Nuove imprese attendono Newt Scamander (Eddie Redmayne) il quale, chiamato a nuove missioni da Albus Silente (Jude Law) deve guidare una squadra di maghi, e un babbano pasticcere, contro i piani del mago oscuro Gellert Grindelwald (Mads Mikkelsen). Sullo sfondo, le imminenti tragedie della storia umana, che Grindelwald vorrebbe sfruttare per acquisire il potere, nonché le tragedie personali di Silente, che potrebbero nascondere delle insidie per la missione. Come si fa inoltre a nascondere i propri piani a un mago che è capace di avere visioni, sia pur confuse e contradditorie, del futuro? E come farà Scamander a impedire a Grindelwald di mettere le mani su un cucciolo di Qlin, una creatura dalla quale dipende il destino del Mondo Magico?
Con Animali Fantastici – I Segreti di Silente arriva al giro di boa il ciclo di J.K. Rowling prequel della saga di Harry Potter. La sceneggiatura firmata dalla stessa Rowling insieme a Steve Kloves, già sceneggiatore dei film del ciclo potteriano e produttore nei precedenti film di Animali Fantastici, è sostanzialmente quella di un heist movie corale. Un gruppo più o meno assortito ha un piano, e deve metterlo in atto, contando sulle abilità e l'astuzia dei suoi componenti.
Film del genere devono avere vari elementi fondamentali per la loro piena riuscita: una sceneggiatura dall'incastro impeccabile, con grande senso del ritmo, piena di colpi di scena; personaggi carismatici, in grado di attirare la simpatia del pubblico, che sarà in apprensione per il loro destino; un antagonista carismatico, di quelli che fa piacere odiare.
Uno schema che ha fatto la fortuna di saghe come Mission: Impossibile, Ocean's 8, o dei film di Ant-Man del MCU, al quale la produzione vorrebbe aggiungere il sense of wonder del Wizarding World, il Mondo Magico ideato da J.K. Rowling.
In questo caso non tutti gli elementi sono al posto giusto. La sceneggiatura è lineare e la storia va avanti in modo piatto, senza colpi di scena che non fossero ampiamente annunciati e prevedibili. Dopo la sequenza iniziale rocambolesca, per esempio, la successiva mezz'ora del primo atto trascorre in lunghe spiegazioni di quanto accaduto nei film precedenti. Utili a chi entrasse adesso nella saga, ma assolutamente soporifere nella gestione complessiva del ritmo del film.
Quando la vicenda ingrana procede senza grandi patemi, con momenti anche gradevoli (uno su tutti la sequenza "granchiesca" nei sotterranei), ma che non sono memorabili.
I personaggi, pur avendo un grande potenziale, non riescono a esprimerlo, con dialoghi che non sembrano entrare totalmente in profondità, con poca chiarezza della logica dell'arco di crescita del personaggio. Dalla poca chiarezza ne consegue una difficoltà nell'empatizzare anche con quei personaggi, come il pasticcere babbano, con i quali dovrebbe immedesimarsi lo spettatore.
Le azioni pasticciate e confuse del cattivo, anch'esso caratterizzato da dialoghi banali, allontanano il personaggio dall'odio dello spettatore, consegnandolo invece all'indifferenza.
Non possiamo dire che Animali Fantastici – I Segreti di Silente sia un film totalmente sbagliato. David Yates lo gestisce come sempre come un compitino da eseguire senza fantasia.
L'incastro dei pezzi della sceneggiatura è coerente, e la logica interna non frana, tranne che alla fine, quando appare totalmente pretestuoso il modo in cui il finale si apre verso le prossime previste avventure della saga.
Gli attori fanno quello che possono, ma sono al minimo sindacale.
Dal punto di vista visivo nulla di dire. Non superiamo i vertici, nessuna nuova nuova tecnologia è stata implementata, ma l'uso dello stato dell'arte è professionale e la resa visiva è degna di una visione cinematografica.
La riuscita solo poco più che discreta di Animali Fantastici – I Segreti di Silente, non dipende pertanto da come viene messo in scena, ma dallo scarso spessore del contenuto. Viene da chiedersi come se, allo stato delle cose, se ci siano argomenti per continuare la saga. Se non fosse per il finale pretestuosamente aperto, per quanto mi riguarda potrebbe finire qui e non ne sentirei la mancanza.
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