuitiva: raccontarvi il meno possibile sulle regole di gioco.

Detto questo, vale la pena analizzare perlomeno il suo incipit, il quale potrebbe essere grosso modo riassunto come un’agguerrita sessione di Memory. La plancia di gioco è infatti formata da tasselli di cartone la cui faccia, accuratamente nascosta, mostra immagini che i giocatori dovranno identificare e memorizzare il prima possibile. Gli elfi posizionano la loro pedina al centro del tabellone, quindi a ogni turno si muovono fino a tre spazi, cosa che permette loro di rivelare pubblicamente i tasselli in ricerca di immagini che riprendano i colori del proprio "team". 

Quando ne riescono a trovare uno, gli elfi possono reclamare due calzini casuali, quindi lasciano scoperto il token, consapevoli che non potranno scandagliare nuovamente un’area già razziata. Un dettaglio rilevante, considerando che la varietà delle figure sulla plancia sono relativamente magre e che ogni ottenimento di calzini andrà progressivamente a snellire le loro possibilità di manovra. In tutto questo, intervengono ovviamente anche i mostri: a ogni inizio turno, il giocatore attivo lancia un dado variopinto che gli indicherà quale “sock monster” potrà spostare e, con un po' di fortuna, attivare.

Virtualmente, i mostri possono infatti derubare gli avversari dei calzini spaiati che si portano appresso e spiare segretamente cosa si nasconda sotto le tessere della plancia, ma esclusivamente quando sono effettivamente svegli e pimpanti. A rivelare se un mostro sia abbioccato o pronto all'azione è un dado celato al suo interno, un dado che, grazie a una plancia progettata appositamente, continua a muoversi, così che la posizione effettiva delle sue facce non sia mai prevedibile. 

Il primo giocatore ad appaiare tre calzini vince la partita, quindi attacca tre adesivi sul fondo della scatola di gioco, segnalando l’avanzata del percorso che porterà i giocatori a esplorare presto nuovi orizzonti ludici.

Materiali

Le componenti di gioco sono il punto di gloria di Sock Monster. Non tanto per il livello qualitativo – che comunque, a eccezione del tabellone di plastica, è più che dignitoso -, ma per la presentazione eccelsa. Tenendo conto che il titolo sia stato pensato per giocatori in tenera età, tutto converge verso un godimento sensoriale che cattura a tutto tondo: le schede degli elfi possono essere personalizzate scrivendo il nome del giocatore che le utilizza abitualmente, ogni progresso di gioco viene registrato con degli adesivi e persino il manuale delle regole aggiuntive mima in tutto e per tutto il look dell’album di figurine.

Se avete mai giocato con gli sticker o con i trasferelli, potete certamente intuire di che genere di delizia stiamo parlando. Non solo, le regole e le componenti di gioco aggiuntive sono accuratamente custodite in compartimenti che allo stesso tempo richiamano le fattezze di una piccola casa delle bambole e le caselle del calendario dell’avvento, due elementi che possono richiamare felici alchimie. Solo a scriverne ci sentiamo tornare a nostra volta fanciulli e non ci è difficile credere che qualche genitore “premuroso” possa offrire ai propri pargoli di occuparsi personalmente dell’applicazione delle figurine e degli sticker. Se siete tra questi, fate ammenda e lasciate che i giovani giocatori si lancino, anche goffamente, nel pasticciare liberamente la scatola di Sock Monster. Le designer l'hanno evidentemente pensata per questo, perché sia tartassata, colorata, vissuta.

Conclusioni

A livello giornalistico è sempre difficile fornire un giudizio per un prodotto progettato deliberatamente per l’infanzia. L’occhio critico porta immediatamente a identificare le dinamiche che, in altri contesti, potrebbero addirittura essere considerate al pari di peccati capitali, se non addirittura di vetuste reminiscenze di un modo di giocare che sembra ormai far parte di un indesiderabile passato. Mentiremmo quindi nel sostenere che Sock Monster sia un gioco perfetto e insuperabile, tuttavia ci troviamo a fare i conti con una realtà che supera ogni fattore logico: si tratta di un titolo divertente.

Diverte nella sua semplicità, ma soprattutto diverte nelle sue bizzarrie fatte di esplorazione, elementi nascosti e adesivi pronti per essere appiccicati. Non capita di frequente di provare piacere anche solamente nel maneggiare il contenitore del prodotto che viene fruito, anzi si tratta di un evento eccezionale e sicuramente memorabile. Il contrappasso di tanta esuberanza è che, una volta esaurita la novità, vi siano buone possibilità che Sock Monster perda buona parte del suo fascino e che le sue dinamiche non siano sufficienti a preservarne autonomamente la giocabilità, tuttavia il prodotto ha un costo contenuto e quei brevi momenti di gioia iniziale sono più che sufficienti da giustificarne l’acquisto.